"Vita Smeralda", di Jerry Calà

In certi momenti “Vita Smeralda” appare un controtipo negativo del nostro immaginario catodico e fa emergere il rimosso di uno "stato d'animo" meglio noto come estate. Ma il Calà attore purtroppo arranca…

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Abbiamo ancora bisogno di Jerry Calà? A pensarci bene sì, la sua lunare follia oscillante tra schizofrenia e tenerezza ha dato corpo in certo cinema degli anni '80 ad un personaggio dalle indubbie potenzialità. Personaggio dimenticato, sottovalutato (l'unico, forse, di quel decennio… perché?) ed attualmente… sbandato ed "inaffidabile" come il titolo del penultimo film da lui diretto 11 anni orsono. Sembra che in queste operazioni solipsistiche (ma che tendono sempre un po' al documentaristico sociologico – vedi I ragazzi della notte del '95 – come a voler dimostrare di seguire il proprio tempo infarcendo poi bulimicamente il cast di vip e divetti catodici) il buon Jerry non si arrendesse all'evidenza e si volesse forzatamente mettere al centro di calorose rimpatriate o di carnevalesche baruffe. Essere amato, mostrarsi consapevole e governare il movimento. Le tre utopie di Jerry che con entusiasmo (tentando anche la carta della canzone, la title-track che richiama un po' alla memoria i successi dei Gatti di vicolo Miracoli) riallaccia la sua ultima fatica al Sapore di mare di vent'anni prima, senza però il retrogusto amaro e nostalgico tipico dei Vanzina ma approda a tutt'altri lidi, lontani anche dal televisivo Professione vacanze. Paradossalmente Calà in questo film funziona più come regista che come attore ed infatti delle varie storie che scorrono semiparallele resta più insoluta e spenta la sua, quella col produttore russo che deve finanziargli il film (anche se viene riscattata dalle apparizioni quasi extradiegetiche di Guido Nicheli, ormai un corpo-omaggio involontario). Per il resto scorrono bene nonostante i limiti della sceneggiatura le tresche delle tre amiche Luana, Elena e Silvia che, in fuga dal campeggio e dai fidanzati, tentano con alterne fortune di fare la bella vita a Porto Cervo in Costa Smeralda. Tra veri calciatori di reality-show, pseudo-finanzieri, nobili maniaci e napoletani orgogliosi (una nota di attenzione per Luigi Cassandra, una faccia di pietra che sembra uscita da un poliziottesco d'altri tempi) a tratti Calà riesce a far emergere, tra mille stereotipi linguistici e comportamentali, il rimosso di uno "stato d'animo" meglio noto come estate ovvero l'ossessione morbosa per il sesso che nasce puntigliosamente come terreno di caccia (quasi un acquisto nel mondo capitalistico occidentale) e si fa via via scoperta, perdita, crescita. Il set costiero ovviamente la fa da padrone e agisce soprattutto come sfondo per la sfilata di volti noti (inutile starli ad elencare…) dei quali restano impressi soprattutto Flavio Briatore (in una sequenza che non è rubata ma lo sembra) ed un'autoparodistica Lory Del Santo. Calà ha l'intelligenza di non calcare l'originale ma di mostrarlo per quello che è senza infingimenti. E così in certi momenti Vita Smeralda appare un controtipo negativo del nostro immaginario catodico che toglie e dà essenza a corpi che qui sembrano fantasmi amichevoli di passaggio, stancamente vivi in inquadrature che rubano loro ogni spleen possibile. E intanto il Calà attore arranca facendo sé stesso, forse impaurito nel far suonare le corde comiche a lui care… A quando una rimpatriata con i Vanzina bros?    

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Regia: Jerry Calà


Interpreti: Jerry Calà, Eleonora Pedron, Francesca Cavallin, Benedetta Valanzano, Guido Nicheli, Fabio Fulco, Davide Silvestri, Negar Khan, Elena Santarelli, Giorgio Alfieri
Distribuzione: Medusa
Durata: 93'


Origine: Italia, 2006


 


 

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