VIDEOCLIP – "Dragula", di Rob Zombie

Attraverso tre soli film (e un finto trailer) Rob Zombie è un regista che ha saputo tratteggiare le proprie coordinate autoriali, costruendo un immaginario filmico grottesco, malato, lisergico, demoniaco. In questo video del 1998 si possono già vedere alcuni elementi caratteristici del suo cinema a venire, sempre ricco di invenzioni espressive e formali.

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Attraverso tre soli film (e un finto trailer) Rob Zombie è un regista che ha saputo tratteggiare le proprie coordinate autoriali, costruendo un immaginario filmico grottesco, malato, lisergico, demoniaco. Ma anche sapendo gestire il mezzo cinematografico con grande consapevolezza, realizzando film in cui si nota sempre una particolare attenzione verso molte delle componenti espressive del mezzo stesso. Il montaggio, per esempio, è usato con grande intelligenza e ironia. La colonna sonora, a volte, viene usata in maniera contrappuntistica (con effetti ironici o stranianti) ed ha sempre un valore espressivo l’uso della fotografia, con i suoi colori acidi e psichedelici. In questo video del 1998 si possono riscontrare, con gli occhi di adesso, alcuni elementi caratteristici del cinema a venire di Rob Zombie. Sicuramente la tecnica appare ancora molto grezza e l’uso del kitsch e del trash delimitano un’estetica grossolana che in alcuni casi confina con il ridicolo (i costumi, il trucco) ma che suggeriscono anche la direzione che prenderà in futuro il cinema di Zombie e soprattutto testimoniano l’incredibile salto qualitativo che il regista ha compiuto passando dalla realizzazione di videoclip a quella del suo primo lungometraggio, La casa dei mille corpi, nel 2003.
Ad un livello formale si può già notare l’uso dell’inserto extradiegetico (in questo caso parti di un film o di un programma televisivo) come pratica espressiva e narrativa. Il regista immette nel tessuto visivo delle sue opere frammenti sia di film horror ( genere a cui Rob Zombie fa sempre riferimento) sia della spazzatura bianca (in questo caso catodica) di cui, su un piano musicale, è il cantore, per creare un’immaginario malsano, psicotico, disturbante. Successivamente Rob inizia a lavorare, sempre con gli inserti extradiegietici,

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anche ad un livello intellettuale. Utilizza la sovrimpressione di immagini rassicuranti di bambini e clown che ridono con quelle di esplosioni nucleari, creando in questo modo un conflitto visivo e quindi mentale all’interno dello spettatore. Purtroppo Rob non ha ancora raffinato la rappresentazione di se stesso (che nei suoi primi due film sarà affidata a Bill Moseley e al personaggio di Otis) e mette in scena il proprio corpo, travestito e truccato, nei panni di un demone kitsch, forse il Dragula del titolo. Si intravede anche il lavoro svolto sul colore, soprattutto per creare immagini lisergiche e psichedeliche che saranno poi parte integrante dell’estetica de La casa dei mille corpi. Il montaggio frenetico sembra essere invece più un’esigenza dettata dai canoni ritmici del videoclip e dalla tipologia di musica suonata che non da una reale riflessione sulle possibilità che il montaggio stesso offre. Anche se Rob ci dà un piccolo assaggio dell’utilizzo futuro che ne farà nel momento in cui alterna immagini di una ballerina (niente meno che Sheri Moon Zombie) con inserti in bianco e nero di bambini che guardano la televisione, palesemente disturbati o eccitati dalle immagini. Anche la figura del clown, che inizia ad apparire in questo video, sarà poi ampliata ad un livello narrativo e simbolico nel personaggio di Capitan Spaulding e successivamente avrà un ruolo fondamentale, come maschera, nell’infanzia di Michael Myers nell’ultimo Halloween. La visione di questo video suggerisce l’ipotesi che Zombie abbia trovato nelle forme e nei mezzi del cinema quelle possibilità espressive che rimanevano limitate all’interno dei videoclip. Per arrivare a mettere in scena un mondo di demoni talmente umani da ribaltare gli stessi concetti di morale ed etica.

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