"Una famiglia perfetta" – Incontro con Paolo Genovese e il cast

una famiglia perfetta
Con un incontro affollato e divertente è stato presentato alla stampa Una famiglia perfetta, ultima pellicola del regista campione di incassi Paolo Genovese. Ad accompagnare il film  ci sono stati Sergio Castellitto, Marco Giallini, Claudia Gerini, Carolina Crescentini, Francesca Neri, Ilaria Occhini e Eugenia Costantini

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Con una conferenza affollata e divertente, grazie soprattutto alla travolgente simpatia di Marco Giallini, è stato presentato alla stampa Una famiglia perfetta, ultima pellicola del regista campione di incassi Paolo Genovese (Immaturi, Immaturi – Il viaggio, La banda dei Babbi Natale). Con quest'opera, sicuramente diversa dalle altre commedie del panorama italiano, inizia ufficialmente il Natale cinematografico italiano. Ad accompagnare il film oltre il regista e l'attore romano di A.C.A.B anche il resto del numeroso cast formato da Sergio Castellitto (reduce dal successo commerciale di Venuto al mondo), Claudia Gerini, Carolina Crescentini, Francesca Neri, Ilaria Occhini e Eugenia Costantini.

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Ci può raccontare la genesi del film?

 

Paolo Genovese: Una famiglia perfetta nasce 10 anni fa, quando proposero a Luca Miniero e me di fare il remake di un film spagnolo. Noi all'epoca eravamo alle prese con il nostro esordio, Incantesimo napoletano,  quindi abbiamo rifiutato questa proposta, anche perchè consideravamo inutile rifare un bel film. Però l'idea base di quella pellicola è rimasta nella nostra testa ed è poi diventata questa storia. Nel nostro mestiere è sempre difficile trovare punti di vista originali, nuovi modi di raccontare, inolte la famiglia è una tematica veramente difficile da approcciare. Siamo quindi partiti dal soggetto spagnolo per concentrarci su quello che veramente ci interessava ovvero l'ineluttabilità delle proprie scelte. Il mio protagonista, Leone, infatti deve fare i conti proprio con le scelte che ha fatto in tutta la sua vita. Proprio parlando di questo personaggio voglio dire di essere molto felice che Sergio Castellitto sia rimasto sempre legato a questo progetto. 

 

Signor Castellitto, perché ha creduto molto in questo progetto?

 

L’idea base è geniale, e questa è sempre una buona partenza per fare un film. Poi io sono convinto che Paolo sia un autore capace di fare la commedia, quella vera, e non quei film comici che puro esercizio ginnico di comicità. Il fondamento di questo genere è proprio quello di saper raccontare temi seri con garbo e leggerezza, e queste sono da sempre le sue qualità da regista. E' merito suo quello di aver saputo parlare di solitudine, un tema molto importante, con un disincantato sberleffo. E poi non voglio dimenticare il fatto che ho avuto l'opportunità di lavorara con dei grandi attori, dei talenti straordinari, tra cui brilla un meraviglioso Marco Giallini

 

E' d'accordo che nel film ci siano molti riferimenti a Pirandello e a Shakespeare?

 

Sergio Castellitto: Si, è ovvio, specie all'Enrico IV di Pirandello. Io però mi sono avvicinato al film principalmente perchè mi piaceva l'idea di chiedersi come sarebbe la vita senza il Natale. Forse verrebbe meno un patetico ma salutare tentativo di volerci bene, come succede con le olimpiadi. Trovo che questa riflessione sia la chiave di lettura per vedere questo film.

 

Una domanda a Marco Giallini e Claudia Gerini. Come giudicate il vostro personaggio?

 

Marco Giallini: E’ fondamentalmente un cornuto, anche se nessuno lo dice. Per tutte le riprese del film tutti quanti insistevano nel dirmi di no, ma nel film ci sono delle scene con Sergio e Claudia, che parlano da sole. Solo a rivederle ancora mi arrabbio. Certo, è comunque un cornuto pieno di sentimenti, concreto,  che cerca sempre di motivare i propri attori. Si è parlato molto di Pirandello. Anche io quando ho letto la sceneggiatura la prima cosa che ho pensato è stato Enrico IV. Questa storia mi ha fatto ricordare che quando avevo 16 anni  fui preso di forza per andare al Teatro Eliseo a vedere proprio quell'opera, interpretata da Romolo Valli. Magari questo retroscena non centra niente con il film ma mi faceva piacere raccontarlo lo stesso.

 

Claudia Gerini: Dopo le parole di Marco e il suo discorso sulle corna, una storia che lui porta avanti da mesi, come posso giudicarlo? A parte gli scherzi, la mia Carmen è un'attrice che non vive un momento di grande successo e accetta, suo malgrado, questa sfida particolare. Trovavo molto affascinante affrontare questo personaggio dal doppio registro. Lei infatti è una moglie/attrice che interpreta a sua volta un'altra moglie. Poi citando la definizione di Giallini, anche io giudico il mio personaggio come una donna traboccante di sentimenti.

 

A parte le similitudini con Pirandello, questo film puà considerarsi una sua dichiarazione d’amore verso la figura dell’attore?

 

Paolo Genovese: Mai come in questa occasione, dopo averlo girato, mi sono spaventato di averlo fatto. Solo dopo averlo rivisto mi sono reso conto di quanto questa sceneggiatura, con altri attori, poteva fallire. In molti film la parte attoriale è importante ma non fondamentale. In questo, invece, il cast è stato il vero punto di forza. Nella pellicola c’è sempre il tema doppio, ci sono personaggi che interpretano diversi ruoli. E' impossibile non amare degli attori quando sono alle prese con dei ruoli tanto complessi.

 

Ilaria Occhini, data la sua esperienza, ci può dire quanto teatro c’è in questo film?

 

E' ovvio che ci sia tantissimo teatro, soprattutto Pirandello come si è già detto. Il merito di Paolo però è quello di aver realizzato un'opera dalla struttura puramente cinematografica. Inoltre lo devo ringraziare perchè il mio ruolo, quello dell'attrice sola, che interpreta con entusiasmo la nonna di una famiglia perfetta mi ha divertito tantissimo.

 

Nello scrivere il film, ti sei rifatto a qualche opera o autore preciso?

 

Paolo Genovese: Ho sentito molto parlare di Pirandello, Scola. Non posso che dirmi onorato di questi paragoni ma la verità è un'altra. Quando scrivi sei totalmente libero da preconcetti e l'unica cosa che pensi è quella di divertirti, creare una storia ed emozionarti. Se non vuoi proprio fare un riferimento preciso, e quindi una citazione, è difficile che parti subito con in mente dei modelli precostituiti. Come dice bene Gondry, non bisogna intellettualizzare quello che si scrive, perchè ci penserà sicuramente qualcun'altro a farlo. Certo, poi quando si creano delle storie, specie per chi divora cinema e teatro, si tirano fuori i propri gusti e il proprio background culturale, ma è più che altro un'operazione inconscia che una vera decisione pragmatica.

 

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