VIAGGIO IN ITALIA – (Visioni)… tra parentesi

A Bellaria, dal 7 al 10 giugno scorsi, "(anteprimaannozero) 2001", seconda edizione dello storico festival dedicato alle forme di indipendenza del cinema italiano. Un "viaggio in Italia" inconfondibilmente guidato da Enrico Ghezzi

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Inneschi e innesti nel tessuto di quattro fitti giorni di visioni a Bellaria: il festival del cinema indipendente italiano – rinato dalle ceneri del pastrocchio adriatico che aveva tentato la (con)fusione tra Rimini, Bellaria e Cattolica – ha ormai ritrovato la sua Casa (Rossa, come lo storico premio del festival: quest'anno assegnato a "Gostanza da Libbiano" di Paolo Benvenuti) nell'arco di una microkermesse ordita con stile inconfondibile da Enrico Ghezzi, dove confluiscono svariate passioni e tensioni dello sguardo.

Il corpo centrale è occupato da un "Concorso Anteprima" che abita con coraggiosa inconclusione tutti i formati, i format, gli standard e gli stili dell'essere film/videomaker in Italia. Spesso storie di velleitaria e sfuggente leggerezza. Altre volte, come nel caso dei due titoli che qui segnaliamo, questioni di perfetta sintonia con le ragioni della coscienza di uno sguardo applicato con serietà e sensibilità alla realtà interiore.
La cronaca del "Concorso Anteprima", comunque, registra tre premi assegnati dalla Giuria composta da Paolo Benvenuti, Sandra Ceccarelli, Isabella Santacroce, Pasquale Scimeca e Peppe Servillo:
Primo Premio ad "Hanna" (Betacam SP, 13'), cartoon in cui il napoletano Vinicio Basile racconta, animando la plastilina, la storia di una prostituta in cerca di nuova vita;
Secondo Premio a "Siciliatunisia" (DV, 23'), documentario del duo Anselmo De Filippis e Stefano Savona che sovrappone immigrazione ed emigrazione lungo l'asse Sicilia-Tunisi giocando col concetto di splitscreen;
Terzo Premio a "Paolo e Francesco" (Betacam SP, 21'), efficace docu-fiction di Gabriele Anastasio in cui si mette in scena la finta intervista-verità a una coppia gay in cui uno dei due è sieropositivo.
Per quanto riguarda il "Concorso 150 secondi a tema fisso: duemilauno", la direzione del festival ha premiato "A.I. Alla mia generazione" di Alessandro Spada, cronaca dell’atterraggio su Marte del primo uomo destinato a scoprire la presenza sul rosso suolo del mitico "pugno atomico" di Goldrake: immagini sgranate da disturbi d'onda per un efficace omaggio alla generazione cresciuta con gli "anime".

"L'ESTATE VOLA"
DI ANDREA CACCIA
(BETACAM SP – 18')
La differenza dello sguardo: qualcosa di difficile da comunicare, la sua alterità rispetto alla realtà che lo circonda, lo spostamento che si mette in atto quando si guarda da fuori, lo scentramento dell'occhio che non si piazza sul proprio baricentro. E' quello che riesce a raccontare Andrea Caccia in questo suo lavoro: cronaca di un’estate milanese vissuta attraverso gli occhi di un alieno che attraversa la città in cerca del fratello scomparso mesi prima su quella terra inospitale. In realtà, come si scopre alla fine, con un ironico detour, storia di un extracomunitario destinato alla dispersione nella difficile realtà di un cosiddetto "mondo civilizzato", narrata da Caccia con la sensibilità di chi filma ombre di realtà con lo sguardo stupito di chi scopre bagliori di verità da raccontare in ogni immagine.
Piace di questo cortometraggio lo spiazzamento continuo che cerca tra il quadro e la scena, ma anche tra la scena e il narrato. L’effetto distorto della voce fuori campo impone alla forma narrativa il suo punto di vista, senza che tuttavia la rivelazione finale tradisca mai lo spirito complessivo dell'impianto: è solo una deviazione quella che si oppone nel finale alla comprensione del testo, senza che nulla di quello che si è visto e compreso prima resti fuori. Lo sguardo riecheggia nel teso offrendo risonanze da Chris Marker e alla fine ci si sorprende commossi non tanto dal retrogusto mélo che questa storia di "ricerca e smarrimento in un altro mondo" pur comunica, quanto dallo spiazzamento che lo sguardo subisce ad opera del racconto nel segno di una affabulazione tutta visiva.

"DI RITORNO"
DI MAURO SANTINI
(BETACAM SP – 12')
Il languore di un riaccendersi della memoria lungo il filo sempre "tragico" di un viaggio. E' questo il corpo del lavoro del pesarese Mauro Santini, poco più di dieci minuti in sospensione sul riecheggiare implicito di un ricordo d'infanzia: umori di un'estate vissuta in una casa, storie di famiglia appese ai fili della memoria come panni stesi ad asciugare, emozioni che trascolorano nel segno degli stati d'animo rimossi nell'età adulta eppure mai davvero uccisi dentro. Mauro Santini elabora il suo immaginare filmando improgrammaticamente la produzione di un senso che si trova nel fuorifuoco di un obbiettivo sfuggente. Il soggetto dello sguardo travalica l'oggetto dell'osservare e rinviene nuove dimensioni nel lavoro di editing che sovrappone immagini trovate e ricercate in un abbraccio sintetico ma permeabile. E nel distratto dissesto di un muro scrostato che disegna sagome improprie, l'autore lascia riaffiorare col semplice gesto di una dissolvenza tenuta il fotoritratto familiare d'infanzia: sfocatura su sfocatura, definizione su indefinizione, memoria su presente… Nel segno dell'infinito: il tempo è una variabile che appartiene all'emozione.

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