I FILM IN TV – Film della settimana: BRAZIL di Terry Gilliam

Il fascino visionario del film sta nel racconto di un incubo con dentro un sogno, quindi un raro esempio di cinema onirico che svela l'imprevedibilità di un archetipo dell'immaginario che Gilliam in questi anni ha costruito a partire da Brazil, icona di cinema autenticamente utopico quanto illusorio. Sabato notte su Raiuno.

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Brazil film dal fascino visionario che, anche a distanza di tempo, conserva una propria energia espressiva ottenuta per mezzo di un cinema che conferisce forma, altrimenti non raggiungibile, ad un plot originalissimo e complesso che fa emergere ogni possibile cattiveria e qualche remota possibilità di speranza.

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In fondo Brazil non è che un sogno dentro un incubo, in un futuribile tempo anteriore che risveglia il mito orwelliano in una prospettiva che appare analoga. Ma qui, a differenza dei luoghi orwelliani, la materia è attraversata dalla tagliente ed efficace ironia di un racconto iperbolico o di una favola acida, entrambi possibili soluzioni per un immaginario che trova contenuto nell'uso sapiente della vena creativa di Gilliam.


Terry Gilliam, ex ragazzo cattivo dei Monty Python, comincia con questa produzione a ricercare una propria cifra espressiva che possa collocarsi in quello spazio lasciato vuoto, nel cinema più recente, a parte le incursioni horror, dalla possibilità di raccontare l'immaginario visionario senza limiti e senza costrizioni, con una esplosione della fantasia solidificata attorno alle forme scenografiche, anch'esse  fantasticamente surreali e iperboliche e cupamente invasive, simbolo di un potere che non media neppure l'opprimente controllo sul cittadino. Nessun rischio di moralismo tra le pieghe di un racconto che, attraverso l'incubo, narra di un sogno, ma anche di un reale senza soluzione "umana". Gilliam vena l'intero film di quella sfacciata, quanto irridente ironia di cui si diceva, insinuando il brivido del futuro (quello poi materializzato nel L'esercito delle 12 scimmie ?) che incombe sul nostro quotidiano. Così Brazil oltre a costituire un raro esempio di cinema onirico, nel senso più autentico della definizione, diventa ironica manifestazione del dissenso, più che della protesta rabbiosa, e di una sottile paura per il futuro disegnato come un passato senza futuro. Gli sdoppiamenti e le condensazioni proprio del sogno, la fantasia del notturno che trasforma la realtà nell'irredimibile materia del cinema, consentono al film di contenere anche gli eccessi visivi, le stupefacenti espressioni di questo mondo talmente irreale da sopravvivere a quel senso di disorientamento dello spettatore e che oggi appare sempre più raro da avvertire.


Impossibile non collocare Brazil all'interno della filmografia di Gilliam, costituendo, anzi, un imprescindibile modello dal quale successivamente non si sarebbe più discostato. Ripassiamo i titoli, giusto per avvalorare l'ipotesi in gioco, I banditi del tempo (1981) precedente a Brazil (1985), Le avventure del barone di Munchausen (1989), La leggenda del re Pescatore (1991), L'esercito delle 12 scimmie (1996), Paura e delirio a Las Vegas (1998) e perché non ricordare il Don Chisciotte restato sogno irrealizzato e nostalgicamente consegnato ad un documentario che resta testimone dell'incompiuto dall'esemplare titolo Lost in la Mancha. Ci si rende conto che Brazil è quindi qualcosa di più del secondo film di questo originale autore americano dall'aria inglese. Strettamente imparentato con quel L'esercito delle 12 scimmie dove pare che Gilliam voglia proseguire l'indagine all'interno di un incubo e la fantastica realizzazione di un cinema che aspira a mostrare letteralmente l'impossibile da fare vedere, archetipo di un immaginario del tutto imprevedibile e spiazzante. È così che Gilliam riesce a tradurre in realtà spettacolare il proprio universo fantastico che non soggiace alle comuni regole della visionarietà cinematografica poiché non è ingabbiata nelle regole di qualsivoglia genere, ma ispirata dalla creatività del proprio autore che si rivela autentico spirito libero perpetuando il segno lasciato dai Monty Python. Per queste ragioni le immagini dei suoi film, nella loro successiva elaborazione, diventano icone stabilmente riferibili ad un cinema tanto utopico quanto illusorio.


 


BRAZIL di Terry Gilliam
con Jonathan Pryce, Robert De Niro, Ian Holm, Bob Hoskins
Gran Bretagna 1985 (140')
Sabato 25 giugno ore 00:40 Raiuno

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