TORINO 25 – "Nelle tue mani", di Peter Del Monte (Panorama italiano)

Nelle_tue_maniPeter Del Monte ci riprova dopo sette anni, con un progetto a basso costo, girato interamente in digitale. Nelle tue mani, presentato in anteprima mondiale al Torino Film Festival, tenta di afferrare l’irrequietezza esistenziale di una donna ossessionata dall’abbandono. Ma sono percorsi interrotti, quelli tracciati dai protagonisti di questo dramma inespresso, attorno ai quali si accumulano figure diverse, presto destinate a scomparire

 

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Storia di lui e lei incatenati da un amore “sbagliato”. L’incontro-scontro tra Mavi e Teo come scintilla casuale, capace di generare un legame profondo, ma non altrettanto duraturo. Due corpi che si strofinano l’uno contro l’altro, che si sovrappongono, senza sfiorarsi. Cercano un rifugio, mentre vorrebbero volare, si stringono, quando invece dovrebbero imparare a lasciarsi andare. E allora rimangono incastrati tra terra e cielo, quel cielo che si intravede solo per un attimo, dopo una notte alla deriva.

Peter Del Monte ci riprova dopo sette anni, con un progetto a basso costo, girato interamente in digitale. Ritornano i fantasmi del passato, l’ansia di raccontare le nevrosi delle relazioni umane, la voglia di trattenere nelle immagini la sofferenza di un presente senza più alcuna direzione. Ma sono percorsi interrotti, quelli tracciati dai protagonisti di questo dramma inespresso, attorno ai quali si accumulano figure diverse, presto destinate a scomparire senza lasciare traccia. Il difficile rapporto a due tra un giovane astrofisico e una ragazza di origine slava dall’oscuro e lacerante passato infatti, manca delle vie di fughe necessarie al suo sviluppo, mai completamente realizzato. Ciò che appare più interessante nell’opera di Del Monte perciò, rimane potenziale sotteso alla materia di cui essa stessa si compone, ridotta ad un groviglio di sensazioni appena suggerite, soltanto accennate. La distanza che pian piano separa le vite di Mavi e Teo, l’inafferrabile sensazione di mancata appartenenza che rende l’una estranea all’altro non viene esplorata. L’irrequietezza esistenziale che divora l’anima di lei non riesce a venir fuori nelle sue componenti maggiormente complesse, ma resta imprigionata nelle esasperate sfuriate di una Kasia Smutniak troppo incline a rendere i comportamenti di una donna disturbata in modo sfrontatamente esibito. Il suo corpo, più volte denudato nel corso del film, è incapace di trasmettere sensazioni forti e finisce per diventare strumento nelle mani di Del Monte, unicamente utile a riempire i vuoti strutturali di una vicenda fin troppo ordinaria.

 

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