VIDEOCLIP – Samuel Bayer: vedere o pensare?

Se la decodifica dei testi spetta alla mano creativa del director, lo spettatore vede allora annullata ogni sua possibilità interpretativa: Bayer riempie però il vuoto della fruizione con una saturazione esasperata della fotografia e del montaggio, autentico ricettacolo di una stimolazione visiva sempre sopra le righe.

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"Durante la post-produzione di Stupid Girl ho effettivamente trattato la pellicola come "garbage" (in inglese "spazzatura", lo stesso nome della band capitanata da Shirley Manson), graffiandone i fotogrammi per poi rimontarli insieme nella versione definitiva"; lo ha rivelato recentemente Samuel Bayer in una dichiarazione dove i caratteri peculiari della sua poetica trovano un'efficace e sintetica esemplificazione pratica, a testimonianza di un "modus operandi" troppo facile da liquidare col termine "banale".


Anzichè dipingere mondi concettualmente lontani dall'immaginario dei brani rappresentati, il regista statunitense opera per esempio una sorta d'illustrazione letterale delle liriche contenute in Smells Like Teen Spirit, schiacciando i valori simbolici di ciascuna metafora cui preferisce sovrapporre la manifestazione tangibile del verso "no i don't have a gun". L'esigenza di spiegare Bullet With Butterfly Wings mediante il ricorso ad una chiara immediatezza figurativa, volgarizza inoltre il famoso ritornello degli Smashing Pumpkins ("despite all my rage i'm still just a rat in a cage") attribuendogli una scontata valenza politica: un centinaio di poveri cristi tenuti prigionieri in miniera stanno lì a testimoniarlo. Malgrado il tentativo di oggettivare il senso delle canzoni risulti allora palese, il videomaker americano finisce paradossalmente per sovrascrivere il proprio talento visivo alle suggestioni evocate dalle band, svuotandole pertanto di qualsiasi accezione secondaria. Non a caso il clip di Zombie (Cranberries) diventa un apologo circa le atrocità della guerra condotto lungo tanti avvolgenti primi piani sull'affascinante Dolores, mentre Anybody Seen My Baby dei Rolling Stones si limita a raccontare "solo" la fuga disperata di Angelina Jolie in una New York più livida che mai. Le scritte sempre capeggianti sulle scenografie dell'evocativo Strangers When We Meet firmato David Bowie e The Break degli Urge Overkill, costituiscono d'altronde una testuale firma d'autore tesa a rivendicare per ciascun gruppo la paternità delle loro opere, il tutto per mezzo di un espediente squisitamente autoreferenziale. La manipolazione attuata sui processi di significazione non risparmia neanche i rispettivi interpreti delle canzoni, piegati a una visione del mondo quantomai oscura che travolge in Identify addirittura la solare Natalie Imbruglia; e ai Metallica di Untill It Sleeps va pure peggio…


Se la rilettura dei testi spetta alla mano creativa del director, lo spettatore vede allora annullata ogni sua possibilità interpretativa: Bayer riempie però il vuoto della fruizione con una saturazione esasperata della fotografia e del montaggio, autentico ricettacolo in Disposable Teens di una stimolazione visiva sopra le righe quanto lo stesso Marilyn Manson. Vedere o pensare? Questo è il problema.

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