"L'indipendenza ti fa vivere il film in tutte le sue fasi di costruzione, permettendoti una formazione "autodidatta" fondamentale e completa". Intervista a Lorenzo Bianchini

Il giovane regista friulano ci racconta la sua condizione di regista “fuori dal sistema”, all'indomani della pubblicazione in dvd del suo “Custodes Bestiae”.

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Lorenzo Bianchini è oggi uno dei registi indipendenti che gode di maggior riscontro critico. Dopo una gavetta all'insegna di cortometraggi e mediometraggi, nel 2001 realizza il suo primo lungometraggio, Lidris cuadrade di tre, interamente girato in dialetto friulano. Dopo aver riscontrato successo in diversi festival specializzati, nel 2006 il film viene pubblicato in dvd dal Centro Espressioni Cinematografiche di Udine. L'interesse con il quale viene accolto in tutta Italia fa da apripista alla pubblicazione del suo secondo lungometraggio, Custodes Bestiae (2003), recentemente distribuito dalla Rypley's Home Video. Nel 2005 ha realizzato Film Sporco.

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Come hai mosso i primi passi nel cinema?


 


Diciamo che sin da bambino ho avuto  passione per la regia, pur non sapendo cosa realmente significasse fare il regista. La mia voglia di raccontare si esprimeva però attraverso altre forme considerate le difficoltà di realizzare video con tecnologie ancora non alla portata di tutti. E' solo nel '97, con l'acquisto della prima telecamera e del primo computer, che ho cominciato a realizzare qualche video. Nasce quindi quasi per gioco il primo cortometraggio Paura Dentro che vede protagonista mia cugina Annalisa. Successivamente Smoke Allucination, altro corto con amici, per poi passare ad un mediometraggio in friulano "I dincj de lune" che vinse la "Mostre dal cine furlan" (festival di film in lingua friulana organizzata dal CEC di Udine) e che utilizzai come "biglietto da visita" per coinvolgere in forma più impegnativa un piccolo ma valido gruppo di collaboratori e girare il primo lungometraggio Radice di tre.


 


Cosa significa esattamente realizzare oggi un prodotto in completa indipendenza? Quali sono i sacrifici e i problemi che bisogna mettere in conto?


 


Tutti quelli che una produzione a costo zero comporta. L'assenza di una troupe vera e propria ti costringe ad occuparti di un'infinità di cose penalizzando per alcuni versi l'attività registica. Di buono c'è che vivi il film in tutte le sue fasi di costruzione, imparando giocoforza mestieri e sperimentando arti che solitamente nelle grosse produzioni (e non solo) sono demandate ad altri. Questo ti permette una formazione "autodidatta" fondamentale e completa.


 


Ultimamente nel nostro paese sembra che l'unico modo per realizzare e distribuire il cinema di genere sia farlo attraverso circuiti indipendenti: penso ai vari Fratter, Zuccon, o anche agli ultimi lavori di Infascelli e Puglielli. Credi che sia questo il futuro dell'horror nostrano?


 


Questa effettivamente è la condizione che si trova a " vivere " il cinema di genere prodotto in Italia. Considerate le difficoltà ad entrare nei circuiti ufficiali benvengano queste alternative parallele. Mi auguro che le cose cambino nel corso di poco tempo (augurio che faccio principalmente a me stesso) e che oltre a questi importanti canali indipendenti si dia anche dignità nazionale ad un cinema italiano che in passato ha fatto tanto parlare di sé. iI cinema di genere è in forte rivalutazione e segnali che confermano questo pensiero cominciano ad essercene parecchi e a farsi sentire. Quindi secondo me è solo questione di tempo.


 


Raccontaci l'esperienza del tuo primo lungometraggio, Lidris Cuadrade di tre: come è nata l'idea di girarlo interamente in dialetto friulano?


 


L'idea del soggetto nasce quasi suggerita dagli inquietanti sotterranei della scuola dove peraltro lavoro. Lunghi corridoi, grandi stanze buie piene di banchi e sedie accatastati, costituivano una location ideale per costruirci sopra una storia dell'orrore. La scelta di realizzarlo in lingua friulana è una conseguenza del mediometraggio precedente I dincj de lune, recitato tutto in friulano. Una lingua generalmente accostata alla nostra realtà rurale che, trasposta in un tipo di cinema " moderno "e per di più di genere, ha suscitato notevole interesse e ha dato alla storia una forte veridicità territoriale. Da qui la scelta di realizzare anche Lidris in friulano.


 


La versione contenuta nel dvd però è leggermente diversa da quella presentata originariamente al Far East, non è così?


 


Effettivamente la prima versione, proiettata al cinema e al Far East Festival, era quella da due ore. Successivamente è stata ridotta a un'ora e mezza per poi approdare alla versione finale contenuta nel DVD di un'ora e 45.

Il successo commerciale del dvd ha espanso la tua fama al di fuori della tua regione e dei festival specializzati: ti aspettavi una simile risposta?


 


Ogni progetto deve essere affrontato con grande ottimismo. La speranza che il lavoro che stai per cominciare  abbia visibilità, considerati tutti i problemi della  forma indipendente e le successive difficoltà distributive, è fondamentale per riuscire a portarlo a termine. Tutti questi buoni propositi e tutte le fatiche sono state poi ricompensate con una risposta di pubblico e critica molto soddisfacente e, considerate le premesse, molto più ampia delle nostre aspettative.


 


So che hai svolto molte ricerche in prima persona per la sceneggiatura di Custodes Bestiae
 


Essendo Custodes Bestiae un film con dei contenuti storici, è chiaro che devi approfondire con delle ricerche personali gli argomenti che vai a trattare durante la scrittura della sceneggiatura, operazione fondamentale, questa, per dare credibilità storica al racconto. Mi sono avvalso anche della preziosa collaborazione di un bravo ricercatore corregionale.


 


In Custodes è contenuto un chiaro omaggio a La Casa dalle finestre che ridono. Da quali altri film e registi sei stato influenzato?


Probabilmente quelli che da bambino guardavo alla tv. Ricordo Dario Argento, Pupi Avati, ricordo volentieri la serie televisiva Belfagor – Il fantasma del Louvre, e i classici del vecchio cinema horror.


 


Nei tuoi lavori, cortometraggi compresi, viene sempre prestata molta attenzione al contesto geografico o comunque alla sua storia passata: da cosa nasce questo interesse?


 


Dal fatto che tante delle nostre paure derivano dal nostro vissuto, dalla cultura in cui siamo cresciuti, dalla nostra educazione. E tutti questi fattori hanno una relazione fondamentale col territorio in cui viviamo, con la sua storia, con le sue tradizioni, con le sue leggende. Ecco perché mi piace inserire all'interno dei racconti anche elementi storico-culturali che contribuiscono a dare loro veridicità e inquietudine.


 


Parliamo di Film Sporco: dalle prime immagini viste sembra che rappresenti uno scarto rispetto ai film precedenti…



Film Sporco è stato realizzato senza budget e in brevissimo tempo. Un mese per soggetto e sceneggiatura, cinque giorni per le riprese e due mesi per il montaggio. A parte due ragazzi che mi hanno aiutato con le luci, in questo film non c'era proprio traccia di una troupe. Non c'era un fonico (Ezechiele Lupo), non un direttore della fotografia (Paolino Paperino), nè un cameraman nè un elettricista e via dicendo. Malgrado tutto abbiamo aggirato le difficoltà tecniche come per gli esterni dove, a parte un faro potente, utilizzavo fonti luminose già esistenti in loco come lampioni, insegne, etc. Le retroproiezioni per i dialoghi in auto hanno facilitato le riprese. Con questo film l'intenzione non era quella di fare "paura" ma piuttosto, giocando sull'enfatizzazione di personaggi e scene, quella di descrivere situazioni al limite del grottesco e del "divertente".     

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