#RomaFF14 – La belle époque. Incontro con Fanny Ardant e Nicolas Bedos

All’Auditorium per presentare il film in uscita il 7 novembre, il regista Nicolas Bedos e Fanny Ardant raccontano come è stato lavorare al film e quale è il loro rapporto con la memoria e i ricordi

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Il regista francese Nicolas Bedos (Un amore sopra le righe) e la straordinaria protagonista femminile Fanny Ardant sono alla Festa del Cinema di Roma per presentare La belle époque, che sarà nelle sale italiane dal 7 Novembre.

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Il film racconta di Victor (Daniel Ateuil), in contrasto con la tecnologia e il frenetico stile di vita contemporaneo, a cui un imprenditore eccentrico dà la possibilità di rivivere il giorno più bello della sua vita, grazie a scenografie, comparse e trucchi di scena.

E se Fanny Ardant potesse rivivere l’esperienza sul set più bella della sua vita, quale sceglierebbe? “Forse il primo film: La signora della porta accanto. Tutto era perfetto. Un grande film. Un grande amore. Perfetto come pianeti che si allineano”

Il regista ammette che la tendenza a rivivere i propri ricordi lo caratterizza da prima di avere avuto l’età per leggere e comprendere scrittori come Proust, che sembrerebbero l’ispirazione del film: “mia madre mi ha raccontato che fin da ragazzino passavo pomeriggi a ricostruire intere settimane della mia vita. Vorrei che imparassimo a conservare i propri ricordi e usarli contro la frenesia e la velocità della vita contemporanea. La vita è una scatola dei ricordi da cui possiamo estrarre i pezzi e smontare e rimontare gli eventi nella nostra memoria.”

Fanny Ardant è molto più diretta: “Posso far parte della categoria dei ‘matti’ che non dimenticano niente. Dunque tutte le cose che ho vissuto, che siano felici o infelici, le ho conservate là. Vivo continuamente con il passato, però come amo anche il momento presente: sono due gemelli.”

Il film è pieno di ‘cose’, ma sono tutte tenute perfettamente insieme: Bedos spiega che, essendo lui un musicista gli sembrava che il film meritasse questo tipo di forma, che segue un ritmo che lega tutto. Il passato è reso chiaramente, il presente viene riflesso attraverso il personaggio di Marianne e il turbine amoroso che vive.

La Ardant sottolinea che il suo personaggio compensa sempre la contraddizione della violenza, del furore e della crudeltà, con la fragilità di perdere questo amore: “Nicolas è un regista appassionato, che ha curato ogni dettaglio, ha scritto prima di tutto le scene con i dialoghi. E quindi con una certa musica, un certo ritmo. Per un attore o un’attrice è una grande gioia lavorare sotto lo sguardo di qualcuno che sa dov’è che vuole andare. Per me un grande regista è sempre un grande giardiniere, cioè che ti lascia crescere”.

Bedos aggiunge che lui nasce in teatro e per questo inizialmente aveva pensato a una scenografia e messinscena più teatrale, ma durante la lavorazione si è reso conto che il film parlava anche di cinema. Ciò che ha voluto ricreare però è un cinema lontano dalla tecnologia e dall’artificialità, sfruttando il potere dei costumi e della scenografia: deve essere chiaro che la scenografia è una brutta copia della realtà, e sono i sentimenti di Antoine che gli permettono di crederci: “Le mie prime emozioni da cineasta le ho avute con le musiche, quindi volevo che nel film esprimessero il sentimento dei personaggi, ciò che li caratterizzava, per cui la scelta è stata difficile, abbiamo provato vari pezzi fino a trovare quelli adatti di scena in scena. Il tango era molto adatto per madame Ardant!”

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