BERLINALE 58 – "Night and Day", di Hong Sangsoo (Concorso)

Quest’ultimo bellissimo film del regista coreano contiene continui frammenti di Nouvelle Vague, dalla presenza di Parigi alla struttura-diario del cinema di Rohmer. Hong Sangsoo è come se raccontasse una storia che non deve finire mai. Appare impossibile infatti interromperla (malgrado i 145 minuti di durata) e potrebbe durare anche tutta la vita perché fa parte di quei rari casi di una pellicola che non si vorrebbe mai abbandonare

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Si sposta verso Parigi il cinema di Hong Sangsoo. I frammenti di Nouvelle Vague che attraversano il suo cinema, con Night and Day si rivelano definitivamente. C’è in quest’ultima pellicola del cineasta coreano un fluire del tempo che appare magico, sospeso nella ripetizioni di gesti, azioni, situazioni. Protagonista è Sung-nam un pittore di successo sposato che è sbarcato a Parigi all’inizio di agosto. Non si tratta però di un viaggio. L’uomo infatti è in fuga; nel suo paese rischia la prigione per essere stato sorpreso a fumare marijuana. Giunto nella metropoli, trova alloggio nel XIV° arrondissement. Un giorno, per strada, incontra una giovane coreana che in passato è stata una sua ex. Questo episodio però lo lascia indifferente. Conosce però una giovane studentessa coreana che studia arte a Parigi e se ne innamora perdutamente.

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Dopo Woman on the Beach in Night and Day c’è un altro rapporto a tre. Lì erano protagonisti un regista, un direttore di produzione e la sua ragazza. Qui c’è il pittore al centro tra la moglie e la giovane studentessa. L’opera di Hong Sangsoo disegna traiettorie sentimentali vibranti e temporanee usando lo zoom con un'efficacia unica. Lo fa attraverso un’opera magnificamente volteggiante, densa di momenti di forte impatto (la telefonata tra marito e moglie che piangono) e al tempo stesso in grado di filmare la seduzione con una leggerezza e una spontaneità incredibili. C’è un ‘cinema riflesso’ dentro Night and Day nel modo di filmare Parigi (le strade, il Museo d’Orsay) con un’ansia di scoperta che richiama The Flight of the Red Baloon di Hou Hsiao-hsien. C’è un momento della pellicola addirittura dove il protagonista viene momentaneamente fermato da due ragazze che fanno parte della troupe di un film che si sta girando proprio in quella strada. Ma il ‘cinema nel cinema’ resta solo un provvisorio frammento. In realtà poi le due giovani donne vengono ‘distratte’ dalla presenza di un uccellino che porta Night and Day verso derive impreviste e sempre più affascinanti. Hong Sangsoo è come se raccontasse una storia che non deve finire mai. Appare impossibile infatti interrompere Night and Day (malgrado i 145 minuti di durata) e come La maman et la putain di Eustache, potrebbe durare anche tutta la vita perché fa parte di quei rari casi di un film che non si vorrebbe mai abbandonare anche quando è finito. Il viaggio a Deauville del pittore e della ragazza è poi da antologia . Uno squarcio d’amore temporaneo e bellissimo, come quello tra lo scrittore Pierre Lachenay e l’hostess Nicole in La calda amante di Truffaut, conscio quasi della sua limitatezza, quindi da vivere in ogni secondo, in ogni fotogramma. Dentro Night and Day è poi presente quella struttura-diario tipico dei film che facevano parte della serie “Commedie e proverbi” di Rohmer. Anche in questo caso, lo stacco di montaggio e il passaggio a un’inquadratura successiva non ferma l’azione. Anzi, la fa proseguire fuori-campo. Al momento, quello di Hong Sangsoo (assieme ad Anderson) è di gran lunga il film più bello di un concorso ancora debole.

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