Review Bombing: il caso di The Last Of Us parte II

Il fenomeno del Review Bombing su Metacritic nasce per sottolineare il principio fondamentale della libertà d’espressione, ma rischia di farsi veicolo di voci intolleranti e pregiudizi

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Dopo 7 anni dal primo titolo e dopo due rinvii nel corso di questo 2020, finalmente The Last Of Us parte II è disponibile su PS4.
Questo nuovo capitolo, annunciato a sorpresa da Naughty Dog con un teaser durante l’E3 del 2016, aveva diviso il pensiero dei fan in due: c’era chi non vedeva l’ora di provarlo e chi, dall’altra parte, non concordava con l’annuncio di un sequel, ritenendo il finale del primo gioco perfetto così com’è.
Queste discrepanze, che già s’erano innestate nel pubblico, col tempo hanno generato una sorta di pregiudizio nei confronti del nuovo capitolo, anticipando un fenomeno di massa tanto peculiare quanto confusionario dei nostri tempi: il Review Bombing. Non è una novità per quanto riguarda il settore videoludico, ma è sempre bene analizzare quali meccanismi intricati generano polemiche da parte degli utenti che agiscono protestando attraverso il web.
Cosa è successo esattamente?
Sin dal primo giorno d’uscita, The Last of Us II è stato soggetto a forti critiche da parte del pubblico, tanto che, su Metacritic.com, la valutazione del gioco è divisa tra quella, quasi unanime, della critica: 95/100 e quella degli utenti: 3,5/10. Un gran numero di utenti, per protesta, ha insomma scelto di bombardare il gioco con voti bassissimi e recensioni negative, spesso scritte senza criterio.
I motivi? Ce ne sono parecchi e per lo più partono da pregiudizi radicati ancor prima dell’uscita del videogioco.
Il fenomeno del Review Bombing si fonda sul principio fondamentale della libertà d’espressione, ma rischia di compromettere un mezzo importante come quello della critica non ufficiale, user generated, ovvero quella fatta dagli utenti al di fuori dei canali standard. Si tratta di un’arma a doppio taglio, che tende a danneggiare anche le recensioni ben ragionate di gran parte dell’utenza, che rappresentano una preziosa risorsa per la valutazione di un prodotto, positive o negative che siano.
Il fatto che la maggior parte di queste critiche siano state pubblicate sin dal primo giorno dell’uscita rivela che si tratta di critiche infondate, fatte da chi il gioco ancora non lo aveva nemmeno provato.

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Paradossale il fatto che un videogioco il quale tratta l’odio come uno dei temi principali generi odio mediatico.

In parte i motivi di questa protesta virtuale sono scaturiti dal fatto che l’idea di un sequel non piaceva a tutti, ma la polemica non finisce qui.

Non molto tempo prima che uscisse il gioco erano stati pubblicati dei leak che riferivano alcuni spoiler della trama. Queste rivelazioni hanno compromesso il giudizio di una parte di pubblico che si è lasciata condizionare senza prima verificare. Difatti, queste notizie si sono subito rivelate false o comunque distorte.
A parte tutto questo però, c’è una questione che più di tutte ha suscitato scalpore. Già nel primo trailer di presentazione del gioco abbiamo visto Ellie (la protagonista) e un’altra ragazza scambiarsi un bacio. Qui viene introdotta una delle tematiche di The Last of Us II: quella legata alla narrazione “di gender”. Alla luce di questa notizia ecco che un’altra fetta di pubblico, quella omofoba, si è scagliata contro il gioco, accusando i creatori di aver realizzato un sequel per sostenere un’agenda politica “troppo di parte”.
Eppure la storia della relazione tra Ellie e Dina è ben contestualizzata e si sviluppa in modo del tutto naturale e costruttivo.
Allora come smentire tante polemiche? Provando il gioco e valutando secondo i propri criteri. Basterà giocare la prima ora per capire che si tratta effettivamente di un lavoro magistrale, estremamente meticoloso nei dettagli, nel gameplay, nella grafica, nella regia, nella narrazione e persino nella recitazione.

In fin dei conti The Last Of Us II si è rivelato comunque un grande successo, nonostante il rischio di essere compromesso dalle valutazioni negative.

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