XXIV Sulmonacinema Film Festival

E' partito il Festival di Sulmona con un programma ampio e apertamente politico, proprio perché incentrato nella celebrazione di un cinema libero e anarchico. Magnificamente collaterale

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Giunto alla ventiquattresima edizione, il Sulmonacinema Film Festival conferma anno dopo anno un ruolo di primo piano nel panorama cinematografico italiano, grazie soprattutto alla ricchezza contenutistica del suo programma e allo spirito anticonformista che lo anima. La transculturalità, come sostiene il Direttore Artistico della manifestazione Roberto Silvestri, sembra essere l'identità più riconoscibile di questa edizione del festival abruzzese. Una sorta di polimorfismo politico e specificatamente filmico che investe sia i film in concorso che quelli presenti nelle sezioni collaterali.

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Il concorso, che nelle edizioni precedenti ha avuto sempre il merito di scoprire talenti indiscutibili (Torre, Garrone, De Lillo, Marra, Crialese, Marazzi, Taidelli) vede quest'anno la massiccia presenza di operazioni che fanno del labile confine tra fiction e realismo documentario la cifra stilistica più ricorrente. Dal documentario musicale L'orchestra di piazza Vittorio, forse l'esempio più esplicito del progressismo ondivago e democratico inseguito dal festival, all'esperimento autobiografico-teatrale Grido di Pippo Del Bono, proseguendo con Tre donne morali di Garofalo, Inatteso di Domenico Distilo e Primavera in Kurdistan di Stefano Savona, il Sulmonacinema si rivela sempre più interessato all'ambiguità estetica della forma documentaristica e soprattutto alle potenzialità fruitive che questo genere sembra confermare negli ultimi anni. Dalla pellicola al digitale, come nel preziosissimo La rieducazione, esordio a bassissimo costo già apprezzato a Venezia come Evento Speciale della 'Settimana della critica', dal cinema di finzione a quello ambiguamente autoriale di docufiction (il caso di Garofalo e Del Bono, ad esempio), tutto i lungometraggi presenti sembrano interessati alla liminalità, alle contaminazioni artistiche, a una urgenza militante che va oltre lo snobismo dei circuiti 'alti'.


Traiettorie impazzite e fuorvianti, linee spezzate che si scontrano coi territori consolidati del cinema medio e che vedono conferma anche nelle sezioni esterne al concorso: 'Arebesque Addio', coraggioso ponte tra la cultura occidentale e quella araba, e 'Anarchia e Rivolta', spazio dedicato all'impegno politico e che vede la presenza di un film ingiustamente poco conosciuto come Bound for Glory di Hal Asbhy,, biografia del folk singer Woody Guthrie.


Lo stesso omaggio ad Age, sceneggiature illuminato capace di fare la storia del cinema italiano, assume, con la proiezione di tre film imprescindibili e diversissimi tra loro quali Totò sceicco, Teresa la ladra e Brancaleone alle crociate, i contorni della celebrazione doverosa alla libertà creativa più sfrenata, all'impegno politico più fecondo perché sperimentale e popolare a un tempo.


Sulmona è iniziato. L'importante è immergervisi.

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