#Venezia79 – Spaccaossa. Incontro con il regista Vincenzo Pirrotta e il cast

Vincenzo Pirrotta ha presentato a Venezia il suo film d’esordio alle Giornate degli autori. Presenti all’incontro con la stampa anche il produttore del film Ficarra, Daniele Ciprì e parte del cast

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Presentato alle Giornate degli autori della 79esima edizione della Mostra del cinema di Venezia, Spaccaossa è l’esordio dietro la macchina da presa di Vincenzo Pirrotta, attore e regista teatrale.

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’Il regista, accompagnato da Salvatore Ficarra e da buona parte del cast, ha incontrato la stampa al Lido.

Il film attinge ad una recente pagina di cronaca nera siciliana. Un’improvvisata organizzazione criminale che si arricchiva rompendo gli arti di persone consenzienti, che una volta procuratisi una mutilazione a gambe o braccia, ricevevano i soldi dell’assicurazione dallo Stato.

Pirrotta, alla sua prima opera per il grande schermo, racconta lo speciale rapporto con il suo mondo di rifermento, il teatro, e di come questo abbia influenzato anche la sua prima pellicola.

“Questa storia, questo film, ha in sé tutto il sangue e il dolore del teatro antico. Con Ignazio Rosato (sceneggiatore) ci siamo confrontati spesso con la tragedia del teatro classico ma anche con Shakespeare, una scena è un esplicito riferimento a Macbeth. Anche per il modo in cui ho girato certe scene. Ad esempio, è presente il confronto con una coralità che richiama il Coro greco e certi episodi rimandano alla tragedia. E poi non ho perso neanche il rapporto con il “mio” teatro. Ho avuto il privilegio di lavorare con molti compagni di viaggio del teatro: Simona Malato, Luigi Lo Cascio, Filippo Luna. E poi c’è questa leggenda che circola e che in parte confermo. è vero che prima di impostare una scena in teatro, come al cinema, sviluppo i movimenti degli attori con i Pupi Siciliani.”

Il film, come detto in precedenza, si rifà ad un fatto di cronaca, seguendone gli snodi fondamentali per buona parte del racconto, fino al finale in cui il film esclude una risoluzione che contempli il concetto di giustizia o di riscatto sociale.

Il film non vuole mai puntare il dito tranne, forse, in una scena accompagnata da un brano che dice O voi tutti che state guardare ditemi se questo non è dolore. Al tempo stesso, questo dolore volevo mostrarlo in tutta la sua asciuttezza. Non volevo realizzare una cronaca di ciò che è successo veramente. Credo che il film abbia una sua metafisica, che indaghi su cosa sia disposto a fare l’uomo pur di ottenere qualcosa. Per farlo, ho cercato uno sfondo cupo, la luce di una Palermo tenebrosa. Tutto avviene dove c’è la miseria, in quello che chiamo il ventre molle della mia città.”

Anche Ficarra, tra i produttori del film, interviene sulla questione del finale, supportando il proprio regista.

Ci siamo chiesti perché tutti ci domandassero del finale negativo. È una riflessione nata in questi giorni su cosa ci ha restituito il pubblico. In questo film la vicenda di cronaca è quasi la scenografia, lo sfondo. Ma forse i veri protagonisti sono gli spettatori che si chiedono se sarebbero in grado di farsi mutilare per raggiungere il proprio scopo. Siamo disponibili a rinunciare alla nostra dignità? Forse proprio per questo non si prova disgusto, proprio perché il film parla di tutti noi.”

Da un punto di vista registico, Pirrotta rivendica come suo principale riferimento Pasolini e in particolare il capolavoro Accattone. Dopo alcune domande al regista, la parola passa al direttore della fotografia Daniele Ciprì che ha lavorato su dei toni cupi, fotografando una Palermo sicuramente non convenzionale, priva di calore.

Sono onorato di aver lavorato con Pirotta e questi grandissimi attori che, come dico sempre sono le primissime immagini di un film. Guardando successivamente il risultato finale mi ha stupito ulteriormente trattandosi di un’opera prima, anche se Vincenzo lo conosco e lo stimo da tempo immemore. Si, la Palermo che ho rappresentato è oscura direi quasi nordica. Tra l’altro so che gli spaccaossa si sono trasferiti a Varese… A parte gli scherzi, l’estetica mi interessa poco, io voglio che le immagini regalino allo spettatore altri punti di vista.”

Le ultime battute dell’incontro sono dedicate alle voci di parte del cast. Attrici e attori che arrivano da numerose collaborazioni (teatrali) con Pirrotta come Simona Malato e Filippo Luna ma anche come la giovane attrice Selene Caramazza, impegnata in un ruolo di grande intensità, tutt’altro che semplice.

Si parla di come il film racconti il “mostruoso” insito dentro ciascuno di noi e dell’incapacità da parte dei protagonisti della vicenda, in primis il personaggio interpretato dallo stesso regista, di opporsi a quel meccanismo che “stritola” trasversalmente vittime e carnefici, in un microcosmo in cui regna povertà e disagio.

Per il protagonista si materializza una possibilità di riscatto attraverso qualcuno, nel caso di Vincenzo è Luisa (Selene Caramazza), una persona con delle problematiche ma che per Vincenzo è l’occasione che passa. Potrebbe afferrarla ma alla fine la trascina a fondo con sé. Il loro è un rapporto confuso con l’amore ma che in realtà è governato dalla manipolazione, un rapporto in cui non si ha alcun problema ad affondare l’altro pur di salvare se stessi.”

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