Corpo dei giorni, del Collettivo Santabelva

Cento giorni della vita di Mario Tuti, un ergastolano che si ritrova, per qualche mese, in un’inaspettata condizione di libertà all’interno di un casale nel Lazio. Concorso Doc Italiani

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Viterbo, primavera 2020. Nel bel mezzo della prima ondata pandemica e del conseguente lockdown a cui è costretta tutta Italia, un ergastolano ritrova, per qualche mese un’inaspettata libertà all’interno di casale sperduto. Il suo nome è Mario Tuti, ex-terrorista nero, fondatore del Fronte Nazionale Rivoluzionario e arrestato nel 1975 per tre omicidi e per aver guidato la rivolta nel carcere di Porto Azzurro.

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La sua è una situazione a dir poco paradossale. Mentre tutti si trovano costretti nelle proprie abitazioni, lui che ha trascorso gran parte della propria vita in una cella, si ritrova ad assaggiare l’aria della libertà. La sua storia, in questa dimensione spazio-temporale sospesa, si intreccia a quella di altre persone che nulla hanno in comune con Mario, se non la condivisione dello stesso tetto, delle stesse mansioni all’interno del casale.

Il Collettivo Santabelva, composto da Henry Albert, Saverio Cappiello, Gianvito Cofano, Nikola Lorenzin, realizza un documentario le cui dinamiche di produzione vengono esplicitate già dalla primissima scena, in cui lo stesso protagonista illustra ad un altro uomo come si stanno svolgendo le riprese. Corpo dei giorni raccoglie cento giorni di lavoro ma anche di riflessioni, dibattiti nei quali gli stessi registi diventano diegetici rispetto al contradditorio in atto, contrapponendo le proprie idee all’inamovibile fascismo di Tuti, il quale non accenna a ravvedersi del proprio cammino politico-criminale.

Il fascismo è eterno” per Tuti che, come Vincenzo Vinciguerra, protagonista del documentario L’irriducibile, non ha la minima intenzione di fare un qualsivoglia passo indietro rispetto alle proprie azioni. “So di avere ragione” sostiene Tuti che, a differenza di Vinciguerra, è consapevole di come oggi sia diventato inutile combattere come all’epoca.

Ma la politica, gli anni piombo e il dibattito ideologico passano in secondo piano durante il documentario in cui è la dimensione umana ad essere il vero “corpo” del film. La condivisione di uno spazio sviluppa una forte legame tra chi si trova davanti alla telecamera e il passato, la Storia con la s maiuscola, perde di nitidezza, senza mai cadere nell’oblio.

Corpo dei giorni riprende una tendenza sempre più esplicita di certo cinema documentarista e indipendente italiano a ripescare le storie di questi uomini e donne, complici di terribili ed efferati omicidi politici, attraverso una prospettiva inedita e necessaria. Attraverso l’occhio del cinema, questi uomini sembrano riappropriarsi quanto meno di un velo di umanità, laddove la Storia “magistra vitae” non fa sconti.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3.96 (25 voti)
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