YOUNGABOUT FILM FEST – Sbagliando s'impara… la vita.
I ragazzi, se sbagliano, lo fanno con tutta la drammaticità possibile ed è per questo che la vita non può condannarli, perché le loro colpe sono poca cosa di fronte al dramma che si agita nel loro cuore. Mentre gli adulti che sbagliano lo fanno con l’indifferenza di chi non crede più a nulla nemmeno alla propria vita ed è per questo che la vita non può che condannarli. Allo Youngabout Film Festival Eli e Ben e Somers Town, storie di adulti e ragazzi raccontate senza errori.
“Eli ha 12 anni ed il suo mondo cambia improvvisamente quando il padre Ben, l'architetto della città di Herzelya, è accusato di corruzione. Ben è arrestato dalla polizia di fronte agli occhi del figlio. La notizia viene pubblicata sui giornali ed Eli deve affrontare i commenti della gente e dei suoi compagni di scuola. Eli è convinto che il padre sia innocente e vuole trovare le prove affinché venga rilasciato. Il percorso non è facile, il ragazzo dovrà affrontare l'ingiustizia, la corruzione e la finzione degli adulti e dei suoi coetanei ma incontrerà anche il primo amore”. Così recita il perfetto riassunto delle vicende raccontate in Eli e Ben dall’israeliano Ori Ravid. Meno perfetta è la vita degli adulti che popolano i film di questo festival della giovinezza, che non si propone certo come una cattedra da cui ispirare i ragazzi a cogliere l’attimo, ma al contrario si impegna a farli riflettere sull’istante straordinario dell’adolescenza, questo passaggio della vita nel quale si viene gettati senza preavviso, sul ring assurdo nel quale si combatte il gioco dei “grandi”. Eli dai capelli rossi su questo ring c’è finito senza accorgersene, a prender botte dai suoi migliori amici per aver difeso un ragazzo più debole mentre Ben, suo padre, sapeva benissimo che fine avrebbe fatto se lo avessero beccato con le tangenti nel sacco. Eli non sapeva che suo padre potesse mentire e che fosse talmente codardo da scappare per non fare la prigione. Eli non sapeva che la polizia fosse capace di generosità, ma soltanto per farlo parlare. Mentre il nonno, grande patriarca e architetto di fama, sapeva benissimo che Ben, suo figlio, sarebbe finito male dopo aver tradito gli ideali di bellezza che inutilmente aveva tentato di trasmettergli. I grandi sanno, eppure sbagliano. I ragazzi non sanno, vivono, e se sbagliano, lo fanno con tutta la drammaticità possibile ed è per questo che la vita non può condannarli, perché le loro colpe sono poca cosa di fronte al dramma che si agita nel loro cuore. Mentre gli adulti che sbagliano lo fanno con l’indifferenza di chi non crede più a nulla nemmeno alla propria vita ed è per questo che la vita non può che condannarli. Eli non sapeva che in qualche modo avrebbe salvato suo padre e anche Ben, questa volta, non lo sapeva. Ed il loro incontro nella sequenza finale mette al pari il figlio adulto e il genitore ragazzino in un’abbraccio di solidarietà che li unisce contro il mondo e per un nuovo posto in esso. Non sappiamo nulla di noi e del mondo e quando crediamo di averlo finalmente conosciuto, non ci rimane altro per poter vivere che dimenticare e ritrovarci a di nuovo a non sapere, per credere ancora, per stupirci ancora, senza condanne definitive.
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