Winter Brothers. Una storia di mancanza d’amore, di Hlynur Pálmason

L’opera prima del regista islandere di A White White Day e Godland spiazza completamente lo spettatore ma rimane coraggiosa nel fondere naturalismo e allegoria, conflitti interiori e materiale onirico

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Deserto bianco. L’opera prima dell’islandese Hlynur Pálmason spiazza completamente lo spettatore. Non racconta una storia, la suggerisce attraverso il materiale sonoro debordante e la dipinge su una tela in 18 mm di colori desaturati, soprattutto il bianco e il blu. Proprio quando sembra prendere forma un esile filo narrativo, il finale spezza ogni illusione d’ordine, ripiombando nel buio della cava.

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In una miniera di gesso in Danimarca lavorano due fratelli: il maggiore Johan (Simon Sears) cerca di relazionarsi con il più piccolo Emil (Elliott Crosset Hove) affetto da gravi disturbi di personalità. Anna (Vic Carmen Sonne), una delle poche donne a lavorare in miniera, sarà la causa della frattura tra i fratelli, anche se comprende l’eccesso di sensibilità dell’alienato Emil.

L’intento di Hlynur Pálmason è quello di ritrarre un universo maschile tutto concentrato sui propri genitali e sulla propria forza fisica. L’esibizione dei membri tra i fratelli rimanda ad una fase di crescita arrestata alla adolescenza. Sono uomini che passano la maggior parte del tempo sottoterra, coperti di calce e di polvere, con il solo conforto di un intruglio alcolico preparato da Emil rubando materiali chimici dalla fabbrica. Sono senza padre, senza affetti, senza famiglia. Passano la maggior parte del tempo nell’invisibilità, sono già morti, in un limbo di oscurità e rumori assordanti. Quando emergono in superficie sfogano la loro frustrazione sognando di imbracciare il fucile e di sparare al nemico. I tutorial VHS delle lezioni al poligono di tiro sono il rifugio di vite sbandate e senza senso, pronte a scatenare la rabbia attraverso le armi.

Aiutato dalla performance sublime di Elliott Crossett Hove (premiato a Locarno nel 2017 con il Pardo d’oro come migliore attore), Hlnyur Pálmason disegna un personaggio indimenticabile modellandolo sulle note autistiche del Freddie Quell (Joaquin Phoenix) di The Master. Ma i paragoni con il cinema di Paul Thomas Anderson finiscono qui. A differenza di A White White Day. Segreti nella nebbia e Godland. Nella terra di Dio, Winter Brothers è molto più ostico, cinico, sperimentale nella frammentazione della narrazione con più di un rimando al minimalismo glaciale di Haneke e con chiare influenze del cinema dell’alienazione di Antonioni. Sapiente l’uso del travelling mentre i due fratelli discutono passeggiando nella boscaglia innevata e altrettanto riusciti i quadri fissi che bloccano il flusso visivo estrapolandolo dal contesto: la strana costruzione composta da pietre, tronchi di legno e caschi come tomba per i due fratelli, le immagini spettrali della fabbrica, le finestre opache che separano l’interno dall’esterno. Altro spunto originale è l’improvviso irrompere di materiale onirico all’interno di un percorso realistico/documentaristico: Emil in divisa militare che prende lezioni di tiro nella boscaglia ed Emil che amoreggia con Anna, la chimera del suo sogno d’amore impossibile. Il precipitare degli eventi scatenerà la violenza della comunità verso il diverso e a nulla varranno i giochi di prestigio di Emil a ribaltare la sua condizione di emarginato.

Fotografato da Maria Von Hausswolff con l’intento di esaltare i colori del paesaggio invernale danese, commentato dalle musiche minimali di Toke Bronson Odin, Winter Brothers è una opera prima coraggiosa nel fondere naturalismo e allegoria, conflitti interiori e materiale onirico fino ad arrivare ad una conclusione ermetica che suggerisce il dissolversi di tante vite dentro l’oscurità di una miniera di tenebre. La mancanza d’amore è mancanza di luce.

 

Titolo originale: Vinterbrødre
Regia: Hlynur Pálmason
Interpreti: Elliott Crosset Hove, Simon Sears, Vic Carmen Sonne, Lars Mikkelsen, Peter Plaugborg, Michael Brostrup, Anders Hove, Laurits Honoré Rønne, Jannik Jensen, Christopher Lillman
Distribuzione: Trent Film
Durata: 90′
Origine: Danimarca, Islanda 2017

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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