#Venezia79 – L’immensità: incontro con Emanuele Crialese e il cast

Dopo undici anni dal successo di Terraferma, Emanuele Crialese torna a Venezia insieme a Penélope Cruz e la giovane Luana Giuliani per presentare il suo L’immensità

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Emanuele Crialese (Terraferma) dopo anni di silenzio è di nuovo in concorso a Venezia con L’immensità, un film che si avvicina più a aspetti autobiografici del regista senza abbandonare tematiche universali. Ed è proprio questa linea di pensiero che ha attraversato l’incontro di stamattina con il regista insieme agli attori Vincenzo Amato, Penélope Cruz, Luana Giuliani, gli sceneggiatori Francesca Manieri e Vittorio Moroni e il produttore di One Side Marco Gianani.

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“È sicuramente un lavoro sulla memoria, sull’autobiografia”, racconta Crialese. “Il personaggio di Adriana è… nessuno, ci sono io accanto a Penélope! Ho cercato di trovare una chiave che potesse non essere autoreferenziale, ho cercato come in ogni film di esplorare chiavi universali come la migrazione o la transizione come movimento che facciamo da uno stato a un altro. Ci sono temi a me molto cari che ho ripreso in chiave più autobiografica.”

Penélope Cruz ha interpretato numerosi ruoli di madre nel corso della sua carriera. Il suo fascino per questo tema oltre alla sua innata spinta materna l’ha sempre accompagnata, racconta l’attrice. La famiglia per lei è la cosa più importante e la madre in questo film rappresenta tante donne contemporaneamente, quella che è veramente, quella che vorrebbe essere, quella che potrebbe essere.

Tutto il cast, capeggiato dalla giovane Luana Giuliani, concorda sulla sapiente guida di Emanuele Crialese, sulla sua sensibilità soprattutto nei confronti dei bambini e sulla sua autorialità che lo porta ad assumere uno sguardo sulla realtà.

Crialese nel raccontare il momento in cui ha scelto la giovane Luana quattro anni fa, afferma di aver visto in lei molto dello sguardo che aveva da bambino, “guardando Luana mi sono spesso perso, si dice che  gli occhi sono lo specchio dell’anima, nei suoi occhi c’è tanta anima e io avevo bisogno di tirarla fuori.”

C’è stato spazio anche per gli sceneggiatori di raccontare il percorso di scrittura del film. Volevano che questa lotta all’oppressione e questo desiderio di libertà fosse anche il loro nello scrivere questa storia. Moroni addirittura sentiva quasi che per Emanuele era una questione di vita o di morte. Un percorso che ha portato ad andare nei ricordi e cercare di capire cosa comunicava. Un viaggio che ha dovuto fare anche l’attore Vincenzo Amato: “ho dovuto fare un lavoro indietro come figlio, però interpretando il padre”.

Rimanendo in linea sul tema, Crialese sulla sua transizione da donna a uomo, rivelata pochi giorni fa, risponde:

“Il mio percorso è stato molto diverso da quello che potrebbe vivere un ragazzo oggigiorno. La svolta è stata trasformare quel dolore, ricrearmi delle storie, usando anche i miei familiari. Non si sceglie di intraprendere un percorso, si nasce. Si arriva così. Il percorso artistico è stata la mia prima vera libertà.”

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