"W Zappatore", di Massimiliano Verdesca

w zappatore

Folgorante e fuori norma nella sua verve visiva dissociata, ennesimo step di un più ampio progetto (tra stills e ritratti digitali per MTV) incentrato su questa stralunata figura “fantastica e reale” di chitarrista metal salentino. C'è più passione che misura, più intuito che sostanza, ma c'è soprattutto coraggio, quello necessario a spiazzare tutti: pubblico, critici, programmer di festival… Da vedere per disagiatamente credere!

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w zappatoreTutta questa luce mi adombra” dice Marcello Zappatore e l'ossimoro descrive a perfezione l'intero gioco del film d'esordio di Massimiliano Verdesca, folgorante e fuori norma nella sua verve visiva dissociata, ennesimo step di un più ampio progetto (tra stills e ritratti digitali per MTV) incentrato su questa stralunata figura “fantastica e reale” di chitarrista metal salentino. Lo avevamo già visto  anni fa, Zappatore, bruciato dalle sataniche sonorità e baciato da Dio, colto In religioso disagio (titolo folgorante) nel precedente cortometraggio di Verdesca, passato tra l'altro in concorso a Rotterdam: una macchia dark nella luce dell'estremo Salento, sonnolento ribelle senza causa, condannato all'esilio in una dimensione spirituale che calza con ironica suggestione sulla sua sagoma quietamente disadattata. L'assunto di partenza lo vuole folgorato sulla strada di un Salento di periferia dalle “stimmate” che gli segnano il costato, sfogo laico o spirituale di un'esistenza che gli prude addosso, tra il satanico leader (Ilario Suppressa) della sua band metal che lo bulleggia e gli ruba la ragazza, una madre lamentosa e questuante che vorrebbe occupargli le giornate, una nonna svampita e protoribelle (una Sandra Milo generosamente fuori regola) che gli libera le prospettive. La televisione locale si occupa di lui, la band lo caccia con disprezzo, la t-shirt nera con la croce rovesciata sul petto viene sostituita da una maglia bianca con la croce in ordine: il religioso disagio di Zappatore gli riversa addosso dubbi di fede e voglia di maledizione, ipotesi di santità e sospetti dermatologici, metamorfosi musicali (il rock di un sosia di Elvis suonato in balere di periferia), incubi popolati di campi di crocifissi e edicole con Santi e Vergini. Il contest di metal satanista è il punto di arrivo della sua sfida con se stesso e con il leader della sua vecchia band, e in tutto questo la nonna sgallettata farà la sua brava parte nel ridefinire lo scenario.

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Massimiliano Verdesca è un visionario puro, pronipote di tensioni figurative pasoliniane, manipolazioni brechtiane, illustrazioni da Ciprì & Maresco. Per intenderci lo potremmo tenere tra Antonio Rezza (per le architetture visive di periferia “troppolitana” adattate a corpi surreali) e Davide Manuli (per il gioco stralunato con elementi e figure in scena), ma poi ha una sua geniale pazzia molto personale, che gli bruca visivamente le coordinate e disperde nella profondità di campo le prospettive scenografiche e narrative. Eccede e incede senza remore, questo visionario salentino trentaseienne con studi newyorkesi e frequentazioni di MTV, non trattiene lo sguardo, cerca sempre la prospettiva cangiante, il gioco di luce, l'eccesso dei personaggi reali su cui modula la messa in scena. C'è più passione che misura, più intuito che sostanza, ma c'è soprattutto coraggio, quello necessario a spiazzare tutti: pubblico, critici, programmer di festival… Da vedere per disagiatamente credere!


Regia: Massimiliano Verdesca

Interpreti: Marcello Zappatore, Sandra Milo, Ilario Suppressa, Guia Jelo, Romolo Augustolo, Flavio Ingrosso, Raffaele Maisto, Raffaello Murrone, Monica Nappo.

Distribuzione: Distribuzione Indipendente

Durata: 85'

Origine: Italia 2011

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