GIFFONI FILM FESTIVAL – Incontro con Jessica Chastain

jessica chastain in Zero Dark Thirty

Trentasei anni, due nomination agli Oscar, l'attrice di The Tree of Life e Zero Dark Thirty si racconta. Parla di come affronta la popolarità, dell'Italia, del suo ultimo film diretto da Liv Ullmann, dell'esperienza con Terrence Malick e dell'ammirazione per Dario Argento e Sergio Leone. Passando anche per un corso di cucina…

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jessica chastain in Zero Dark Thirty
 

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Distesa, felice. Un sorriso enorme, la gioia di essere in Italia, quell’ Italia che sente anche sua – e ancora di più, da quando ha un fidanzato italiano. “Sono stata così tante volte a Roma, Napoli, Firenze, Venezia, e ogni volta penso che dovrei comprare una piccola casa qui”.

 

 
Jessica Chastain, due nomination all’Oscar consecutive negli ultimi due anni, è la sintesi perfetta di bravura, coraggio, e bellezza. Per Terrence Malick, è stata il volto femminile di The Tree of Life, il film che a Cannes ha cambiato il modo di intendere il cinema, e che ha vinto una Palma d’oro significativa. Adesso, Jessica è stata diretta da Liv Ullmann, l’attrice dei film più spirituali e intensi di Bergman, passata dietro la macchina da presa per portare sullo schermo Miss Julie, tratto da un dramma di Strindberg. “Non è proprio il tipo di film che ti consigliano gli agenti per fare un mucchio di soldi: ma io voglio crescere, fare i film che amo, i progetti che mi piacciono”, dice. 
 
Trentasei anni, un fiammeggiare di capelli rossi alla Rita Hayworth, ma lunghi come quelli di Veronica Lake. La pelle bianchissima, gli occhi come acquari. L’abbiamo vista dare la caccia a Osama bin Laden in Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, tirar fuori rudezze e forza nel mondo tutto al maschile di Lawless. A Giffoni, Jessica Chastain viene premiata nel festival che Truffaut definì “il più necessario”. E si racconta ai giornalisti, e ai ragazzi.
 
 

jessica chastain in the three of lifeCome è la sua vita, fuori dal set?

 

Non è certo una vita da film. Niente paparazzi, al ristorante due volte la settimana, e per il resto tanto lavoro. Cerco di vivere con grande semplicità, perché so che un giorno la mia vita tornerà ‘normale’, e non voglio sentire lo shock del passaggio.
 
E la popolarità? Come la gestisce?
Non ci penso affatto. Il mese scorso ho fatto un corso di cucina, un corso ‘pubblico’. In realtà ero io ad essere intimidita, come al primo giorno di scuola. Alla fine della prima lezione, una ragazza è venuta da me e mi ha detto: ma sai che tu somigli tanto a Jessica Chastain?.
 
 
Nel suo carattere, quali aspetti vive come limiti?
Prendo tutto troppo maledettamente sul serio. Però sono più tranquilla di quando ero una ragazzina.
 
 
jessica chastain con james mac avoy sul set di The Disappearance of Eleanor RigbyC'è un regista italiano che ammira?
Sì: per un gioco del destino, è in questi giorni a Giffoni. E’ Dario Argento, di cui ho visto Suspiria un’infinità di volte. E tra quelli del passato ammiro molto Sergio Leone.
 
 
Zero Dark Thirty ha generato molte polemiche. Il suo personaggio sembra avere una certa compassione per i talebani torturati, poi si indurisce e perde ogni pietà.
Il personaggio ovviamente non è uguale a me. Io non sarei capace di non provare dolore nel vedere un uomo torturato. Non riesco a sostenere la violenza, neppure contro persone che stanno dalla parte sbagliata”.
 
 
Che tipo di esperienza è stata lavorare con Malick?
Terrence è un genio, quando ti parla ci vuole l’enciclopedia accanto. Ed è capace di farti sentire che stai vivendo quella storia, non che stai facendo un film. Quando abbiamo girato The Tree of Life non era come fare un film, era come vivere quei personaggi, minuto dopo minuto. Lui praticamente non staccava mai la cinepresa da noi.
 
 
I suoi prossimi film?
Ho lavorato con Liv Ullman in Miss Julie, tratto da Strindberg. Liv è una donna straordinaria, una delle più grandi attrici del mondo, e una regista attenta. Poi ho fatto The Disappearance of Eleanor Rigby, un 'doppio film' con James MacAvoy. Racconta la fine di un amore: il primo film visto dalla parte di lui, e il secondo dalla parte di lei. E’ una specie di ‘Sliding Doors’ dell’amore spezzato.
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