"Quello che si fa in Europa è molto più trasgressivo rispetto ai prodotti americani" – Incontro con Juan Antonio Bayona
Juan Antonio Bayona fa il punto sulla situazione del cinema spagnolo ed europeo e sulla nuova generazione di registi che si stanno affermando nel suo paese rivitalizzando il genere horror. Inoltre si parla di stile e dell’amicizia con Guillermo del Toro, produttore del suo primo film, The Orphanage. VIDEO
Il cinema spagnolo in questi ultimi anni ha fatto molte incursioni nel genere horror, c’è una tradizione, anche recente, a cui ha fatto riferimento?
Juan Antonio Bayona – Ci sono due film di un regista che si chiama Chicho Ibañez, Quien puede matar a un niño e La residencia, quest’ultimo ha anche influenzato Amenabar quando preparava Los Otros ed è un film che ha avuto un successo straordinario e quando è stato fatto era già avanti sui tempi, sia per la narrativa che per le ambientazioni, sicuramente ha avuto una grande influenza su di me.
Quale è la situazione del cinema in Spagna e in Europa e quali sono i suoi rapporti con quello americano?
JAB – Credo che in Europa in questo momento ci sia il miglior cinema “fantastico” del mondo, con una produzione molto ampia e delle buone pellicole. Quello che si fa in Europa è molto più trasgressivo rispetto ai prodotti americani, anche grazie ad una ondata di registi nuovi che si stanno cimentando con questo genere. Anche in Francia si fanno cose interessanti.
Come è nato il suo rapporto con Guillermo Del Toro?
JAB – Guillermo l’ho conosciuto circa quindici anni fa, all’epoca ero minorenne e me ne andavo per i festival di cinema “fantastico” spacciandomi per giornalista, così mi potevo vedere i film gratis. In uno di questi festival ho intervistato Guillermo e lui deve essersi ricordato di me e delle domande che gli ho fatto visto che poi siamo rimasti in contatto. In seguito mi sono segnato ad una scuola di cinema, ho girato video musicali e spot pubblicitari e ho continuato a mandargli le cose che facevo e lui si è sempre dimostrato entusiasta del mio lavoro. Quando gli ho detto che avrei diretto il mio primo film lui è stato d’accordo a produrlo, poi dopo aver letto la sceneggiatura ha deciso anche di presentarlo in prima persona.
Cosa ci può dire dello stile che ha utilizzato in The Orphanage?
JAB – Per me lo stile non è una cosa premeditata, è una questione istintiva, è la maniera come mi immagino una storia, per me la cosa più importante è il lavoro con la macchina da presa e quello con la pianificazione delle inquadrature, credo che le storie si raccontino con la macchina da presa, in maniera visuale, credo di aver assimilato, anche in maniera inconscia, i modi del cinema classico, per esempio quello delle pellicole di Alfred Hitchcock. Mi piace raccontare storie tramite il montaggio e le le varie inquadrature.
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