#Venezia76 – Us + Them. Incontro con Roger Waters e Sean Evans

Roger Waters arringa la sala stampa di #Venezia76 con un fluviale discorso politico che pur parlando poco del film ne spiega meglio di qualunque aneddotica musicale l’urgenza sociale

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Faremmo prima a scrivere di quale tema sociale NON ha parlato Rogers Waters durante la conferenza stampa di presentazione di Us + Them, film evento presentato Fuori Concorso a Venezia di cui firma la regia insieme al fidato Sean Evans. Look total black d’ordinanza, la mente creativa dei Pink Floyd ha infatti avuto bisogno di pochissimo tempo per accendere un discorso incendiario quanto la musica che suona da 50 anni. Già dall’inizio si capisce che l’energia è meravigliosamente sempre la stessa delle sue incredibili performance. 76 anni oggi, accolti quando gli viene fatto notare a più riprese dai giornalisti col ghigno di sufficienza di chi non ha tempo da perdere nella celebrazioni di queste superficiali convenzioni perché impegnato a salvare il mondo dalla distruzione. Ma chi sono gli autori di questo sabotaggio? Waters lo dice nettamente: “I leader di estrema destra vogliono distruggere il pianeta”.

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E qui comincia la mappatura delle crisi causate dal neo-liberismo che nascondendosi dietro una fumosa cortina di fake news nascondono ai popoli la verità e silenziano chi prova ad abbattere The Wall. Il Potere esercita queste forme di oppressione da millenni. “Goebbels nel ’35 diceva: bisogna dire sempre la menzogna e la gente poi ti crederà”. La bugia nel frattempo ha affinato le sue armi, è diventata globale e supera “la recrudescenza di fascismo che c’è in Europa” sversando il suo contenuto sugli Stati Uniti di Trump, il Brasile di Bolsonaro, la Gran Bretagna di Boris Johnson. C’è spazio anche per l’accenno alla situazione italiana con l’avvertimento che l’esilio di Salvini dal governo possa essere solo “temporaneo”. Un torrido, nonostante la pioggia che funesta nel frattempo il Lido, ragionamento che pur facendo a meno di dati reali si mantiene coerente con le file della narrazione watersiana, fatta più di classiche suggestioni che di moderni approfondimenti (gli accenni alla lettura di “1984” e “Brave New World”). La necessità di aumentare l’impatto della sua visione sociale in questo suo nuovo lavoro viene spiegata dal regista Sean Evans col fatto che la storia personale dell’ex-bassista dei Pink Floyd si è cinematograficamente esaurita nel precedente The wall attraverso la visita alla tomba del padre al cimitero militare di Anzio. E allora in Us + Them si è scelto di tornare a parlare ai giovani, a quelli che compulsano ossessivamente l’Iphone in metro mentre vengono frastornati dall’assenza di contenuti della musica popolare odierna. Waters li avverte attraverso i suoi concerti ad aprire gli occhi verso nuove forme di consapevolezza partendo ad esempio da “la Dichiarazione universale dei diritti umani che sebbene sia stata ratificata dall’ONU nel 1948 non è rispettata da tutti i Paesi firmatari”. Si spiega così il “superamento della tecnologia ai danni dell’empatia” e la conseguente chiusura negli attuali nazionalismi, rei di farci dimenticare che i migranti in realtà fuggono da guerre, fame e povertà e “non vengono qui per rubarci la pizza ma perché sono disperati per sé e le proprie famiglie”. Forse le soluzioni ai problemi non sono così semplici come Roger Waters spera ma la necessità della sua musica resta potente come il pugno che batte sul tavolo durante il concitato monologo.

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