Can’t Help Myself – Il braccio meccanico virale

Inaugurata nel 2016 e spentasi nel 2019, l’opera d’arte del duo di artisti pechinesi diventa virale su Internet solo nel 2021. Oggi è ancora uno spettro dell’algoritmo e sembra essere immortale

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Hanno staccato la spina quattro anni fa, al braccio meccanico del duo di artisti di Pechino, Sun Yuan e Peng Yu. Eppure, Instagram e TikTok continuano a suscitare un inquietante interesse per quest’opera robotica. Il coinvolgimento, non sorprendiamoci, deriva anche dalla quantità di disinformazione che circonda la scultura meccanica. S’intitola Can’t Help Myself (“Non posso aiutarmi”, letteralmente, ma il senso si avvicina più a “Non posso farci niente”) e nasce nel 2016, commissionata dalla Guggenheim. I due artisti hanno collaborato con degli ingegneri (Kuka) per portare in vita questo lavoro dalle mille sfaccettature.

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Si trattava di un’opera che avrebbe permesso di analizzare il rapporto tra l’uomo e la macchina, sempre più centrale e in preda ad un cambiamento costante.

Tra il 2021 e il 2022 (quindi già ben due anni dopo la “morte” della macchina), l’opera diventa virale. Il 9 novembre del 2021 un post di un artista, Kricked, elogia l’opera, adornando il discorso di informazioni false, che scatenano un interesse globale verso il perduto braccio meccanico. Un milione di like al post di Kricked fanno sì che le sue parole diventino il nuovo riferimento ufficiale.

La spiegazione, una paginetta firmata dai due artisti di Pechino, viene dimenticata; Kricked dona al braccio meccanico un esistenzialismo e una lotta vitale che non erano centrali al discorso portato avanti da Sun Yuan & Peng Yu. Can’t Help Myself diventa un Sisifo contemporaneo, corale e apocalitticamente angosciante. La vera tragedia sta, forse, più nel fatto che non si evince una ricerca di morte, ma proprio il contrario. Dal discorso architettato da Kricked, il dramma sta proprio in una lotta per la vita da parte della macchina. Sostiene Kricked che il liquido rosso sangue che il braccio deve occuparsi di non disperdere, gli è vitale. Sostiene anche che il braccio ha i giorni contati. Ha rivoluzionato la narrazione; gli ha dato una nuova cornice, una nuova storia.

Lo scopo originale era quello di mostrare come i confini siano meccanicamente, artificialmente controllati; Kricked, invece, ha il merito (o la colpa?) di regalare un’umanità alla scultura meccanica. La comunità di Internet non dubita delle sue parole e la sua interpretazione artistica diventa vera paladina di un’opera già smontata, che, però, come un fantasma, continua ad aggirarsi nell’algoritmo, spuntando tra post contemporanei.

Negli ultimi mesi, addirittura, ci sono state fake news che salutavano Can’t Help Myself, sostenendo che la scultura fosse rimasta in vita per tutti questi anni e che si sarebbe presto spenta. Ancora una volta Internet ha regalato l’immortalità. Ma ciò che stupisce di più di questa storia è il fatto che nonostante l’opera sia stata smontata quattro anni fa continua a regalarci il suo scopo primario: ci permette di analizzare il rapporto tra l’uomo e la macchina. Dai commenti che troviamo su Instagram, TikTok e Youtube si evince un’emotività paradossale nei confronti della scultura. Quali altri esemplari d’arte hanno saputo stimolare in questo modo l’immaginario collettivo? Forse solo il cinema riesce a commuovere e turbare il grande pubblico a tali livelli.

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