Zio David
Autore del fantastico documentario The Rossellinis, il nipote del grande regista ci racconta frammenti di ritratti di famiglia, con la presenza, tenera e beffarda, del grande Zio David Lynch

Sono rimasto scioccato, dispiaciuto, ma l’inevitabile passeggiata per la strada della memoria mi ha aperto delle tenere finestre che non ricordavo neanche avere e che mi hanno riscaldato il cuore. Ho avuto la fortuna di lavorare con David, mezza vita fa, mia zia Isabella con lui ha fatto 2 film Velluto Blu e Cuore Selvaggio e ha avuto una lunga storia d’amore finita tragicamente ma sul loro rapporto ci tornerò brevemente.
La mia vita in quel periodo era straordinaria ma di quella straordinarietà quotidiana che diventa ordinaria, quindi non me ne rendevo conto. Conoscevo grandi del cinema, intorno ai quali orbitavo in qualche modo regolarmente. David è stato uno di questi. Con lui in particolare avevo stretto una affettuosa amicizia, probabilmente perché abbiamo condiviso brevemente casa di mia zia a New York.
Avevo imparato a posare la tazza con il caffellatte, i POOM mi terrorizzavano. Finiva il racconto, mimando con movimenti molto lenti e appropriati, il padre che si sedeva, appoggiava il calcio del fucile a terra, collocava il fucile sotto la propria gola per ultimo e poi POOM!
Infine, come uscito da uno stato di trans, tornava David, sorridente, chiedendo: “Non lo trovi affascinane Ali?”
Mi sforzavo di rispondere: “Buongiorno anche a te David”.
Solo oggi mi rendevo conto di cosa stessi esperendo!
L’essenza di David, un uomo che voleva piacere, affascinare, un uomo complesso dolce ma anche spietato, poi ovvio, un genio visionario, un grandissimo e originale regista, un immenso artista (anche su questo vorrei ritornare).
Ho avuto la fortuna di lavorare con lui su due film, Cuore Selvaggio e la puntata pilota del primo Twin Peaks, anche lì, senza nessuna consapevolezza che fossi testimone di set che sarebbero divenuti storia del cinema e della televisione.
La mattina andavo a prendere a casa Nicolas Cage per portarlo sul set, al tempo non c’erano le App di navigazione e la mappa di Los Angeles era più ingombrante e difficile da comprendere di Infinite Jest (romanzo dello scrittore David Foster Wallace, n.d.r.). Visto che mi perdevo ogni singola volta, Nicolas i primi tempi preferiva guidare lui, per poi in seguito venire sul set con la propria macchina. Alla fine ero io a seguire lui, così lo segnalai alla produzione e smisi di mandare a prendere gli attori, anche se il mio ruolo di second-second, cioè il terzo aiutoregista era comunque di seguire gli attori sul set, tra trucco e costumi, cappuccini, eccetera. Diventai amico con molti di loro, come i produttori Steve Golan e Monty Montgomery, tutti grandissimi personaggi della Hollywood che negli anni ‘90. Ma avevo 0 consapevolezza! Il mio migliore amico era Deepak Neyar, lui sì molto consapevole, nel giro di un paio di film diventò un Produttore di un certo livello.
Tornando al David artista, ricordo quella volta che mi trovavo a casa di Isabella affamato e volevo cucinarmi qualcosa. C’era poco nel frigo. Aprì il freezer e vidi qualcosa di carnoso arrotolata nel cellofan e spinto dalla fame scartai fiducioso: era un minuscolo bassotto congelato, richiusi con attenzione.
Quando finalmente potei interrogare zia Isa, mi spiegò che erano dei cuccioli di cagnetta morti alla nascita e che David voleva tenere, perché voleva farci un kit.
All’epoca David faceva galline a pezzettini, in ogni pezzo allegava un cartellino con un numero e poi li fotografava.
Evidentemente voleva fare anche un Dachshund kit, rimasero lì per un lungo periodo, fino a che un giorno sparirono, così come sparì da casa di Isa tutto ciò che riguardasse David.
Successe dopo il Festival di Cannes, dove Isabella era nella giuria e dove David vinse con Cuore Selvaggio la Palma d’Oro. Poi un lungo periodo di dolore per Isa, David le aveva spezzato il cuore. Non entro nel merito, ma vidi con i miei occhi il lato oscuro, aggiungerei crudele, di David Lynch!
David era tante cose, era raggiante era simpatico ed affettuoso, faceva di tutto per far sì che tu lo potessi amare. Ricordo che una volta passeggiai a Piazza Navona con un’attrice italiana che lo voleva conoscere a tutti costi, lui stava girando una pubblicità.
Appena mi vide tra la folla diede lo stop e mi venne incontro a braccia aperte, “Ali!”, mi fece entrare nel piccolo set, mi presentò in giro, a tutti raccontò quando gli feci perdere una ripresa importante in Magic Hour di Cuore Selvaggio perché entrai in scena, poi ho saputo che quella era l’immagine che lui raccontava a tutti quanti quelli che dicevano di conoscermi. Un po’ mi amava però un po’ forse mi odiava.
Non so, oggi però sono consapevole di avergli voluto tanto bene!