SOUNDTRACKS – Black Mass – L’ultimo gangster, di Scott Cooper

Una colonna sonora che rispecchia l’animo del suo protagonista realizzata da Tom Holkenborg, un compositore che, lavoro dopo lavoro, attesta la sua inconfutabile bravura.

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Boston, nel corso degli anni, l’abbiamo imparata a conoscere bene come spettatori cinematografici, grazie ad un buon numero di film che ne hanno ricostruito il tessuto criminale, mostrandoci pesci grandi e piccoli spartirsi, non senza spargimenti di sangue, il potere della città, a suon di mazzette, omicidi e traffici illeciti. A fare della verde città del Massachusets, il cuore nero d’America ci hanno pesato un manipolo di italiani ed irlandesi di seconda e terza generazione che nel “Nuovo Mondo”, a discapito di quella fetta onesta di compatrioti, ha prosperato nell’illegalità, sempre accompagnata da codici d’onore ed uno sguardo nostalgico (ed ipocrita) verso la tradizione del loro paese d’origine. Una pistola in una mano, un rosario nell’altra. Un concentrato di personaggi reali od immaginari, dai contorni sfumati, dove il male si mischia indistintamente con il bene, incutendo terrore e gratitudine grazie ad azioni violente e piccoli e grandi favori di quartiere, elargiti con la medesima frequenza. Basti pensare a The Departed di Martin Scorsese, con il suo Frank Costello interpretato da Jack Nicholson. Una realtà parallela a quella di una città culturalmente ed economicamente attiva, tra università prestigiose e progressi tecnologici.

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Proprio il gran numero di criminali partoriti dalla periferia della città ha permesso

blackmass3 al cinema (ma anche al piccolo schermo se si pensa al background di Ray Donovan, il protagonista dell’omonima serie di Showtime) di attingervi quasi ad occhi chiusi per raccontare e far rivivere sul grande schermo le vite e le azioni di criminali celebri o fittizi. Tra questi James “Whitey” Bulger (Johnny Deep), uno dei più grandi delinquenti di Boston, attivo a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, e fratello, nientemeno, di un Senatore del Massachusets. Esempio di come, sia ieri che oggi, criminalità e politica si siano mischiate per i propri tornaconto. Un copione quello di Black Mass, dapprima affidato a Barry Levinson e Jim Sheridan per poi approdare tra le mani di Scott Cooper, già regista di Crazy Heart, nel 2009 – con il quale Jeff Bridges vinse l’Oscar per la sua interpretazione del cantante country alcolizzato, Bad Blacke – e, quattro anni dopo de Il fuoco della vendetta con Christian Bale. Presentato fuori concorso a Venezia72 e adattato per il grande schermo da Mark Mallok e Jez Butterworth, partendo dal libro Black Mass: The True Story of a Unholy Alliance Betwwen FBI and the Irish Mob, scritto a quattro mani, nel 2001, da Dick Lehr e Gerard O’Neil, il film permette a Johnny Deep di rientrare dalla porta d’ingresso nell’Olimpo dei grandi interpreti, dopo le innumerevoli scelte infelici, costruendo un ponte ideale verso il John Dillinger di Michael Mann, ritratto in Nemico Pubblico.

Black Mass - Movieholic HubIl suo Bulger, appesantito da un trucco quasi caricaturale, convince grazie alla freddezza con il quale si muove e con la quale trasmette la sua superiorità, la sua egemonia criminale. Catturato dall’FBI nel 2011, dopo quasi vent’anni di latitanza in giro per il mondo, e considerato, post 11/09, il secondo più ricercato d’America dopo Bin Laden, il criminale di origine irlandese riuscì a diventare, a metà anni ’70, il leader della Winter Hill Gang, la più grande confederazione criminale di Boston, non solo grazie ad una serie di omicidi mirati ad indebolire la “concorrenza”, ma sopratutto grazie al suo ruolo di informatore dell’FBI che gli permise di bloccare l’ascesa illegale della famiglia rivale, gli Augiulo, trasformandolo nel padrone della città. Questo grazie a John Connolly (Joel Edgerton), agente della polizia federale, fin troppo affascinato dalla figura del criminale di South Boston, tanto da rimanerne schiacciato, invertendo i ruoli e compromettendo la sua integrità morale. A rendere ancora più convincente la ricostruzione non solo i costumi di Walicka Maimone e la scenografia di Stefania Cella, insieme alla fotografia di Masanobu Takayanagy, ma anche la scelta della musiche non originali che contribuiscono a dar vita all’atmosfera melodica a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Da Don’t Bring Me Down, classico blues rock dei The Animals datato 1966, alle contaminazioni funky e dance di Slave, brano contenuto in Tattoo You, disco di outtakes dei Rolling Stones del 1981, passando per la disco di Thelma Houston con Don’t Leave Me This Way e War Child di Blondie, senza disdegnare un’incursione in sonorità jazz grazie a brani del sassofonista Bill Evans (The Two Lonely People) o del chitarrista Wes Montgomery (Polka Dots And Moonbeams), fino alle rivisitazioni di classici natalizi firmati da Ella Fitzgerald e Dexter Gordon.

A ricostruire in note il tessuto psicologico dei protagonisti però ci pensa Tom blackmass2Holkenborg, il compositore e polistrumentista olandese che qui abbandona lo pseudonimo Junkie XL con il quale ha firmato finora i suoi lavori – ultimo dei quali l’epica colonna sonora di Mad Mad: Fury Road per segnare un nuovo capitolo della sua carriera, da sempre in equilibrio tra classicità (ha collaborato spesso con Hans Zimmer) e modernità, contaminando generi e stili. Per Black Mass costruisce una partitura solida, così come la narrazione, fitta e fortemente debitrice della forma romanzo dalla quale prende le mosse, per costruire un percorso compositivo compatto. Ascoltando le ventuno tracce che compongono la partitura originale del film, l’impatto sull’ascoltatore è notevole. C’è una continuità, una coerenza che prosegue traccia dopo traccia. L’atmosfera è oscura, profonda e vagamente inquietante, esattamente come l’animo di James “Whitey” Bulger. Brani come Boston Crime Lord, dove synth e violoncello convivono, creando quella sensazione di peso, di gravità, sono la cifra stilistica di tutto il lavoro che prosegue con l’uso delle percussioni in Bulger Burial Ground, nell’assetto più “classico” di John Connolly, dove violini e violoncello giocano tra profondità di suono e ariosità, per tornare più minaccioso in Aspirin, fino al ritmo più concitato di You got two Minutes, dove il piano e le percussioni si alternano per dare al brano un’impronta più vigorosa. La conferma dunque di trovarci davanti l’opera di un compositore maturo, capace di guardare al passato, citando il superbo Bernad Herrmann, e rivolgersi al futuro, unendo strumenti e sonorità lontane. Non ci resta che aspettare l’uscita di Batman vs Superman per vedere come evolverà il suo incredibile lavoro.

Track listing:

Colonna sonora:

It’s Not My Cross To Bear – The Allman Brothers Band

The Two Lonely People – Bill Evans

Polka Dots And Moonbeams – Wes Montgomery

Warm Ways – Fleetwood Mac

There She Is, Miss America – Bernie Wayne

Turn To Stone – Joe Walsh

The Christmas Song – Dexter Gordon

Jingle Bells – Ella Fitzgerald

Slave – The Rolling Stones

No Me Llores Más – Willie Colón

The Wearing Of The Green – Kevin Barry Irish American Pipes and Drums

Gary Owen – Boston University Marching Band

Don’t Bring Me Down – The Animals

Don’t Leave Me This Way – Thelma Houston

War Child – Blondie

Easy To Love – Oscar Peterson

 

Musica originale composta da Tom Holkenborg:

Black Mass Opening Title

Boston Crime Lord

John Collolly

Bulger Burial Ground

My Boy

Don’t Wake Him Up

You Got Two Minutes

Asprin

No Drugs, No Murder

I Will Pull The Plug Myself

When You Wake Up In The Morning

It’s Just The Beginning

Martorano

Did You Ever See Whitey Bulger Murder Anyone?

Thanks to Whitey

Jimmy and Marianne

You’ll Be Sorry

Boston Globe

Valhalla

Strictly Criminal

Take Care Kid

 

 

 

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