"Videocracy", di Erik Gandini

Videocracy

Che cosa ci racconta, in definitiva, Videocracy? La favola dell’apparizione di un mostro (il berlusconismo) di cui non sappiamo da dove proviene, di cui non ci domandiamo nulla dei suoi legami con il passato, ma che sembra arrivato “da un altro pianeta”, come gli alieni yuppies di Essi vivono di Carpenter. Con l’aria saccente di chi ha capito tutto, perché vive all’estero dove le cose si vedono con sguardo diverso, il film di Gandini è un sermone non solo inutile, ma perfettamente omologo al sistema che vorrebbe criticare.

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videocracyLo spunto di partenza era incoraggiante: uno sguardo “alieno” sulla sulla realtà italiana, di un bergamasco trasferito in Svezia, Erik Gandini, che da anni realizza degli interessanti “documentari “creativi” in giro per il mondo. E l’attenzione non è rivolta, direttamente, alla “politica” ma all’”immamginario mediatico” nazionale degli ultimi trent’anni, ovvero di come le tv commerciali hanno modificato antropologicamente gli italiani. E quando vediamo le prime immagini delle tv locali della metà degli anni Settanta scorrere sullo schermo, e ancora quando assistiamo al racconto del ragazzo veneto che vuole arrivare al successo, siamo lì ad aspettarci, finalmente, qualcosa di nuovo e diverso… che provi a svelarci il nostro “lato oscuro”, incomprensibile per chi vede la realtà da troppo vicino. Peccato però che la pazienza e determinazione verso la ricerca lascino spazio al cinema delle tesi, e Videocracy si trasformi presto, paradossalmente, nell’esatto contrario di quello che aspirerebbe ad essere: un perverso omaggio a coloro che vorrebbe biasimare…

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videocracy, lele moraIl sorriso di Berlusconi, la villa con i “tronisti” di Lele Mora, la vita espositiva e mediatica di Fabrizio Corona, il “magnifico sogno” di un facile e lucroso successo televisivo,  vengono mostrati con una tale esibizione e ripetizione, da rasentare la celebrazione. Che cosa ci racconta, in definitiva, Videocracy? La favola dell’apparizione di un mostro (il berlusconismo) di cui non sappiamo da dove proviene, di cui non ci domandiamo nulla dei suoi legami con il passato, ma che sembra arrivato “da un altro pianeta”, come gli alieni yuppies di Essi vivono di Carpenter. E così improvvisamente un uomo solo ha il potere di avere tutte le televisioni e tutto il potere, politico e mediatico, in una sorta di “dittatura moderna”. Com’è accaduto? Perché? Chi ha permesso che questo accadesse? Niente, non ci stanno domande in questo film, che davvero – questo sì – sembra provenire da un altro pianeta, e che viene a spiegarci a noi italiani che cosa ci è accaduto senza che ce ne siamo accorti. Fantastico, ne avevamo proprio bisogno! Ora sappiamo che Berlusconi ci governa attraverso il Grande Fratello e i provini per le veline di Striscia la notizia! E attraverso lo spettacolo di culi e tette esibiti da trent’anni, prima sulle sue ora su tutte le reti televisive…. Come se le produzioni televisive non fossero, oggi, terribilmente cosmopolite e globalizzate, e i format non rimbalzassero e riproducessero da una nazione all’altra… Con l’aria saccente di chi ha capito tutto, perché vive all’estero dove le cose si vedono con sguardo diverso (ma forse è sufficiente utilizzare la rete o leggere internazionale per questo, no?), il film di Gandini è un sermone non solo inutile, ma perfettamente omologo al sistema che vorrebbe criticare. Dove alla fine non sentiamo parlare mai né di P2, né di mafia, né di corruzione, ma soprattutto dove non vediamo l’aspetto più inquietante: l’incapacità della sinistra di produrre immaginario alternativo, e di proporsi sempre più – anche e soprattutto con i suoi cineasti – come corresponsabili del “mondo berlusconiano” così ben descritto dal regista.  

 

Regia: Erik Gandini
Distribuzione: Fandango
Durata: 85'
Origine: Svezia, 2009

 

 

 

 

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    2 commenti

    • era da tempo che non leggevo qualcosa di così profondamente vero e corrosivo contro questo cinema di falsa denuncia di sinistra. Anche a me questo film ha molto irritato, soprattutto per una specie di compiacimento nel mostrarci la tv-monster. Se questo paese è in mano ai Berluscones lo dobbiamo ai dirigenti della sinistra italiana, e agli intellettuali compiacenti e arretrati. E Gandini è uno di questi. Ridateci Pasolini!

    • Non cominciamo. O parliamo del documentario o parliamo di politica. 1) Definire meglio "sinistra italiana"; 2) citare la legge elettorale "porcellum"; 3) chiarire il concetto di "intellettuali".<br />"Se questo paese è in mano ai Berluscones lo dobbiamo" a coloro che cercano un capro espiatorio alle proprie colpe civili, a chi si gira dall'altra parte e non partecipa di persona, non ci mette la faccia, non rischia nulla. Che lunghi discorsi, si dovrebbero fare. Il documentario di Gandini è inutile, come dice Chiacchiari, ma solo per quella ristretta quota di spettatori che "già sa". Eppure, ci sarà qualche decina, qualche centinaio di spettatori che "sapevano meno"… Qualche ragazzo per cui Mora è solo uno "dello spettacolo"… Qualcuno a cui questo documentario inutile è riuscito ad inoculare il virus del rifiuto, del rigetto…