LIBRI DI CINEMA – “The day is yours. Kenneth Branagh”, di Ilaria Mainardi

Scritto con stile prezioso, ricercato e una certa cura letteraria anche nei riferimenti e nelle citazioni, l’agile e-book di Ilaria Mainardi ha il pregio ulteriore di agirare i limiti della monografia per tentare un percorso concettuale e artistico/autoriale che segua le evoluzioni spavalde della sorprendente vicenda umana e professionale dell'attore e regista tra teatro, cinema e tv. Si compra QUI

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The day is yours. Kenneth Branagh
di Ilaria Mainardi
Siska Editore, 2011

pp. 69 – euro 4.99
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Scritto con stile prezioso, ricercato e una certa cura letteraria anche nei riferimenti e nelle citazioni (non solo Bazin e il suo “teatro filmato” ma anche Harold Bloom, James Joyce, Oscar Wilde…), l’agile e-book di Ilaria Mainardi ha il pregio ulteriore di agirare i limiti della monografia per tentare un percorso concettuale e artistico/autoriale che segua le evoluzioni spavalde della sorprendente vicenda umana e professionale dell’attore prodigio Branagh, che a 26 anni si può permettere il lusso di mollare la Royal Shakespeare Company per fondare una sua compagnia personale, a 28 scrive già un’autobiografia per il palco, e nella stessa annata becca tre nomination all’Oscar per il suo Enrico V a Hollywood (a questo periodo risale la sorniona intervista rilasciata a Jamie Diamond di Cosmopolitan nel 1991 e riportata in appendice con una traduzione a cura della stessa Mainardi).
Chiariamoci però subito: chi nutre dubbi sull’effettivo valore o perora la presunta “modestia” (cit.) del Branagh regista cinematografico, soprattutto in merito alle trasposizioni shakespeariane, con alta probabilità non cambierà idea. L’autrice imbastisce il suo discorso fondandolo sulle basi di una dissertazione di carattere generale, che tira dunque in ballo anche i tentativi di Orson Welles o Laurence Olivier, sulle (in)fedeltà del “teatro e cinema/teatro al cinema”, e dunque utilizza gli exploit tratti dal Bardo e diretti o interpretati da Branagh in sostanza come elementi della tesi. Il focus è soprattutto sul fluviale Amleto del 1996 (con qualche azzardo: “l’Amleto di Olivier sta all’Amleto di Branagh come John Ford sta a Sam Peckinpah”), e sull’incolore Otello di Oliver Parker (1995).
Più interessante e originale, sfiziosa, è la sezione dedicata invece a tessere uno spericolato fil rouge sull’ “altro” Branagh, quello che non passa da Stratford-upon-Avon: “il polimorfismo shakespeariano avrebbe trovato rappresentazione cinematografica anche senza Kenneth Branagh. Così il contrario: Branagh esiste, cinematograficamente, artisticamente, oltre le trasposizioni del Bardo”. Qui, all’interno di una riflessione tesa a dimostrare la “sorta di post umanesimo artistico, complesso e molteplice” dell’attore, risultano sorprendenti soprattutto la lettura dell’ultimo Thor, tutta incentrata sul personaggio di Loki e del suo interprete Tom Hiddleston, attore shakespeariano compagno di Branagh già sul palcoscenico, e poi nella serie tv Wallander; e la riscoperta della performance di Kenneth in uno degli ultimi dimenticati Altman, Conflitto di Interessi, dove “la mediocrità, intesa etimologicamente, come via di mezzo fra due estremi, ma pure, in maniera strisciante, come il limbo nel quale sfuma l’ambiguità dell’essere umano, viene resa da Branagh attraverso la scelta di una prospettiva chiaroscurale, mai esibita”.
Pensato per la lettura su pc o tablet, The day is yours è una bella e a momenti inaspettata panoramica sull’arte di un uomo di cultura capace di passare da piccoli film come Nel bel mezzo di un gelido inverno alla saga di Harry Potter, da Frankenstein a Celebrity. Forse in un formato differente Ilaria Mainardi avrebbe potuto approfondire maggiormente alcune tematiche affrontate solo marginalmente nel saggio (come le ambizioni di progetti quali L’altro delitto o Il flauto magico), ma già così resta sicuramente una lettura inedita e compilata con solidità.

INDICE

Prefazione  pag. 6
Teatro e cinema/teatro al cinema: l'importanza di essere (in)fedeli  pag. 9
Kenneth Branagh: a life on scene  pag. 11
L'imperfezione perfetta: Branagh e Shakespeare pag. 19
La prigione per gli occhi: Kenneth Branagh nell'immaginario post-moderno  pag. 43
Appendice  pag. 54
Postfazione di Daniele De Angelis  pag. 63
Bibliografia  pag. 66
Sitografia  pag. 68
 

 

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