LIBRI DI CINEMA – "Alberto Lattuada. Il cinema e i film"

alberto lattuada il cinema e i film

Dalla retrospettiva alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro n. 68 deriva questo volume, edito da Marsilio, su una delle più importanti figure del cinema italiano. Lattuada, figura eclettica, sembra tuttora sfuggire a classificazioni ed analisi approfondite per una serie di opere quanto mai varia dal punto di vista linguistico.

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Alberto Lattuada. Il cinema e i film
A cura di Adriano Aprà
Edizioni Marsilio
Giugno 2009
p. 373 – euro 25

Dalla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro n. 68 deriva questo volume ricco di intrecci, essendo scritto da moltissimi autori, su una delle più importanti figure del cinema italiano e non solo. Infatti, Lattuada è una figura abbastanza eclettica e il suo cinema sembra tuttora sfuggire a classificazioni ed analisi approfondite per una serie di opere quanto mai varia dal punto di vista linguistico. Che poi l’analisi stilometrica di Simone Storace confermi a seconda del numero di piani larghi e di inquadrature più strette o primi piani l’appartenenza o perlomeno vicinanza al Neorealismo piuttosto che al calligrafismo fino al cinema più “moderno” degli anni sessanta, appare più una questione di “ismi”. Tanto per etichettare un cinema, quello di Lattuada, che ha nella perspicuità della messa in scena la sua vera forza attrattiva. Con risultati che variano nelle opere che spesso sono filtrate da intensi amori letterari, basterebbe ricordare per tutti soltanto Il cappotto. Eppure la suddetta analisi, fatta con misuratore, arriva a conclusioni che sono interessanti: Lattuada non è eclettico dal punto di vista linguistico “l’idea di un Lattuada eclettico è stata poco più che un abbaglio contenutistico”. Il cosiddetto misuratore stilistico mostra un’opera “in continua ma graduale evoluzione, segmentabile in più periodi ma senza nessuna vera rottura o discontinuità”. Per alimentare invece il giudizio su un regista eclettico non mancano i capitoli su Lattuada architetto (di Bruno Di Marino) e quello sul poeta e narratore (di Tullio Masoni). Per fortuna non manca neanche un’interessante analisi della musica nell’opera di Lattuada, di Sergio Bassetti, il quale va a scomodare la definizione di “eclettismo” sul dizionario Zingarelli per confermare il fatto che Lattuada “non crea binomi esclusivi con singoli compositori, né sodalizi blindati, ma si affida negli anni ad un qualificato vivaio di musicisti”. Muovendosi in un ambito tradizionale, Lattuada non rinuncia a “salutari parentesi”: il Roberto Nicolosi, per Lettere di una novizia e il Piero Piccioni per L’imprevisto a Gino Marinuzzi jr per La Mandragola. La seconda parte è dedicata ai film con analisi molto diverse fra loro. Anche se purtroppo bisogna segnalare prima di queste analisi uno spiacevole errore di stampa che ha portato ad impaginare nel bel mezzo del volume un’ampia parte di qualche altro volume (non ci sembra il caso di soffermarci sul contenuto) che chissà come c’è finita lì dentro. E così le schede di Giacomo l’idealista, La freccia nel fianco, Il bandito, Il delitto di Giovanni Episcopo, Senza pietà, e Il mulino del Po, sono mancanti… Un incidente davvero imperdonabile! Comunque sia, speriamo che l’editore possa rimediarvi presto con una nuova edizione. Tra le schede segnalo il giudizio eccentrico e fulminante di Pier Maria Bocchi (scheda di L’amica) – in perfetta sintonia con la scheda di Alberto Pezzotta su La cicala – che riesce con una sola affermazione a tracciare un pensiero molto complesso ed aperto a tante suggestioni: “Non è un regista volgare Lattuada, anche quando si abbassa (letteralmente, con la macchina da presa) a mostrare insistentemente il sedere di Clio Goldsmith ne La cicala (da cui ha attinto non poco il Tinto Brass degli anni ’80)”. Da segnalare i due capitoli finali, uno sui film brevi e quello sulle opere televisive. Utilissima la sterminata bibliografia consultabile per esteso (finalmente era ora che qualcuno ci pensasse) anche on line sul sito del Pesaro film fest.

 

Indice
ILCINEMA
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