Wikipedia: la conoscenza è per tutti?, di Jascha Hannover e Lorenza Castella

Passato su ARTE.tv in italiano il doc che racconta i vent’anni di luci e ombre di Wikipedia. Un saggio su: oggettività e soggettività; ricerca di fonti e regole del web

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Wikipedia è forse il più grande progetto di democrazia esistente sul web, o meglio è il più grande progetto di conoscenza democratizzata. Serviva un luogo lontano dalle regole del reale, come gli angoli dell’internet, per creare quest’isola felice dove è finalmente possibile ripensare il senso di concetti come autorevolezza e competenza.

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Wikipedia è stata per anni il sogno lucido più “avanzato” di sempre. La più grande forma di collaborazione globale che unisce persone sotto l’obiettivo comune del creare conoscenza gratuita e condivisa. Un’enciclopedia 2.0, creata tramite una pluralità di voci “volontarie” non appartenenti alla stessa cultura, che ha di fatto annullato l’idea di conoscenza ex cathedra; cioè di quel sapere a disposizione solo di una élite.

Ma siamo sicuri che anche sul web non esistano catene, regole e schiavitù?
Il documentario di Jascha Hannover e Lorenza Castella, durante tutti i 52′ di durata risponde a questa e altre domande.

Guardando il lavoro degli autori, viene il dubbio che l’idea di libertà neutrale che si cela dietro internet e Wikipedia, l’idea dell’obiettività universale, sia non solo pura utopia, ma anche puro idealismo; poiché nulla è neutrale ed è quasi impossibile scavalcare interessi e pregiudizi individuali. Ciò che si viene a creare altro non è che un nuovo rapporto tra classi dove vigono interessi personali e dove il volontario “neutrale” continua a sottostare e a nutrire la “macchina” assetata di sapere.

Tutto ciò che si cela dietro Wikipedia è in realtà un bignami della rete per come la conosciamo oggi. Quel web 3.0, dove l’internet è pensato per gli oggetti, su cui tanto si sta ragionando anche al cinema e che solo due anni fa metteva gli N.W.A come colonna sonora del massacro di Us (Noi) diretto da Jordan Peele.

«Ophelia… call the police!»
«Sure. Playing “Call the police” by N.W.A.»

Questa fame atavica di nozionismo e conoscenza “oggettiva” del reale, sembra voler affermare il documentario, porta alla distruzione di fatto del concetto di libertà stesso. Perché chiudere sempre più informazioni certe, secondo la volontà della neutralità e della cieca obiettività, altro non porta che ad accettare, a priori, qualcosa rispetto a “l’altro indipendente” che non viene riconosciuto perché non storicizzato, perché non noto.

Basta guardare Fyre di Chris Smith su Netflix per comprendere meglio la questione sulla rilevanza e la storicizzazione. Sul web e sui social è ancora più semplice questo processo; siamo nell’era delle fake news e della ricerca spasmodica di fonti certe. Regola del gioco vuole che se più fonti confermano qualcosa, quella tende ad esser automaticamente presa per certa, ma se tutte le fonti provengono dalla mente del Billy McFarland di cui parla il documentario di Smith su Netflix?

La voglia di storicizzare a tutti i costi passato e presente, senza libertà di interpretazione e approfondimento, apre alle problematiche messe in luce da Hannover e Castella, già preesistenti, di disuguaglianza e castrazione culturale che abbiamo nella società del reale.

La grossa falla nel sistema è proprio questa. Perché quelli che si definiscono per tutta la durata del documentario storici neutrali non accettano articoli in base alle fonti proposte? E quali sono le giuste fonti da proporre? In un sistema dove ciò che non è inserito su Wikipedia non esiste, nonostante si parli di libertà, l’essere neutrali alla maniera degli storici 2.0 diventa l’atto più politico di tutti.

Su Wikipedia non si può fare attivismo o politica. Può la storia non interpretata arricchire il lettore? E può un film, un libro, un album musicale esistere a priori senza una pluralità di testi critici tutti differenti tra di loro?

Spesso la storia di un popolo o di un fenomeno è stata raccontata tramite pitture parietali, canzoni popolari o semplici racconti orali. La nostra intera esistenza è nata tramite il Mito, la leggenda. Gran parte di tutto ciò non viene ancora oggi riconosciuto come fonte accademica eppure, anche queste, sono fonti con una importantissima valenza storico-culturale.

Il documentario di Jascha Hannover e Lorenza Castella parla di ciò; è un trattato su cos’è l’oggettività e su quanto sia probabilmente più importante la soggettività. È un saggio sul web e le sue regole; ed è soprattutto la richiesta, alla più famosa enciclopedia online e all’internet tutto, di avere maggiore libertà accettando una sempre più vasta pluralità di voci e punti di vista; perché solo così si possono sovvertire le regole del reale e distribuire il potere nelle mani di tutti, accettandone anche i rischi.

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