Hungry Hearts, di Saverio Costanzo
Non commedia romantica ma horror "personale". Un oggetto prismatico strano, lunatico, irritante, che nella seconda parte rischia più volte di ingolfarsi ma che segue pervicacemente un’atmosfera cromatica e mentale tutta sua. Un (eyes) wide shut immerso nella ripetizione ossessiva di prigioni fisiche e spaziali che implicitamente racconta l'isolamento poetico del suo autore
Costanzo è l’unico regista italiano contemporaneo – assieme ad Asia Argento, ancor più sfumata e moderna – a confezionare horror sotto forma di altro, senza versare una goccia di sangue. Hungry Hearts è un oggetto prismatico strano, lunatico, irritante, che nella seconda parte rischia più volte di ingolfarsi ma che segue pervicacemente un’atmosfera cromatica e mentale tutta sua. Per Costanzo si tratta di trovare il giusto antidoto per sopravvivere al mondo e alla palude omologante del cinema italiano contemporaneo. L’impasse è sempre dietro l’angolo nelle sue opere, perché prodotta da un senso di isolamento evidentissimo. Implicitamente nel raccontare l’inevitabile fallimento di questa famiglia vegetariana che Jude e Mina vorrebbero costruire nel cuore di New York City Costanzo dice molto di sé. Il fascino e il limite del suo cinema continua a essere tutta nella dialettica poetica di un universo aperto/chiuso. Un (eyes) wide shut immerso nella ripetizione ossessiva di prigioni fisiche e spaziali che a tratti trova nella memoria culturale della canzone e nella fluidità di un campo lungo tra un padre e un figlio i punti di fuga affettivi necessari per un’altra vita.
Titolo originale: id:
Regia: Saverio Costanzo
Intepreti: Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Jake Weber, David Aaron Baker, Victoria Cartagena, Toshiko Onizawa, Dennis Rees
Origine: USA, Italia, 2014
Distribuzione: 01
Durata: 109'