"Venti anni", di Giovanna Gagliardo

L'intenzione della regista di partire dalle speranze che l’Europa ed il mondo intero provava alla vista delle macerie dei regimi comunisti fino ad arrivare alla rabbia di questi giorni di “lacrime e sangue”, passando attraverso le illusioni di benessere degli anni novanta e le paure del duemila, è senza dubbio molto ambiziosa; così come l'utilizzo del mezzo della docufiction e del racconto di vent'anni di storia personale nella Storia collettiva, alla Un amore

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venti anniL’idea di voler rappresentare l’ultimo ventennio della storia europea (per la precisione dalla caduta del muro di Berlino fino all’odierna crisi economica) non solo si può considerare un’operazione interessante ma, addirittura sotto alcuni aspetti, anche necessaria. L'intenzione della regista Giovanna Gagliardo (già autrice di alcuni documentari sulla storia italiana e collaboratrice del cineasta ungherese Miklos Jancsò) di partire dalle speranze che l’Europa ed il mondo intero provava alla vista delle macerie dei regimi comunisti fino ad arrivare alla rabbia di questi giorni di “lacrime e sangue”, passando attraverso le illusioni di benessere degli anni novanta e le paure del duemila, è senza dubbio molto ambiziosa ma, se svolta con coerenza ed intelligenza, sarebbe potuta rivelarsi una piacevole sorpresa nel panorama del cinema italiano. Anche la scelte di optare sul mezzo della docu-fiction (sempre poco utilizzato) e sull’espediente narrativo di concentrarsi su una lunga storia personale (una sorta di Un amore di Tavarelli, con risvolti politicoeconomici – o, in tempi più recenti, Dieci Inverni) per parlare della Storia collettiva, potevano essere delle armi in più per la riuscita di questo lavoro.  Purtroppo nonostante queste premesse pur ottime, il film paga diversi difetti, difficili da ignorare.

Venti Anni
infatti racconta le vite di Giulio, yuppie italiano ambizioso, e Marta, ex dissidente della Germania dell’Est, e la loro relazione lunga appunto venti anni. La Gagliardo però non riesce a livello narrativo a rendere questi due personaggi universali, cioè adatti ad essere considerati come due personaggi-simbolo, allegoria di questo ultimo ventennio.
Giulio (interpretato da Enrico Iannello) è un broker ambizioso, uno di quelli che ha cavalcato spregiudicatamente il boom finanziario, accecato dal suo amore per il capitalismo. Nel costruire questo personaggio chiaramente reazionario ci sembra  veramente impossibile che si riesca a non citare Berlusconi (negli ultimi vent'anni di storia "economica" italiana…).  Altro discorso, invece, per quanto riguarda Marta, la protagonista femminile, e il suo rapporto con il comunismo. Finché il suo racconto si concentra sulla vita sotto il regime e i cambiamenti subiti dopo la riunificazione la storia funziona e coinvolge. Andando avanti, però, contemporaneamente al trasferimento in America del personaggio, anche la sua vicenda si smarrisce.
Alla fine del film, dopo che ci viene mostrata la vita “precaria” dei due protagonisti, la regista mette insieme un collage disordinato di interviste ad esperti (tra gli altri vi sono il professore Guido Rossi e Ernesto Galli Della Loggia) in cui, come un piccolo bignami, si susseguono pensieri brevissimi sulla crisi economica e sulla caduta del comunismo che infliggono alla pellicola un ultimo eccesso di verbosità.

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Regia: Giovanna Gagliardo
Interpreti: Enrico Iannello, Lea Gramsdorff, Giuseppe De Rosa, Edie Samland, Georg Meyer, Veronica Raucci,Michelangelo Pistoletto, Guido Rossi
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Bim
Durata: 80’
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