Visages villages, di Agnès Varda & JR

L’incontro magico tra la regista e l’artista, in quello che non non è un testamento ma ancora un’opera prima. Un’autentica lezione. Fatta con una semplicità impressionante.

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Tutta una vita. Che si condensa in un incontro magico, quello tra Agnès Varda e JR, l’artista francese che utilizza la tecnica del collage fotografico. 89 anni lei (90 il 30 maggio), 35 lui. Un abisso anagrafico, ma una spinta comune: la passione per le immagini in generale e soprattutto sui dispositivi per mostrarle, condividerle, esporle. L’incontro tra loro è avvenuto nel 2015. E, insieme, hanno deciso di girare un film lontano dalle città.

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Visages villages. Quasi un gioco di parole. Ma anche due elementi che si fondono, che diventano indistinguibili. Un documentario on the road sulle diverse forme del guardare. Un’opera teorica potentissima ma dalla naturalezza disarmante. Gli occhi sulle cisterne sono già il segno di un movimento per cui possono essere gli oggetti stessi che guardano. Nelle fotografie ingrandite che vengono esposte come murales. Di persone vere. Dove ogni loro volto nasconde una storia. Ci sono molti modi per riprendersi e raccontarsi, oltre allo scatto frontale. Tra passato e futuro: le vecchie foto dei minatori e i selfie.

Un’autentica lezione. Fatta con una semplicità impressionante. Con un istinto per il cinema che non ha perso nulla in una carriera di oltre 60 anni della cineasta. Dove i volti hanno segnato anche il suo cinema di finzione. Come quello di Cléo dalle 5 alle 7. E il recupero anche di quegli scarti fisici della materia di Les glaneurs et la glaneuse e dei luoghi, con il ritorno sulle spiagge e il mare di Les plages d’Agnès. Con la marea che ha spazzato via le immagini. E la tempesta di vento e sabbia che sembra eliminare dall’inquadratura anche i loro corpi.

Visages/Villages. Ogni inquadratura, pur nell’appiattimento digitale, conserva lo strepitoso senso della prospettiva e l’uso del colore in chiave pittorica. Richiamato in quella folle corsa al Louvre dove JR spinge la regista in carrozzella. Con quella gioia di Bande à part di Godard. Già, Godard. L’amico, il traditore. Quello che, secondo la Varda, “ha cambiato il cinema”, il suo protagonista quasi ‘keatoniano’ con Anna Karina nel corto burlesque Les fiancés du Pont Mac Donald di cui si vede un frammento nel film. Ma anche l’uomo che oggi le tiene la porta chiusa, che le lascia un biglietto che richiama Jacques Demy dove la cineasta si commuove rabbiosamente, in un frammento di un’intensità sconvolgente. Con una complicità di JR che con lei sembra progressivamente sciogliersi, aprirle le porte della sua famiglia nell’incontro con la nonna. La videocamera sparisce. C’è leggerezza e mobilità prima. Poi, magica assenza. Lo scarto generazionale, l’amicizia (quella brutalmente negata oggi da Godard) in un’inquadratura. Lui che sale le scale di corsa, lei in modo affannato, le loro ombre sui muri.

Visages/Villages. Innanzitutto, gli occhi. Quello tagliato di Un chien andalou di Buñuel. JR che porta sempre gli occhiali da sole. I problemi alla vista di Agnès. La sua malattia. Che si incontrano come se il cinema esistesse senza nessun dispositivo. Come tante videocamere che si moltiplicano e stanno dappertutto. Con la soggettiva sfocata di lei. E lo sguardo di JR su di lei. Dove la regista diventa sempre protagonista di collage, dipinti. Come quello della ruota rossa nel trattore. Passa tutta una vita. E ogni personaggio che incontrano mostra parte della propria esistenza. Anche guardando solo nell’obiettivo. Ghirlandaio, Raffaello, Botticelli. Con la regista che li attraversa in velocità. Ma forse vorrebbe fermarsi ed entrare dentro ogni quadro. E poi Agnès Varda. E poi (o insieme) JR. Cambiano i dispositivi. Ma ogni immagine non ha età. Soprattutto quelle di Visages villages. Così piene che ogni volta lo stacco di montaggio è una rivelazione e anche un dispiacere. Perché non si vorrebbe mai abbandonare l’immagine precedente. In un film strepitoso che non è un testamento. “Dopo ogni incontro per me è come l’ultima volta”. Ma questo cinema sembra quello della prima volta. Del 1954. Di La pointe courte. In mezzo ci sono 63 anni. Ma sembra già domani.

 

Titolo originale: id.

Regia: Agnès Varda, JR

Interpreti: Agnès Varda, JR

Distribuzione: Cineteca Bologna

Durata: 89′

Origine: Francia 2017

 

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