Milano Design Film Festival (MDFF) non si ferma – L’8a edizione va in streaming

Il MDFF, dovendo rinunciare, a causa dei nuovi provvedimenti presi dal governo, alle proiezioni presenza e agli incontri d’approfondimento va integralmente in streaming

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Il Milano Design Film Festival non si ferma. Già dalla primavera lo staff del MDFF ha iniziato a lavorare, cercando di trovare soluzioni per far svolgere nel modo migliore possibile questa 8a edizione.
Era stata pensata un’edizione in phygital: cioè in live streming e in presenza a cui però si è dovuti rinunciare a causa dei provvedimenti del nuovo DPCM. Seguendo le orme delle organizzazioni dei festival che precedono l’arrivo di MDFF, è stato scelto di proseguire il tutto unicamente in streaming.

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Dal 6 all’8 novembre, dal sito milanodesignfilmfestival.com si approderà ad una piattaforma pensata appositamente per l’evento che permetterà a tutti gli utenti italiani di collegarsi gratuitamente e assistere virtualmente al programma.

Tema di quest’edizione è Ri-connettersi, scelto dalle curatrici Silvia Robertazzi e Porzia Bergamasco, per riportare l’attenzione sulle priorità della vita collettiva e del Pianeta, riflessioni scaturite dal terribile periodo che tutto il mondo sta vivendo a causa della pandemia.
Ripensare al passato per ricostruire un presente e un futuro più in armonia con noi stessi.
Per l’8a edizione del MDFF è stata adottata questa linea teorica per sviluppare un programma basato su come l’applicazione di certe riflessioni, nel campo dell’architettura e il design, possano migliorare l’esperienza umana.

Il programma è composto da film che indagano il rapporto uomo-natura, le dinamiche uomo-città, i bisogni reali dei cittadini e il lavoro del progettista.

Alcuni titoli presenti:

 

Per Ciak in Italy. Registi stranieri nel paesaggio italiano:

La Sapienza di Eugene Green (2014) per portare avanti una riflessione su come i registi stranieri guardano alle nostre città e al nostro paesaggio.

Per la sezione FOOD., dedicata ai processi legati all’alimentazione:
Fuel (di Yu Araki), che racconta al pubblico l’atto del cucinare, un rituale antico alla radice di storie e culture.

Y en cada lenteja un dios (di Miguel Ángel Jiménez), sul forte legame tra cibo, terra d’origine e famiglia.

Rupi di Vino (di Ermanno Olmi) la poesia dell’antico lavoro dell’uomo.

Bread: An Everyday Miracle
(di Harald Friedl, Première italiana) sulla produzione del pane e il confronto tra il processo di panificazione artigianale e quello industriale.

Under. Lindesnes, Norway (di Anders Husa & Kaitlin Orr) sul ruolo dell’architettura quando ci si siede in un ristorante a cinque metri e mezzo sotto il livello del mare.

Tra i film della 8a edizione del MDFF:
Paradigma Olivetti e Prospettiva Olivetti (di Davide Maffei) che raccontano la filosofia e lo sviluppo industriale dell’azienda di Ivrea nel “dopo Adriano”. Una storia capace di rinnovare un’intera cultura imprenditoriale di prodotto e architettonica grazie anche al contributo di designer e progettisti visionari e dal carattere decisamente innovativo come Ettore Sottsass, Mario Bellini, Michele de Lucchi, Gae Aulenti, Kenzo Tange e Luis Kahn per citarne alcuni.

Se l’architettura “non ha un luogo, la sua casa è il mondo”, come dice l’architetto italiano Dada nel film The Arch (Première italiana di Alessandra Stefani), guardando il road movie Tokyo Ride (Première italiana, di Bêka & Lemoine) si sale a bordo di una Alfa Romeo Giulia vintage guidata da Ryūe Nishizawa: da qui si vedrà una Tokyo frenetica e piena di poesia al tempo stesso e si capirà la forte relazione che il co-fondatore dello studio SANAA ha con la socia Kazuyo Sejima, con la sua città oltre al suo modo di pensare e di progettare.

Il film Il condominio inclinato. Bergamo, sole, casbah, pollai e terrazze fiorite (Première europea, di Alberto Valtellina e Paolo Vitali) ci porta nei quartieri residenziali Terrazze fiorite e Bergamo Sole, disegnati dagli architetti Giuseppe Gambirasio e Giorgio Zenoni. Costruiti a Bergamo tra il 1976 e il 1979, sono testimoni dell’interazione riuscita tra la qualità architettonica dello spazio – pubblico e privato – e i suoi abitanti.

Nel breve documentario What it Takes to Make a Home? (di Daniel Schwartz) si affrontano le definizioni attribuite all’alloggio e alla mancanza di una casa in relazione alle pressioni urbane ed economiche.

La Nave (di Hans Wilschut, Première italiana) è il film d’esordio del fotografo e videomaker olandese che racconta la vita nel maxi-condominio progettato da Franz di Salvo nel quartiere Scampia di Napoli completato nel 1975.

Un’altra storia urbana è racchiusa nel corto Next Sunday (di Marta Bogdanska): a Tripoli le generazioni più giovani si sono impossessate del quartiere fieristico progettato da Oscar Niemeyer, rimasto incompiuto nel 1975.

Con It’s Dutch Design (di Elbe Stevens) si capiranno approccio e metodo di una “corrente” olandese che si è imposta con un preciso DNA sulla scena internazionale. Fare design significa anche riflettere su tematiche antropologiche strettamente collegate alla contemporaneità: il laboratorio.

“Ephemeral Temporary Spaces 2”, condotto da Michele De Lucchi alla Scuola del Design del Politecnico di Milano, in questo anno accademico, a causa della Pandemia Covid-19, ha vissuto di didattica a distanza. In Design is Diversity. Teaching Design in Covid Times (di Mario Greco) il tema Diversity, scelto in precedenza, ha assunto con il lockdown un senso particolare.

Autonomy (di Alex Horwitz), film centrato sulla tecnologia emergente delle self-driving car che si sofferma anche sulle grandi domande che questa sfida nel settore automotive sta innescando nella società.

Human Nature (di Adam Bolt), un documentario su una scoperta biologica recente: si chiama CRISPR e consiste nella correzione mirata di una sequenza di DNA. Benché fosse già possibile isolare il gene alterato responsabile di una malattia ereditaria, fino ad ora non era possibile sostituirlo con il gene non difettoso, perché mancava il modo di introdurlo nel cromosoma cellulare nella posizione corretta. Le possibili applicazioni appaiono sconfinate. Anche questo per MDFF è design.

Quattro le biografie in programma: Goff (di Britni Harris), Charlotte Perriand. Pionnière de l’art de vivre (di Stephane Guez), Just Meet. Tadao Ando (di Fernanda Romandia, Première europea), Magical Imperfection. The Life and Architecture of Raymond Moriyama (di Scott Calbeck, Première europea).

Segnaliamo infine Raccontami di me (di Laura Chiossone) un corto emozionale che trasferisce sul piano delle relazioni spazio-temporali l’analisi e le conseguenze delle proprie scelte di vita. Un riconnettersi continuo fra presente, passato e futuro.

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