Warcraft – L’inizio, di Duncan Jones
Un film di eroi senza epica e il gioco di ruolo resta appannato. Dopo Moon e Source Code, rovinosa caduta per il regista che viene risorpassato subito a destra da Il signore degli anelli
Il progetto aveva già qualcosa di maledetto. Inizialmente sarebbe dovuto uscire nel 2009 con la regia di Sam Raimi che poi si è ritirato. Duncan Jones ha accettato la sfida di adattare il celebre gioco di ruolo World of Warcraft che conta oltre 12 milioni di iscritti e vede tra i suoi partecipanti soprattutto giovanissimi tra i 12 e i 16 anni. Un videogioco, quello della Blizzard, che esiste da oltre 20 anni (esattamente dal 1994) e che quindi ha alimerntato un immaginario che invece nel film risulta sfumato, quasi ai limiti dell’evanescenza.
Il regno pacifico di Azeroth si trova costretto ad affrontare i guerrieri Orchi, una stirpe che è in fuga dalla loro terra e ne vuole quindi conquistare un’altra. Nel momento in cui si apre il portale che collega i due mondi, un esercito va incontro alla distruzione, mentre l’altro rischia l’estinzione. Così da due schieramenti opposti si affrontano due eroi. L’esito del conflitto deciderà il futuro dei loro popoli.
Il cinema di Duncan Jones, capace di creare efficacemente mondi paralleli soprattutto con l’ottimo Moon ma anche con Source Code, frana sul peso delle sue stesse ambizioni. Forse si torna sulle zone di un fantasy dalla struttura narrativa elementare dopo che il genere – almeno nei blockbuster statunitensi – sembra essere mutato soprattutto nell’ultimo decennio con trame dallo sviluppo più complesso. Ma il film è senza respiro, nel senso che appare affannato, quasi asmatico, ansioso e teso a restituire l’estetica del gioco. E precipita in una rappresentazione che cerca la sorpresa quasi in ogni scena. Anche da un punto di vista sensoriale. L’ipnosi sonora diventa è solo assordante. E anche gli zoom creano l’illusoria tentazione di ritornare alle scene di massa di un peplum o un western perduto, che forse vuole recuperare l’anima di un cinema pre-digitale (la figura del Re sembra quasi una creazione magica ome il Re artù di Excalibur di Boorman). Ma l’ossessione dei dettagli diventano come le lamiere di un auto da corsa lontana dalle prime posizioni.
Duncan Jones non riesce a lasciare totalmente libero il film all’estetica del videogioco. Se ne vuole appropriare in alcuni frangenti rischiando però il collasso come nella soggettiva capovolta di Draka morente mentre guarda il figlio che si allontana da lei nell’acqua. E si affida alle luci del neozelandese Simon Duggan, sospeso tra i suoi residui tra l’umano e il digitale di 300 di Zack Snyder combinate con le luci e verdi che sembrano uscire dai fasci musical di Il grande Gatsby di Baz Luhrmann. Ma al tempo stesso non riesce mai a impossessarsene e a stravolgerlo. E gran parte dei personaggi sembrano subire le conseguenze di questa ambiguità, a cominciare da Garona e Anduin Lothar.
Warcraft è un film di eroi senza però epica. Guarda al nuovo ma oggi stesso, proprio in occasione della sua uscita in sala, viene ancora soprpassato da destra dalla prima trilogia di Il signore degli anelli. Ecco Duncan Jones dovrebbe guardare proprio in quella direzione soprattutto nel modo di filmare l’attesa. Che per cambiare registro, dovrà essere presente in un probabile sequel. Di cui si parlerà più dettagliatamente dopo i primi responsi attendibili dal box office. Statunitense innanzitutto ma anche quello mondiale.
Titolo originale: Warcraft
Regia: Duncan Jones
Interpreti: Travis Fimmel, Paula Patton, Ben Foster, Dominic Cooper, Toby Kebbell, Anna Galvin
Distribuzione: Universal
Durata: 123′
Origine: Usa 2016