X&Y – Nella mente di Anna, di Anna Odell

Quella che Anna Odell porta avanti è un’indagine fortemente cerebrale sulla percezione di sé nel tentativo di razionalizzare gli istinti. Un esperimento sociale programmatico

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Se il precedente lavoro di Anna Odell, regista e visual artist svedese, d’emblée riportava alla mente il Vinterberg di Festen, già dalle prime immagini X&Y rimanda al minimalismo scenico di Dogville di Lars Von Trier. La regista porta avanti l’analisi delle dinamiche dei rapporti sociali già affrontante in The Reunion, qui però declinate dal punto di vista del genere. La femmina e il maschio. Anzi, il maschio alfa. X&Y vuole essere prima di tutto un esperimento sociale che parte da un intento documentaristico di esplorazione dell’identità maschile e femminile. Per questo Odell, che ritorna protagonista della sua stessa opera, ha coinvolto l’attore Mikael Persbrandt con l’obiettivo di decostruire le loro rispettive immagini pubbliche esplorando i ruoli di genere e alcuni tratti delle loro personalità, impersonati da sei differenti attori. Gli alter ego (Vera Vitali, Trine Dyrholm, Jens Albinus, Shanti Roney, Thure Lindhardt e Sofie Gråbøl, nomi noti del cinema scandinavo) interagiscono tra loro in situazioni differenti, comportandosi e reagendo come se fossero gli stessi Odell e Persbrandt, che osservano se stessi dall’esterno, potendo talvolta intervenire, correggere, suggerire, anticipare e guidare gesti, dialoghi, azioni, potendo anche scegliere quale aspetto della personalità, ovvero quale alter ego, far agire a seconda di ciò che il momento richiede.

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Quella che Odell porta avanti è un’indagine fortemente cerebrale e introspettiva sulla percezione di sé, in primis come essere umano, poi come animale sociale, in quello che risulta essere un tentativo dicotomico di razionalizzare gli istinti, di studiarli e controllarli. X&Y opera sull’uomo e sulla donna una divisione netta, circoscritta e categorizzata (il bad boy, l’artista emancipata) che conduce a dinamiche relazionali che paiono forzatamente indotte, in cui manca un elemento di imprevedibilità proprio dell’essere umani. Una separazione stagna e razionale, come le stanze in cui si chiudono i protagonisti, ognuna adibita a scopi differenti (la stanza dei provini con gli attori, quella per i colloqui con gli psicologi, la stanza degli “interrogatori” con lo specchio semiriflettente) a cui si contrappone il sesso come contropeso istintuale, illogico, disturbante e caotico.

Ma nonostante Anna ripeta a più riprese che “non sapremo cosa è reale e cosa è finzione”, il copione, apparentemente inesistente, emerge ad ogni battuta, ad ogni interruzione di scena. Si palesa nelle reazioni spropositate di Thure, nelle correzioni di Anna, nello spaesamento di Mikael, in quelle che sono a tutti gli effetti delle parti recitate, ovvero nella messa in scena di un’interiorità altrui, una “lettura ad alta voce” della personalità di qualcun altro, a voler manifestare verbalmente uno stato d’animo che nel momento in cui se ne prende coscienza è già mutato. E questa separazione forzata, questa razionalizzazione ad ogni costo, questa programmaticità d’intenti, non può che portare ad un’unica conclusione. Le fiamme finali, appena accennate, sono l’espressione di un’implosione interiore del fulcro, cioè la stessa Anna, protagonista della propria indagine, che cede su di sé, elemento imprevedibile e distruttivo che sfugge al controllo dell’autocoscienza, impossibile da domare anche attraverso l’autoanalisi.

Titolo originale: X & Y
Regia: Anna Odell
Interpreti: Anna Odell, Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Vera Vitali, Shanti Roney, Sofie Gråbøl, Jens Albinus, Thure Lindhardt
Distribuzione: Trent
Durata: 112′
Origine: Svezia, Danimarca, 2018

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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