NAPOLI FILM FESTIVAL 12 – SchermoNapoli Doc
Prima giornata di proiezioni: Tutto Modo di Luca Federico, E cantava le canzoni di Luca Federico, Tutto il resto non esiste di Alessandro D’Alessandro, Campania Burning di Andrea D’Ambrosio, Lello Esposito. Gli occhi del Vesuvio di Gianpaolo De Siena, Poeti di Toni D’Angelo
La sezione competitiva dedicata ai documentari “made in Campania” è stata allestita volutamente con opere totalmente diverse tra loro o così è parso di vedere durante la prima giornata di proiezioni. Scelta rischiosa ma che ha riservato piacevoli sorprese ed alcune delusioni.
I primi due film Tutto Modo e E cantava le canzoni del 23enne caprese Luca Federico, sono poco più che prove tecniche di documentario. Tutto Modo racconta le vicende della signora Peles Ljubica e la sua deportazione da parte degli Ustacia croati durante la Seconda Guerra Mondiale. Un’unica lunga testimonianza alternata alle belle animazioni di Marco Gasperetti.
E cantava le canzoni, documentario sulla vita del cantautore Rino Gaetano, nonostante le interviste a Lucio Dalla, Paolo Rossi, Mogol, Andrea Rivera, non aggiunge nulla di nuovo a quanto già si sa e mostra i limiti di un’acerba padronanza linguistica delle tecniche documentarie (eccessiva e casuale presenza di piani d’ascolto dell’intervistatore e split screen privi di significato, per fare due esempi).
Nella seconda sezione si vedono i pezzi grossi.
Andrea D’Ambrosio, regista di Biutiful Cautri, che presenta un deludente Campania Burning. L’ambientazione è sconvolgente: il ghetto di San Nicola Varco, ex mercato ortofrutticolo mai collaudato, in cui sono ammassati centinaia di immigrati senza tutela e senza diritti. Il tema è chiaro: il caporalato non è mai sparito in Italia, si è solo rivolto altrove. Nel film sono messe in relazione immagini del passato in cui caporali italiani sfruttavano loro connazionali e il racconto della situazione odierna dove ad essere sfruttati sono principalmente gli immigrati. Ma meno diritti per gli stranieri, vuol dire meno diritti anche per gli italiani. In questa asta al ribasso, vince chi lavora per meno soldi e meno diritti ma a guadagnarci sono solo i criminali. Purtroppo il film è senza un motore narrativo e non riesce mai ad andare al fondo della questione. Non entra nelle vite dei personaggi, non approfondisce l’inchiesta, si limita a galleggiare e vagare sulla superficie degli immensi spazi del ghetto. Alla fine non emoziona, scorre noioso e la denuncia sociale finisce fuori dal cuore e nelle retrovie della mente. Nulla rimane.
Poi è la volta di Lello Esposito. Gli occhi del Vesuvio, un breve documentario di Gianpaolo De Siena, che ci porta dentro lo studio e le opere del famoso scultore e pittore napoletano, che da oltre trent’anni lavora sui simboli della sua città: Pulcinella, la maschera, l’uovo, il teschio, il vulcano, San Gennaro il corno. Simboli che Lello Esposito espone a metamorfosi, come nei suoi Pulcinella che hanno gettato la maschera, mostrando il loro vero volto o nei Pulcinella che anzichè mangiare gli spaghetti, li vomitano. Gianpaolo De Siena, videomaker beneventano, rende creativa l’ispirata intervista a Lello Esposito.
Se nel precedente film si parlava d’arte, Poeti, di Toni D’Angelo è fatto d’arte. Recensire questo documentario è come provare a spiegare la poesia. Come si fa? Un film spettrale, dove i poeti beat si aggirano per Roma come fantasmi (non a caso il racconto parte dal cimitero) in un viaggio nei meandri dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso della poesia. Non mi resta che lasciarvi alla recensione di Massimo Causo e alla video intervista di Sergio Sozzo
Array