Los delincuentes, di Rodrigo Moreno

Tra dramma e commedia, film di ispirazione romantica e thriller per un divertimento totale e appagante, che conferma la grande vitalità del cinema argentino. #TFF41 Fuori Concorso

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Quanto è vivo questo cinema argentino, così sconosciuto dalle nostre parti se non per rare e occasionali incursioni del tutto residue se confrontante con la vitalità produttiva degli autori e delle autrici argentine come dimostrato da un complesso e a suo modo smisurato film come Trenque Lauquen di Laura Citarella uscito nelle nostre sale a oltre un anno di distanza.
Los delincuentes di Moreno conferma questo stato di cose e come al solito resterà una meteora festivaliera, una occasionale visione del pubblico di quelle proiezioni, restando un titolo tra i tanti di cui si parlerà per qualche giorno tra le righe delle riviste specializzate. Ed è un vero peccato perché questo film che fa parte del palinsesto della sezione Fuori Concorso al TFF41, merita molte attenzioni a dispetto della sua durata di oltre tre ore, mieterebbe successo tra gli spettatori in sala.
La storia è quella di un bancario che un giorno decide di rubare denaro alla banca, molti soldi, in modo che sia conveniente farsi qualche anno di galera, tre e mezzo con la buona condotta, e poi sparire con il malloppo che frutterebbe esattamente gli stipendi ancora da percepire fino alla pensione. L’obiettivo non è diventare ricco, ma non dover più lavorare. Morán, questo il suo nome, coinvolge per necessità Román suo collega. Ma poi entrano in scena Norma e Morna, due sorelle che stanno girando un film con Ramón. Tra flash back e racconto del presente il film mostra tutte le sue potenzialità narrative per un finale inatteso e illuminante.

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Los delincuentes diventa, dunque, un racconto di racconti e cinema narrativo, citando Mariano Llinás, necessariamente, qui di riflesso rappresentato dalla presenza della moglie Laura Paredes, già protagonista del già citato Trenque Lauquen di Laura Citarella. Il film di Moreno semina tracce e apre sipari nella memoria, lavorando sui temi dell’amore e dell’innamoramento, ma soprattutto su quelli della libertà come bene prezioso della vita. In fondo Morán e tutti i suoi derivati, i personaggi suoi anagrammati, non sono che frutto di una straordinaria libertà narrativa e inventiva, frutto di una causalità che domina l’intera trama. Questo elemento, che Kieślowski ha raccontato così bene e che qui, nella sua versione argentina, diventa la traccia dominante di una visione che ha i toni del dramma e della commedia, del film di ispirazione romantica e del thriller, per un divertimento totale e appagante, proprio come nella vita, dove non si vive una sola dimensione, ma più di una e a volte contemporaneamente.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
1 (2 voti)
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