"Viva la libertà" – Incontro con Roberto Andò e il cast

Viva la libertà

Affollato incontro a Roma, per il nuovo film di Roberto Andò Viva la Libertà con  Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Michela Cescon e Valeria Bruni Tedeschi. Un film che prende di petto e metaforizza la contemporaneità politica italiana, inevitabili quindi molte domande sul nostro "presente" eternamente in campagna elettorale…

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Affollato incontro a Roma, per il nuovo film di Roberto Andò Viva la libertà con un ricchissimo cast: Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Michela Cescon e Valeria Bruni Tedeschi, tutti presenti in conferenza stampa. Un film che prende di petto e metaforizza la contemporaneità politica italiana, inevitabili quindi molte domande sul nostro "presente" eternamente in campagna elettorale…

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Il film è stato ben accolto qui in sala, come si sente in questo momento? Come vi sentite voi attori?

Andò: Sono molto emozionato, mi dà un grande incoraggiamento. Il desiderio che avevo, anche nel romanzo, era di immaginare qualcosa che sulla scena oggi non c’è. Ma non con le lamentele, ne abbiamo sentite tante, volevo che il mio personaggio portasse un vento nuovo. Come quelle persone che quando entrano in una stanza cambiano gli altri con la sola presenza. Personaggi che non sono in scena di solito in politica, sono clandestini dell’attualità, spesso sono in provincia, ma che quando entrano in scena sono in grado di creare rifrazioni positive. Lo scambio e il doppio sono vecchie idee che la letteratura ha sfruttato con dei capolavori, ma a me ha permesso di approdare alla leggerezza, territorio a cui sono approdato con ritardo ma che non voglio abbandonare. E quando ho incominciato a pensare chi poteva essere questo volto, ho pensato subito a Toni. Mi capita spesso di pensare a lui quando scrivo i film e se non avesse accettato non avrei iniziato questo progetto. Lui è un attore che proietta qualcosa che non c’è nella realtà, un pensiero.
 

Servillo: Per un attore come me, che fa teatro in maniera militante e non occasionale, è naturale che c’è un serbatoio immenso di "doppi" a cui attingere. ma non mi era capitato mai di fare due gemelli, e per un attore è occasione ghiotta. Il doppio applicato alla politica ha una valenza profonda: far riferimento alla cultura quando si fa politica, un serbatoio intellettuale e uno slancio morale. Una politica non astratta ma legata alla vita. E i miei gemelli passano dalla depressione, dagli inciampi dell’esistenza. In ogni Oliveri c’è un Ernani che vuol uscire fuori. La solidità di costruzione di questi personaggi sfocia anche in una ambiguità che non deve essere risolta.
 

Mastandrea: Ho visto il film pochi giorni fa, sono rimasto molto sorpreso del mio entusiasmo e del modo in cui ho guardato e apprezzato il film. Vedete, esistono dei ruoli da non protagonista che mi piacciono da morire, è come la passione per il secondo posto eterno, quello tra l’aspirazione verso l’oro e la deresponsabilizzazione di essere stato secondo, d'argento. Ecco, con il dovuto rispetto, guardandomi in questo film mi sono quasi piaciuto. Lavorare con Toni è stato importante soprattutto per un attore come me che ha fatto dell’incoscienza il proprio metodo e che solo ultimamente sta cercando altro.
 

Cescon: Ho amato molto il film, con Andò ho fatto altre cose e mi emoziona far parte del suo percorso. I due ruoli femminili sono due belle presenze, in fondo a me succede quello che al personaggio di Valeria è successo da giovane: essere la fidanzata di entrambi. È un ennesimo legame ben scritto e girato.
 

Bruni Tedeschi: anche per me è stato lo slancio di lavorare con Toni, attore che ammiro molto. Ma anche il cuore del film mi appassionava, non è un film politico, ma su noi stessi, sul nostro doppio. I gemelli come una sola persona, tra i lati razionali e non del nostro inconscio. Per una volta questa parte di noi che non ha bisogno di controllare tutto esce fuori, a Giovanni non importa il potere, ed è bello poter dire che "chi se ne frega delle convenzioni"  vince.

Il suo è un film intimamente legato alla politica italiana. La speranza che il gemello pazzo dà agli elettori, la passione, un Paese depresso. La sua attualità vi sorprende visto che il romanzo è stato scritto un po' di tempo fa?

Andò: il clima è rimasto quello, io credo che ci sono delle persone di buona volontà. Non sono pessimista. Lo dico senza problemi, mi sta a cuore la sinistra e il mio Ernani vuole rappresentare la sinistra, questo personaggio che non ha riferimenti con la nostra realtà ha però il bagaglio di tutti questi anni alle spalle. Spesso la politica è romanzesca, a volte è un romanzo triviale, a volte shakespereano, sicuramente lo scenario italiano non è cambiatomolto in questi anni. Queste persone che oggi fanno campagna elettorale non danno forse speranza e di fatto il nostro Paese è luogo di predatori (vedi gli scandali bancari). Questo è molto lontano dalla speranza che il popolo cerca. Quando la speranza non c’è bisogna inventarla diceva Camus.

Servillo: mi sento sempre incuriosito dagli attori che dicono “il mio mestiere può servire a qualcosa”. Nei limiti di un film, dell’emozione messa a servizio del pensiero, ma la sensazione che ho avuto vedendo Viva la libertà è che se qualcuno in politica si sente superiore deve avere il coraggio di dimostralo. L’arte, poi, deve solo suggerire, non lanciare messaggi.

L’immagine di Berlinguer dietro la scrivania del segretario sembra l’unico riferimento chiaro a una tradizione. Perchè Berlinguer?

Andò: Credo che Berlinguer abbia proiettato negli italiani con il suo volto scavato e umano un che di romanzesco, capace anche di aprirsi in un sorriso solare. Un politico che ha vissuto momenti difficilissimi, essendo anche isolato nel suo stesso partito. Mi piaceva che Berlinguer fosse lì solo con il suo volto, che basta a proiettare qualcosa agli italiani. Mi piace scommettere nel futuro, ci sono insidie, momenti penosi, ma voglio pensare al futuro. Berlinguer lo vedo come una sorta di talismano.
 

Un caso che il film esca a poche settimane dal voto?

Ci sembrava giusto che il film uscisse in un momento come questo, io penso che il film sia slegato da ogni strumentalizzazione. E' un film onesto nel manifestare la famiglia in cui si colloca e l'anima a cui vuole parlare. Il comizio ispirato a Brecht è la scena che preferisco, la poesia “A chi esita”, pone il pallino del destino politico nelle mani e nell’anima dei cittadini. Non si può delegare a nessuna figura carismatica ciò che solo i cittadini devono poter decidere.

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