VIDEOCLIP – Radiohead: spiriti della strada

Il principio tipicamente nichilista della perdita di identità si configura nella densa videografia dei Radiohead come processo osmotico verso tutto ciò che appare altro da noi, sviluppando pertanto una compenetrazione costante tra sfondo e icona.

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RETROSPETTIVA


 


Radiohead: spiriti della strada


 


Il volto pressochè deforme orgogliosamente ostentato del carismatico cantante dei Radiohead, quel cipiglio quasi involontario perennemente dipinto sul suo sguardo, la maschera di angoscia che ne accompagna sempre i caratteristici sussulti. Tratti eletti giocoforza ad incarnare l'intero percorso videografico del popolare gruppo di Oxford, rifuggendo tuttavia l'annoso processo di "iconizzazione del leader" ormai ampiamente avviato nell'attuale parorama discografico. Col bizzarro ma geniale No Surprises Grant Gee dilata infatti sarcasticamente i tratti somatici di Thom Yorke immergendolo dentro un catino pieno d'acqua, elemento deputato anche in Pyramid Song a raffigurare lo smarrimento dell'io nel ricordo e nella malinconia, tra fondali oceanici ormai rimossi. Le autocommiserative liriche di Creep costituivano comunque già un lampante "manifesto" ante-litteram della poetica espressa dal celebre quartetto inglese, grazie a un'indovinata cornice live capace di "patetizzare" ulteriormente il sostrato testuale del brano. Il principio tipicamente nichilista della perdita di identità si configura allora come processo osmotico verso tutto ciò che appare altro da noi, sviluppando pertanto la compenetrazione costante tra sfondo e figura elegantemente illustrata da Sophie Muller nel recente I Might Be Wrong: fotografato in uno splendido bianco e nero, il contrasto luce-ombra deforma i corpi della band fino a sfumarli, moltiplicarli, sopprimerli. Emblema anche dell'eterna ambivalenza acustica ed elettronica impressa nell'album "Amnesiac". Street Spirit di Johnatan Glazer esaltava d'altronde lo stesso principio espressivo rallentando il movimento dei personaggi in primo piano per fonderli con l'immobilità del contesto circostante, a suggellare l'episodio forse più indovinato della sua lunga carriera di clip-maker. Nemmeno Michel Gondry risparmia suggestive manipolazioni fisiche nell'evocativo Knives Out, dove l'eccentrico lead singer risulta addirittura trasformato nel buffo paziente del board game "L'allegro chirurgo"…un richiamo alla mercificazione delle membra invocato dopotutto anche in Fake Plastic Trees.


Il senso di straniamento torna nel seminale Paranoid Android del danese Magnus Carlsson sottoforma di un' angosciante privazione di significato, mentre arriverà a rappresentare la frammentazione del punto di vista tanto in Karma Police quanto in High And Dry. Il gelo sintetico sfacciatamente pessimista di "Kid A" risulta poi sintetizzato con notevole ignegno dalle immagini minimali di Idioteque, che Julian Gibbs confeziona chiedendo al complesso britannico di eseguire la traccia in presa diretta e di cristallizzare nell'eterno presente del palinsesto MTV un momento irrimediabilmente relegato al passato.

Profeti di un futuro ombroso, i Radiohead restano dall'alto a guardare un mondo che si stende e racconta i suoi segreti impronunciabili: succede proprio nel clip di Just.
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FOCUS ON


There There


L'angoscia nichilista relativa alla perdita dell'io ravvisabile lungo l'intensa videografia dei Radiohead sembrerebbe imboccare una svolta marcatamente moralistica nelle affascinanti suggestioni oniriche evocate dall'attesissimo There There. Ripescando il medesimo immaginario fiabesco già visitato nel suggestivo Pyramid Song, il video veste il malleabile leader della band coi panni di un modernissimo Cappuccetto Rosso perduto nel bosco, dove gnomi o folletti animano un immaginario tipicamente infantile deputato nelle favole a rappresentare la paura del mondo.


Eppure l'ultimo lavoro di Chris Hopewel non contempla alcun lieto fine: il ritrovamento di una giacca bianca testimonia infatti l'inevitabile corruzione del bambino in adulto, mentre i sogni di una volta assurgono a incubi mostruosi. Fuggire dai corvi affamati appare allora assolutamente inutile quando lo stesso Thom Yorke finisce per assumere le sembianze mostruose di un albero contorto, straniato. Diventa infine parte del tutto.


"A Wolf At The Door" recita d'altronde un brano tratto dal recente "Hail To The Thief"…quel lupo siamo noi, vero?

VIDEOGRAFIA


Creep (Pablo Honey, 1993) – Corrine Day


Anyone Can Play Guitar (Pablo Honey, 1993) – Dwight Clarke


Stop Whispering (Pablo Honey, 1993) – Jeff Plansker


Pop Is Dead (Pop Is Dead, 1993) – Dwight Clarke


My Iron Lung (The Bends, 1994) – Brett Turnbull


Fake Plastic Trees (The Bends, 1995) – Jake Scott


Just (The Bends, 1995) – Jamie Thraves


Lucky (Help, 1996)


High And Dry (The Bends, 1996) – Paul Cunningham


Street Spirit [Fade Out] (The Bends, 1996) – Jonathan Glazer


Paranoid Android (Ok Computer, 1997) – Magnus Carlsson


Karma Police (Ok Computer, 1997) – Jonathan Glazer


No Surprises (Ok Computer, 1997) – Grant Gee


Toilet Trouble (Metting People Is Easy, 1999) – Grant Gee


Palo Alto (Metting People Is Easy, 1999) – Grant Gee


Idioteque (Kid A, 2000) – Julian Gibbs


Pyramid Song (Amnesiac, 2001) – Shynola


Knives Out (Amnesiac, 2001) – Michel Gondry


I Might Be Wrong (Amnesiac, 2001) – Sohpie Muller


There There (Hail To The Thief, 2003) – Chris Hopewel


 


 

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