#Venezia79 – Master Gardener: incontro con Paul Schrader e il cast

Torna a Venezia Paul Schrader regista e sceneggiatore di Master Gardener, insieme a Joel Edgerton, Quintessa Swindell e Sigourney Weaver. Leone d’oro alla carriera 2022.

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Paul Schrader, Leone d’oro alla carriera 2022 torna a Venezia – per la terza volta consecutiva – con Master Gardener, accolto con trepidazione tra gli applausi della stampa internazionale. Accompagnato dal cast – Joel Edgerton, Quintessa Swindell e Sigourney Weaver – l’incontro si muove tra ricordi di un passato da sceneggiatore e una carriera da regista ancora in corso d’opera. Ma il vero filo rosso che ha unito il tutto è uno Schrader che parla dei suoi film, ancor di più dei suoi personaggi, come un qualcosa che sta invecchiando insieme a lui. La parola d’ordine: redenzione.

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“Molti anni fa ho trovato questo personaggio della letteratura europea di una commedia di Sartre: L’uomo senza qualità; che entra nei miei film a partire da Taxi Driver. Da quel momento in poi continua ad entrare nei miei film. Di tanto in tanto rivisito questo personaggio”.

Così il regista esordisce spiegando la genesi del suo ultimo film, guardando il passato e intuendo come con l’avanzare del tempo la penna di un regista/sceneggiatore muti inevitabilmente e con lui i temi che, seppur non cambiano, si trasformano. “Sono parte di una generazione che ha scritto film violenti ma che appartiene al passato… Abbiamo l’idea della redenzione cristiana che passa attraverso il sangue versato, e quindi la sofferenza. Ma le cose evolvono…”


Ma anche nel lavoro con gli attori Schrader mette del suo, riuscendo ad unire la scrittura con la recitazione. Così commenta la protagonista Sigourney Weaver:

“La sceneggiatura è stata una rivelazione; era qualcosa di diverso. Mi sono subito resa conto dell’amore e della passione che Paul infonde nella scrittura, ma più di tutto mi ha colpito la forma, come una sorta di verticalità nel testo”.

Il cast è unanime nell’affermare la sapiente guida di un mostro sacro. Prima ancora che colleghi infatti i protagonisti sembrano essere fan, indipendentemente dall’età. Anche Joel Edgerton ringrazia il regista. “Noi che apparteniamo alla generazione degli attori provenienti dalle scuole di recitazione abbiamo visto De Niro e i film degli anni ’70, e non ci capacitavamo della bravura di quegli attori, ma sapevamo anche che alla base c’è una solida sceneggiatura”.

La contrapposizione degli opposti – che si tratti di sentimenti o generazioni – è la chiave del film, ma anche di una fase nella vita di un artista che sceglie la figura del giardino come metafora di speranza nel futuro, in cui nascondere i suoi personaggi e animare le sue storie.

Schrader: “Il giardino è la metafora più antica esistente nell’arte: tutto ha inizio nel giardino. Soprattutto se penso ad un personaggio che desidera nascondersi, come tutti i miei personaggi… Quello che noi facciamo con l’arte è creare delle storie su cui possiamo rimuginare, quindi creare un’ idea ipotetica associata al giardino”.

Edgerton continua: “Non so voi, ma come spettatore mi ha colpito l’idea che ognuno di noi possa proiettare i propri sentimenti all’interno di questa storia e il fatto che le cose possano evolvere e crescere proprio come nel giardinaggio”.

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