Al XVIII TOHorror Film Fest vincono le donne

Tenutosi dal 10 al 14 ottobre, il Festival di cinema e cultura del fantastico di Torino, all’edizione della maturità, si conferma appuntamento irrinunciabile per appassionati, cinefili e curiosi

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Tenutosi dal 10 al 14 ottobre scorsi, il Festival di cinema e cultura del fantastico di Torino, ormai giunto all’edizione della maturità, si riconferma appuntamento irrinunciabile per gli appassionati ma anche per cinefili e curiosi. I titoli in concorso hanno spaziato infatti nelle modalità, negli stili e nelle tematiche senza soluzione di continuità, tranne per quel filo rosso intorno alla presenza femminile annunciata a poche settimane dall’inizio. Non è certamente un caso che l’evento fosse dedicato alle streghe «laddove con questo termine si è voluto intendere – ha spiegato il direttore artistico Massimiliano Supporta – non tanto le tradizionali signore maligne con la scopa quanto piuttosto tutte quelle figure depositarie di un antico sapere e perciò perseguitate ieri come oggi». In un momento così delicato della lotta per i diritti di genere, in cui alla costante ingiustizia nel contesto privato si contrappone un crescente contributo in ambito pubblico, gli organizzatori hanno voluto prendere posizione formando giurie di sole donne e lasciando che la selezione parlasse per loro raccontando storie di affermazione identitaria spesso molto dolorose.

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La più interessante, in questi termini, si trova in Is That You? (¿Eres tú, papá?) di Rudy Riverón Sánchez, presentato come il primo horror psicologico della storia cinematografica cubana e gratificato del Premio “Anna Mondelli” per la miglior opera prima. Un lavoro dai ritmi solenni e dai passaggi narrativi precisissimi, ma anche un’angosciante riflessione sul concetto di educazione alla violenza, sul contrasto tra ciò che la giovanissima Lili risulta essere e ciò che ci si aspetta che diventi dopo aver vissuto fino all’adolescenza con un padre padrone e una madre in parte connivente. Una menzione speciale è andata poi a Tigers are not Afraid (Vuelven) di Issa López, altro film in lingua spagnola perché proveniente dal Messico e capace di affrontare un argomento delicato come quello dei rapimenti di bambini nelle periferie metropolitane col piglio suadente della fiaba nera, attraverso un geniale apporto della computer graphic all’impianto classico del romanzo di formazione.
A tal proposito, la sezione Animazioni ha premiato la contagiosa follia di Knockstrike degli spagnoli (neanche a farlo apposta) Genis Rigol, Pau Anglad e Marc Torices e la sensibilità un po’ dolce e un po’ sinistra di Robhot di Donato Sansone, apprezzato artista attivo da anni sul territorio torinese.
Il riconoscimento per la sperimentazione, dedicato all’indimenticabile maestro Antonio

Margheriti, è invece andato al cortometraggio animato Reruns dell’olandese Rosto, il quale ha dimostrato coraggio e inventiva nel fondere tecniche digitali e riprese dal vero in un’opera esteticamente eccezionale. Invece il pubblico si è entusiasmato con il disegno e i sentimenti di The Death, Dad & Son, di produzione francese seppure graficamente vicino al disneyano Coco (2017).

Ma anche altrove il festival ha riservato gustose sorprese! Fuori Concorso si è fatto notare Summer of ’84 del trio canadese François Simard, Anouk Whissell, e Yoann-Karl Whissell, già noti per Turbo Kid (2015). Di nuovo un coming of age, questa volta nell’ambito dei prodotti ambientati nei primi anni Ottanta sulla scia della serie Stranger Things (2016-). Tuttavia, se gli stereotipi sono quelli giusti, la prima immagine è una bicicletta in corsa e l’adolescenza rimane al centro del racconto, qui l’operazione si ammanta di un’aura inquietante ben oltre l’ultima versione del pagliaccio creato da Stephen King, trovando in una messa in scena dal sapore hitchcockiano e in un apparato musicale debitore del miglior John Carpenter una suggestiva raffigurazione del male che si nasconde dietro le belle case dei sobborghi provinciali del mondo, oltretutto portandoci verso un finale affatto consolatorio.
Discorso simile per Dog (Chien) del francese Samuel Benchetrit, tratto da un romanzo dello stesso regista e incentrato sulle vicissitudini di un uomo che lasciato dalla moglie, ignorato dal figlio e licenziato per futili motivi, regredisce a uno stato bestiale e si sottomette a un addestratore di cani. Commedia nera tristissima e conturbante, fatta di piccole situazioni surreali ma verosimili. Un’opera che meriterebbe una diffusione di qualità e che non sarà facile dimenticare.
Mentre a breve nelle nostre sale vedremo il trionfatore di questo TOHorror Film Fest (Miglior Lungometraggio, anche per il pubblico) ovvero il già campione d’incassi in patria e pluripremiato One Cut of the Dead (Kamera o tomeru na!) del giapponese Shinichiro Ueda, distribuito col titolo Zombie contro zombie il 6-7-8 novembre per intuizione della Tucker Film.

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