The Cell, di Tarsem

Titolo originale: The Cell
Regia: Tarsem
Sceneggiatura: Mark Protosevich
Fotografia: Paul Laufer
Montaggio: Paul Rubell, Robert Duffy
Musica: Howard Shore
Scenografia: Tom Foden
Costumi: Eiko Ishioka, April Napier
Efetti visivi: Kevin Todd Haug
Interpreti: Jennifer Lopez (Catherine Deane), Vince Vaughn (Peter Novak), Vincent D’Onofrio (Carl Stargher), Marianne Jean-Baptiste (Dr. Miriam Kent), Jake Weber (Gordon Ramsey), Dylan Baker (Henry West), James Gammon (Teddy Lee), patrick Bauchau (Lucien Baines), Tara Subkoff (Julia Hickson), Catherine Sutherland (Anne Marie Vicksey), Jack Thomas (Carl Stargher bambino).
Produzione: Julio Caro, Eric McLeod per New line Cinema
Distribuzione: Nexo
Durata: 95’ minuti.
Origine: USa, 2000

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Un thriller psicologico che sperimenta su due fronti le possibilità dell’immagine cinematografica e le profondità sconosciute della mente umana. Grazie ad una procedura sofisticata e all’avanguardia, che le permette di entrare nella mente degli uomini, la terapista Catherine Deane (Jennifer Lopez) diventa protagonista privilegiata di avventure straordinarie del puro sguardo, conducendo gli occhi dello spettatore a vedere quello che, altrimenti, poteva essere solo suggestione. Un progetto duplice, quello che sta alla base di The Cell, che coinvolge forma e sostanza, che vuole spingere oltre i confini dell’immaginazione (senza trascurare spettacolo e intrattenimento), ma si pone nella scia di un genere preciso e densamente frequentato. Presupposti ambiziosi e affascinanti che nella loro realizzazione risentono, però, di una sostanziale assenza di idee in grado di spostare la ridondante ricchezza visiva anche su un piano teorico ed espressivo. L’opera prima di Tarsem (già regista di apprezzati spot pubblicitari e video musicali, che sono entrati a far parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York), in realtà, si trova a fare i conti con un errore di partenza, un eccesso rappresentativo che trasforma il film in un guscio vuoto, un contenitore di effetti speciali di straordinaria complessità, incapace, tuttavia, di sfruttare quel senso profondo proprio dell’onirico e del fantastico. The Cell esibisce immagini invece di evocare sensazioni, affolla lo schermo di informazioni anziché sorprendere la visione. Alla fine non resta che perdersi e soccombere in questo labirinto senza uscita, come un meccanismo impazzito che gira a vuoto, disperdendo ulteriormente gli elementi di una narrazione trascurata, monotona e puramente riempitiva.

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