Netflix: Queen Cleopatra desta polemiche. Falso storico o politica dell’inclusività?

Queen Cleopatra: scoppia la diatriba sulle origini dell’iconica Regina d’Egitto

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Non sappiamo se lascerà il segno come lo storico kolossal passato alle cronache hollywoodiane come uno dei più costosi (e lunghi) film della storia del cinema, con la coppia leggendaria di Liz Taylor e Richard Burton nei ruoli di Cleopatra e Marco Antonio. Senza dubbio la serie-documentario Queen Cleopatra che sarà disponibile su Netflix a partire dal 10 maggio (diretta e prodotta da Jada Pinkett-Smith), sta scatenando un grande dibattito che sfocia in polemica.

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È bastato infatti il semplice trailer della serie dedicata alla faraona più famosa della storia per personalità e bellezza che in questa versione televisiva sarà interpretata da Adele James, che è nera. La serie-documentario, scritta da Peres Owino e NneNne Iwuji, avrà quattro episodi di 45 minuti ciascuno, e rientra in una serie di documentari che sta producendo la Pinkett sulle “Regine Africane”.

Il focus dell’opera sarà proprio il suo heritage, ossia il suo patrimonio e la sua origine etnico-culturale, con accurate e scientifiche argomentazioni. Eccoci dunque a parlare del Race swapping, ovvero il fenomeno che nasce quando si decide di cambiare il colore della pelle ai personaggi protagonisti.

Lo sanno bene Halle Bailey, scelta per vestire i panni di Ariel nel live action de La Sirenetta e Yari Shadidi, per interpretare Campanellino nel live action Peter Pan & Wendy. Non da ultimo, anche la nuova serie tv in arrivo su Harry Potter molto probabilmente sarà più inclusiva e sceglierà un’attrice nera per il ruolo di Hermione. In questo caso, però, le critiche vanno oltre perché la storia insegna e l’etnia di Cleopatra è da sempre un punto interrogativo.

L’obiettivo della regista e della produzione di Netflix è quello di andare oltre la semplice figura dell’amante di Giulio Cesare e di Marco Antonio: dare un nuovo taglio al personaggio ospitando testimonianze importanti come quella di un’esperta che racconta di come sua madre sostenesse che Cleopatra fosse nera. La regista afferma che:

“Cleopatra è una regina che molti conoscono, ma non nella sua verità. È stata raccontata come esageratamente devota al sesso, eccessiva e corrotta, eppure era una stratega, intelligentissima, una forza imponente della natura, che ha combattuto per proteggere il suo regno… E la sua eredità è molto dibattuta”.

Gli antichi egizi erano africani, ben lontani dall’essere di origine sub-sahariana e quindi provenire da quella parte di Africa con cui si identifica solitamente la cultura “nera”. A maggior ragione non lo era Cleopatra, la quale era addirittura di discendenza greco-macedone essendo di stirpe tolemaica. L’Egitto di Cleopatra era una dei tanti regni ellenistici fondati alla morte di Alessandro Magno. I Faraoni di dinastia Tolemaica avevano la pelle chiara: ci fu solo un periodo di Faraoni neri, ovvero la venticinquesima dinastia Nubiana (originaria dell’attuale Sudan del nord).

Anche l’archeologo Zahi Hawass ha voluto dire la sua, definendo questa rappresentazione della regina Cleopatra come una falsificazione dei fatti. Lui, infatti, sostiene da sempre la tesi che Cleopatra avesse origini greche.

Una tesi rilanciata anche dagli stessi media ellenici come il Greek City Times, che ha rilanciato la teoria secondo cui il documentario promuove l’afro-centrismo afferma che i faraoni e gli antichi egiziani erano neri e che gli egiziani gli hanno usurpato l’identità».

Era stata persino lanciata una petizione su Change.org, per chiedere la cancellazione del documentario (oltre 62.000 firme in soli due giorni, prima di essere «misteriosamente rimossa»). Nel frattempo, l’ironia accompagna l’indignazione sul web: vengono così rispolverati vecchi e nuovi meme di ipotetiche nuove uscite sulla piattaforma di streaming.

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