"Winx club 3D – Magica Avventura", di Iginio Straffi

Winx Club in 3D
Sono le fatine che hanno ammaliato le bambine italiane ad assumersi l'onore e l'onere di portare l'innovazione tecnologica qui da noi. É attraverso i loro vestitini succinti e le loro ali glitter che l'animazione italiana sfonda le porte dorate della Terza Dimensione, sotto gli occhi di ragazzine estasiate

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Winx Club in 3DSono le fatine che hanno ammaliato le bambine italiane ad assumersi l'onore e l'onere di portare l'innovazione tecnologica qui da noi. É attraverso i loro vestitini succinti e le loro ali glitter che l'animazione italiana sfonda le porte dorate della Terza Dimensione, sotto gli occhi di ragazzine estasiate, ma neanche troppo – l'America ha da insegnare anche sul fanatismo, oltre che sul 3D, che nel nostro caso raggiunge un certo coinvolgimento sensoriale solo durante le trasformazioni delle fate.
Il brand Winx è semplice e diretto, ma è proprio dietro uno stile così spontaneamente accantivante che si annida il gioco sottile e pericoloso del geniale inventore, promotore, ed ora regista, delle fashon-fate, Iginio Straffi,  che punta decisamente più in alto nel suo secondo lungometraggio sulle fate, dopo Winx Club – Il segreto del regno perduto.
Il film non è che la punta dell'iceberg, ma emblematico per risalire al significato profondo del fenomeno nel suo complesso. La trama non è esattemente degna di nota, ma tanto per interdersi: streghe cattive, fate buone, un amore impedito, genitori che sbagliano, figli che insegnano. Niente che non venga narrato in qualsivoglia forma da circa 3000 anni, ma non siamo certo qui a denigrare la “banalità degli archetipi”, poiché se il Cinema esiste è perchè queste metafore universali possono essere ancora e sempre reinterpretate nelle scelte drammaturgiche più disparate ed originali. Non ha molto senso, dunque, muovere critiche di presunta banalità ad una favola per bambini (piccoli, inoltre, come in questo caso). Eppure gli adulti possono, devono poter e saper parlare di un film/fenomeno come questo. Innanzitutto, per la miriade di “citazioni” di cui è costellato, da quell' “Albero della Vita” che riaccende ricordi tanto recenti (i primi ricordi in 3D…), fino a quell'unico “germoglio verde”, ultima speranza per la vita che riesce a salvarsi dal lerciume del mondo, e rimanda solo per un momento a quel capolavoro etico/estetico -bisogna dirlo, per adulti o per bambini cresciutelli – che è stato Wall-E.
Ma anche in questo caso, che dire, potrebbe esser valido il discorso di cui sopra: gli archetipi nelle favole ognuno è libero di manovrarli e riutilizzarli a piacimento.
Resta allora qualche possibilità di contrattaccare in modo non banale la banalità? Restiamo ancorati alle parole. Prendiamo qualche battuta come baluardo: mettere in bocca ad una delle pseudo Sailor Moon modaiole “non c'è niente di interessante in televisione eccetto la pubblicità” oppure “il trucco non serve a nascondere ma a svelare la vera anima di una ragazza” reca con se significati ideologici tragici, per i quali la definizione di “antieducativo” è decisamente riduttiva.
Attraverso un look contemporaneo e curatissimo, queste Bratz+superpoteri non sono semplicemente un superficiale elogio all'esteriorità (come dimenticare l'aria altezzosa con cui una di loro esclama, di fronte ad un tizio “out”: “Ma non esiste un Pronto Intervento Moda?”), ma propongono una inquietante prospettiva futura, lucida e concreta, tutt'altro che subliminale: private dei superpoteri, le fate si trovano costrette ad un certo punto ad affrontare alcuni piccoli problemi della vita (dalle faccende domestiche alla fine del mondo) con l'ausilio esclusivo delle proprie forze. Comprendono il valore della fatica per ottenere risultati, e festeggiano la propria soddisfazione (frustrazione?) al Centro Commerciale.
Insomma, il lavoro rende liberi…di fare shopping. E magari la colpa fosse delle Winx.
 
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    2 commenti

    • Ciao Elena,
      ti sei accorta che ognuna delle battute che citi come elemento negativo, quelle inneggianti allo shopping e alla moda, per intenderci, a parte essere LA TOTALITA' delle battute del film inerente quegli argomenti (invece lasci a intendere che quello sia l'argomento principale dei discorsi delle ragazze), sono tutte esclamate dallo stesso personaggio? Personaggio che è lì proprio per parodiare il modello Paris Hilton e che, puntualmente, viene "rimproverata" da tutte le altre ragazze che le sottolineano quali siano invece le cose realmente importanti?
      Penso che tu abbia tutte le competenze per accorgertene tranquillamente da sola senza che te lo faccia notare io ma è molto più facile cedere alla seduzione della piccola moralizzatrice.
      Concludere facendo credere che la morale del film sia "il lavoro rende liberi di fare shopping" non solo è deprimente ma è completamente falso.
      E riallacciandomi alla tua domanda finale… di questa tua gratuita …

    • Non me l'ha postato tutto. Era così:
      "E riallacciandomi alla tua domanda finale… di questa tua gratuita falsità, di chi è la colpa?"

      Ciao!
      Mauro