Viva la sposa, di Ascanio Celestini

Celestini volge il suo sguardo agli emarginati, a persone completamente sbandate e senza un futuro in una Roma di periferia che è difficile riconoscere.

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Un mondo invisibile agli occhi di molti. È questa l’essenza che Celestini porta sul grande schermo nelle Giornate degli Autori, dopo l’esordio di cinque anni fa con La pecora nera. E alcune suggestioni di allora ritornano, a cominciare dal nome del protagonista Nicola, interpretato dallo stesso regista. Ma non si tratta di un personaggio morettiano; il film è un naturale rimpasto di forme e temi provenienti da fonti differenti – letterarie, cinematografiche e in fondo reali. Perché il presente, lo spazio che ci circonda, è saturo di immagini e allo scrittore – pescatore di idee per eccellenza – non resta che coglierle nella rete, farle proprie e gettarle in pasto a un pubblico affamato di vita.

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Celestini sceglie dunque una città che conosce bene, Roma; non quella della grande bellezza ma la Roma di periferia, talmente ai margini della società che è difficile riconoscerla. Volge il suo sguardo agli emarginati, a persone completamente sbandate e senza un futuro. Tra di loro c’è appunto Nicola, che continua a bere negando di avere un problema; Anna (Veronica Cruciani), una prostituta che non sa chi è il padre di suo figlio; Sasà (Salvatore Striano), un truffatore di terz’ordine; Sofia (Alba Rohrwacher), che vorrebbe scappare in Spagna e invece finisce a Cinecittà. E poi, quasi come una fata bianca nel paese delle meraviglie, appare lei – la sposa (Mimmi Gunnarsson) – un’americana che attraversa l’Italia con sorrisi di speranza e promesse consolatorie.

ascanio celestini e alba rohrwacher in viva la sposaPersonaggi, anzi persone, accomunate da un filo che li lega alle mani di una volontà superiore forse apparente: fino a dove li spinge il destino o piuttosto quanto sono responsabili delle proprie scelte? Celestini non ha la pretesa di dare risposte concrete, né questo sarebbe il contesto adatto: il tono del film è leggero, giocato su un buon equilibrio tra tragico e comico, e di conseguenza anche i protagonisti fluttuano in una dimensione alienante, troppo, trascinati verso il basso dalla loro condizione e sospinti in alto da un’onda improvvisa che si chiama immaginario – televisivo, mediatico, mistificatore.

Il risultato è incerto e scombinato; alla base manca una solida impalcatura narrativa che permetta di sorreggere le varie storie, che schizzano in direzioni impreviste e in certi casi gratuite (il pestaggio da parte della polizia). Ci si chiede allora quale debba essere il confine tra autenticità e rappresentazione, e se la volontà di restituire una parte seppur minima di verità non sia oscurata da un guizzo artistico e linguistico preponderante.

Regia: Ascanio Celestini

Interpreti: Ascanio Celestini, Alba Rohrwacher, Salvatore Striano, Francesco De Miranda, Veronica Cruciani, Mimmi Gunnarsson
Distribuzione: Parthénos
Durata: 85′
Origine: Belgio/Francia/Italia 2015

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