"Si può fare", di Giulio Manfredonia

L'equilibrio tra il dramma e la comicità macchiettistica manifesta una solidità quasi miracolosa che rinnova il potere di una commedia all'italiana mai come in questo caso esplicitamente "umanistica". Con intelligenza metaforica ambientato nella Milano dei primi anni '80, contesto storico-geografico fondamentale per comprendere la deriva esistenzialistica e culturale dell'Italia contemporanea, il film di Manfredonia è forse l'esempio migliore di fiction sociale da molti anni a questa parte

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Intelligentemente – quasi metaforicamente – ambientato nella Milano dei primi anni '80, contesto storico-geografico fondamentale per comprendere la deriva esistenzialistica e culturale dell'Italia contemporanea, Si può fare si ispira al fenomeno delle cooperative di ex pazienti di ospedali psichiatrici nate dopo l'entrata in vigore della legge Basaglia. Nello (Claudio Bisio) dopo alcuni dissidi nel sindacato viene incaricato di gestire la Cooperativa 180, composta da undici pazienti da poco dimessi da un istituto. Dopo iniziali incomprensioni l'uomo riuscirà, grazie anche al basagliano Dottor Furlan (Giuseppe Battiston), a diminuire l'assunzione di medicinali e coinvolgere i suoi  soci nella realizzazione di un'attività lavorativa che ben presto si rivelerà redditizia.
L'equilibrio tra il dramma e la comicità macchiettistica manifesta una solidità quasi miracolosa che rinnova il potere di una commedia all'italiana mai come in questo caso esplicitamente "umanistica". Manfredonia è un regista che alla sua terza pellicola – senza dubbio la più matura e riuscita – dimostra di avere tutte le carte in regola per rinnovare un discorso cinematografico e narrativo di grande spessore emotivo ed analitico: si veda la magnifica sequenza di raccordo con le scarpe rosse di Gigio a suggerire l'evento tragico o i primi concitati minuti sulle incomprensioni ideologiche subite dal sindacalista Nello, memorabili per sintesi ed efficacia. In Manfredonia, infatti, non c'è mai la tentazione di abbracciare il documentarismo, ma anzi Si può fare è forse l'esempio migliore di fiction sociale da molti anni a questa parte: un lavoro umile di artigianato e recitazione. Merito anche dei bravissimi interpreti professionisti che interpretano gli undici "malati", protagonisti di una immedesimazione ammirevole che ben si sposa alla naturalezza dei già quasi veterani Bisio, Caprioli e Battiston.

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Regia: Giulio Manfredonia

Interpreti: Claudio Bisio, Anita Caprioli, Giorgio Colangeli, Giuseppe Battiston, Andrea Bosca, Giovanni Calcagno, Michele De Virgilio, Natascia Macchiniz, Rosa Pianeta

Distribuzione: Warner Bros. Italia

Durata: 111'

Origine: Italia, 2008

 

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