Il cinema è solo al cinema: l’allarme di ANEC, FICE e ACEC
Le associazioni di categoria chiedono sostegno e differenziazione per un’entità, la sala cinematografica, che negli ultimi anni ha sempre più perso centralità
È ancora allarme per quanto riguarda la sopravvivenza delle sale cinematografiche. L’ANEC, insieme a FICE e ACEC ha tenuto una conferenza stampa a Roma in data 18 febbraio per lanciare una richiesta di aiuto al governo. Con le misure restrittive imposte a causa del coronavirus e la mancata chiara regolamentazione per quanto riguarda la distribuzione, negli ultimi due anni c’è stato un drastico calo della qualità delle programmazioni e sempre meno accessi in sala. Siamo in una fase dove lo spettatore riesce ad avere le stesse proposte comodamente seduto sul divano di casa. La distanza tra piattaforme e sala si è nettamente ridotta, con i film che di fatto escono quasi in contemporanea senza differenziazione.
La sala, perdendo la propria centralità, si ritrova a inseguire le programmazioni e le uscite streaming, in totale controtendenza rispetto al periodo pre-pandemico. Tutto ciò, come ricorda il presidente dell’ANEC Mario Lorini, ha portato all’immediata chiusura di almeno 500 schermi sui circa 3.600 presenti nelle 1.300 strutture. C’è bisogno di sostegno è di una più chiara linea direttiva. C’è bisogno di netta distinzione e di un ritorno massiccio in sala che non può più sopravvivere solo ed esclusivamente con gli eventi speciali. Mentre il 2021 per Francia, Spagna e Regno Unito è stato un periodo di ripresa, in Italia sono arrivati 353 film di cui solo 153 nazionali. Di questi solo 4 o 5 sono riusciti ad incassare. Questi dati riflettono un’altra enorme problematica sorta durante questi anni. C’è una proposta di titoli sempre meno eterogenea. Con la presenza massiccia di film a grosso budget che taglia di fatto gli indipendenti e le produzioni low. Non c’è spazio. Rimangono i cataloghi e codici delle piattaforme, mentre è proprio per questi nuovi talenti che ci sarebbe bisogno di una maggiore visibilità che solo la sala, gli eventi e la critica può dargli. Ad esempio da anni ormai la SNCCI con il suo bollino “Film della critica” segnala i film di qualità della stagione in corso, cercando di aiutare queste piccole realtà che ormai sempre di più vengono oscurate.
Qualcosa sembra comunque si stia iniziando a muovere. Dal 10 marzo sarà rimosso il divieto di consumare cibi e bevande all’interno dei luoghi di spettacolo. Il lavoro da fare è però ancora lungo e c’è continuo bisogno di sostegno da parte di tutto il mondo dell’industria cinematografica. Si deve tornare a ragionare dell’immediato futuro, elaborando un programma di iniziative tese alla riconquista del pubblico. Alcune delle proposte presentate all’incontro del 18 febbraio sono state:
- promuovere una parziale detassazione del biglietto dei cinema per introdurre una riduzione generalizzata agli spettatori under 18;
- dare vita a una campagna istituzionale sul Cinema al Cinema;
- organizzare una Festa del Cinema in primavera, accompagnata da una campagna di comunicazione – e una copertura stampa adeguata – delle uscite cinematografiche: troppo spesso si abusa della parola Cinema per promuovere altre forme di consumo di film;
- ritrovare la ricchezza e la certezza dei listini di nuove uscite in sala;
- assicurare maggiori investimenti dell’industria per bilanciare l’accesso agli spazi televisivi (gli spot milionari acquistati dalle piattaforme durante il Festival di Sanremo sono un esempio lampante).