“La vita è come la musica, ci sono alti e bassi, una melodia straordinaria che non finirà mai, anche quando non ci saremo più“. Ernesto Assante, una tra le più prestigiose firme del giornalismo musicale italiano se ne è andato, pochi giorni dopo aver compiuto 66 anni, colpito da un’ischemia. Uno dei pochi ‘giganti’ universalmente riconosciuti dal pubblico italiano ed internazionale.

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Nato a Napoli nel 1958 ma formatosi a Roma, era un ragazzo degli anni Settanta, del Movimento del ’77. Il suo battesimo del fuoco sono state le radio libere come Roma International Sound e Radio Blu. Nel 1977 intraprende la carriera giornalistica collaborando con il Quotidiano dei lavoratori, giornale di Avanguardia Operaia. Nel 1978 esordisce come critico musicale per il Manifesto, passando l’anno successivo a La Repubblica, testata che non ha mai lasciato, era casa sua.

Ci collabora, a tre anni dalla fondazione, perché il quotidiano mette la cronaca degli spettacoli e la critica culturale al centro della propria offerta informativa, perché gli spettacoli hanno bisogno di cultura. Assante è parte di quella rivoluzione e parte da collaboratore per diventare, nel giro di qualche anno, caporedattore. Un continuo vulcano in eruzione, in camicia bianca.

Gli anni ’80 lo vedono tra i principali animatori di quel meraviglioso spazio di divulgazione musicale che fu Raistereonotte, le maratone notturne di Radio Rai, in cui una nuova generazione di ascoltatori imparava a dare del tu a David Bowie e Frank Zappa. Non disdegna di collaborare con la televisione, che si tratti di qualche edizione di Domenica In o di Doc, leggendaria trasmissione di Renzo Arbore che ospita il gotha della musica internazionale.

Negli anni ’90 fonda Musica, settimanale di approfondimento allegato a Repubblica: sono gli anni in cui si rinsalda il sodalizio con Gino Castaldo, amico fraterno con cui per decenni, firma a quattro mani, diverse collaborazioni: in radio su Capital, in libri come Blues, jazz, rock, pop – Il Novecento americano, nelle memorabili lezioni di storia del rock sull’eterno dualismo Beatles-Rolling Stones.

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Ernesto Assante insieme a Gino Castaldo

Collaboratore dell’Enciclopedia Italiana Treccani per le voci che riguardano la musica popolare, Assante ha scritto anche per Epoca, L’Espresso, Rolling Stone. Dal 2003 al 2009 ha insegnato “Teoria e tecnica dei nuovi media” e in seguito “Analisi dei linguaggi musicali”, alla Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma.

Sembra che per lui il lavoro non sia mai stato un peso: con la sua penna d’altri tempi ha pubblicato una trentina di libri, che hanno fatto il giro del mondo grazie alle traduzioni in diverse lingue. Amava il rock, si ‘dilettava’ con la chitarra.

Ha ideato e realizzato progetti editoriali di grande successo, da Musica! Rock e altro a Webnotte. Un Maestro di giornalismo e critica musicale, che non si è mai fermato, neanche nei giorni “comandati”, neanche per la stanchezza tra aerei e treni.

Il mondo della musica oggi piange la scomparsa di un ‘guru’ che da Napoli ha portato le note musicali – anche italiane – a spasso per il mondo. Un’antenna perennemente sintonizzata sul mondo, Ernesto Assante, con il sogno di restituire agli altri tutta la musica possibile ma con una spiegazione per ogni nota, ogni verso, ogni colore.

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