"World War Z", di Marc Forster

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World War Z sembra arrivare in ritardo di alcuni anni nella sua inquieta rielaborazione politica e filosofica sulla violenza e sul genere apocalittico/fantahorror. L'apocalisse pre-annunciata, raccontata, sottolineata, celebrata e ripetuta arriva al punto di scaricarsi da sola, implodendo su se stessa

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World war zEra certamente difficile recuperare l'originalità letteraria dell'omonimo libro firmato da Max Brooks da cui è tratto questo World War Z. La frammentarietà del romanzo epistolare, con la quale il protagonista attraverso interviste e testimonainze riesce a ricostruire le varie tappe della guerra agli zombie iniziata da una pandemia dalle origini sconosciute, viene infatti adattata cinematograficamente attraverso la sola prospettiva di Gerry (B. Pitt) che, nella sceneggiatura di Matthew Carnahan, Drew Goddard e Damon Lindelof (quest'ultimo un po' inflazionato dopo Lost, Prometheus e Into Darkness) attraversa il mondo in cerca della causa e della possibile cura per sconfiggere questi morti viventi che anzichè simulare la proverbiale lentezza di George Romero hanno il ritmo indemoniato delle recenti rivisitazioni fatte da Zack Snyder (L'alba dei morti viventi) e Danny Boyle (28 giorni dopo).

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I titoli di testa elencano notiziari televisivi di tutto il mondo che annunciano allarmi, smentite e prese di posizione circa un virus sconosciuto che sembra scatenare una violenza carnivora in chi ne è affetto. Gerry Lane e la sua famiglia durante una normale mattinata rimangono coinvolti in un vero e proprio assalto urbano di questi cittadini che una volta contagiati si scagliano ferocemente contro gli uomini come bestie rabbiose. In poche ore è l'Apocalisse. Non solo in America (che perde persino il proprio Presidente!) ma in tutto il mondo. La civiltà e le grandi metropoli crollano sotto la violenza incontrollata e irrazionale dei propri abitanti contagiati e ai superstiti non resta che fuggire e proteggersi nei pochi luoghi sicuri. Gerry, una volta messa in salvo moglie e figlie, dovrà assumere il compito di incunearsi dentro questo mondo in disfacimento (Stati Uniti, Corea, Gerusalemme, Galles) e riportare la speranza.

World War ZNon ci vuole molto per intuire che pur confezionando un blockbuster di lusso Forster abbia intenzioni piuttoste elevate. Il misterioso morbo diventa presto riflesso orrorifico convenzionale per raccontare altro: una più generale malattia mortale che si nasconde dietro i conflitti sociali, politici e religiosi che affliggono il mondo contemporaneo. Il punto di vista sull'oggi è ossessivo e sottolineato in modo quasi asfissiante, evidenziando le inclinazioni autoriali di un regista ambizioso ma discontinuo, qui davvero pericolosamente incerto se fare semplicemente un horror politico o un film hollywoodiano d'autore sulla fine del mondo. Di certo World War Z è un film tutto in fieri, girato in diretta al tempo presente ci verrebbe da dire, in cui il prima (l'origine del virus) e il dopo (la fine della guerra) vengono omessi a vantaggio del racconto tutto d'un fiato della missione del "Salvatore" Gerry. Quest'ultimo è epicentro focale – sue le soggettive che nelle molte scene di massa individuano dettagli rivelatori – e spirituale dell'operazione. In un ruolo che sembrerebbe scritto su misura soprattutto per lo "scientologista" Tom Cruise, Brad Pitt (tra i produttori) incarna il perfetto modello di Pater Familias del nuovo millennio pronto al sacrificio, fedele alla causa, abile nel pensiero, nell'azione ma aperto alla mescolanza (il bambino ispanico adottato).

Al momento di Forster ci teniamo Neverland e Quantum of Solace. Perchè nel complesso World War Z sembra arrivare in ritardo di alcuni anni nella sua inquieta rielaborazione politica e filosofica sulla violenza e sul genere apocalittico/fantahorror. L'apocalisse pre-annunciata, raccontata, sottolineata, celebrata e ripetuta arriva al punto di scaricarsi da sola, implodendo su se stessa. Privo della nettezza teorica del Soderbergh di Contagion (opera sempre più centrale dell'ultimo cinema americano) così come della magniloquenza spettacolare e del respiro umanistico del Cuaròn de I figli degli uomini, il film di Forster si affloscia su territori battuti da altri senza guizzi memorabili (tranne probabilmente la riuscita sequenza in Israele), non riesce a nascondere la propria piattezza emotiva con la qualità dello stile e nella prima parte cerca di recuperare il magnifico La guerra dei mondi di Spielberg senza raggiungerne l'angoscia nè la lucidità morale di un grande racconto sulla figura paterna. Che Forster non sia Spielberg lo abbiamo sempre saputo. Ma in World War Z dimostra di non saper essere troppe altre cose.

 

Titolo originale: Id.

Regia. Marc Forster
Interpreti: Brad Pitt, Mireille Enos, Matthew Fox, James Badge Dale, Bryan Cranston, David Morse, Peter Capaldi, Eric West, David Andrews

Origine: USA, UK, 2013

Distribuzione: Universal Pictures

Durata: 110'

 

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    Un commento

    • Non sono d'accordo é un grande film horror. L'inizio in città é da applausi altro che la guerra dei mondi ma che film avete visto?