VENEZIA 69 – “El sheita elli fat” (Winter of discontent), di Ibrahim El Batout (Orizzonti)

El sheita elli fat
Nella storia dell’Egitto – ha dichiarato Ibrahim El Batout autore del film –  ci sarà sempre un prima e un dopo 25 gennaio. El Sheita elli fat  lavora su una necessaria continuità del tempo, nel desiderio di radicare l’oggi e la sua rivoluzione nella cattiva coscienza del tempo anteriore. Il film, pur non costituendo una novità assoluta, riesce a liberarsi da ogni desiderio di esplicita militanza, praticando un cinema di fiction che tiene sempre e comunque conto del proprio ruolo e che costituisce comunque testimonianza, senza diventare resoconto cronachistico

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El sheita elli fatE' l'immanenza dei fatti a funzionare da moltiplicatore per nuovi ed inattesi eventi ed è il cinema che ne registra gli effetti, diventando effetto egli stesso, nel recupero di una delle sue funzioni, anche strumento di sopravvivenza, meccanismo di registrazione della memoria e media comunicativo e informativo. Così accade per questa sorta di istant movie dell’egiziano Ibrahim El Batout che nei suoi novanta minuti racconta, con grande partecipazione emotiva, il clima della rivoluzione egiziana che a partire dal 25 gennaio 2011 ha sconvolto gli assetti politici del Paese diventando, quegli eventi, un altro tassello della primavera araba. Nella storia dell’Egitto – ha dichiarato l’autore –  ci sarà sempre un prima e un dopo 25 gennaio. Per raccontare la vicenda El Batout è riuscito a costruire una struttura filmica che ha lo scopo di indagare, con un andamento a ritroso, sulle cause di una rivoluzione così bruciante, definitiva e non immaginabile fino a poco tempo prima. Le relazioni tra i tre personaggi principali e il recupero del loro passato, diventa il criterio attraverso il quale viene concepita la rete narrativa del film. I tre personaggi sono emblematici: un progettista di software che utilizza la rete e ne è parte, una giornalista televisiva, un funzionario dello Stato; nel loro passato le loro vite si sono incrociate e oggi, alle soglie del mutamento delle strutture politiche dell’Egitto, si incroceranno nuovamente dovendo fare i conti di nuovo con le rispettive coscienze rimettendosi prepotentemente in gioco.

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Le riprese di El sheita elli fat sono cominciate il 10 febbraio 2011, il giorno dopo Mubarak avrebbe dato le dimissioni. Il film risente quindi di questa forte drammaticità ed è anche per questo che non può che fare muovere i propri personaggi dentro un tragico scenario che ha un altrettanto forte impatto visivo e nel quale non vi è differenza tra il presente e il passato. Il film, infatti, lavora proprio su questa necessaria continuità del tempo, nel desiderio di radicare l’oggi e la sua rivoluzione nella cattiva coscienza del tempo anteriore. Il film, pur non costituendo una novità assoluta, riesce a liberarsi da ogni desiderio di esplicita militanza, praticando un cinema di fiction che tiene sempre e comunque conto del proprio ruolo e che costituisce comunque testimonianza, senza diventare resoconto cronachistico. Poco importa che alla fine, come ciascuno si aspettava i personaggi fossero persone realmente esistite e poco importa che le storie che abbiamo visto sullo schermo siano del tutto o in parte frutto della scrittura. Il film conserva una sincerità di fondo che lo rende libero da qualsiasi altra ricerca di pedanteria narrativa, di qualsivoglia fondata verosimiglianza storica dei personaggi e da qualsiasi altra inutile sovrastruttura.

El sheita elli fat si chiude con il triste, ma necessario, rito del doloroso elenco di persone uccise, imprigionate, sparite, rinchiuse nelle prigioni, con un implicito invito alla riflessione, nella consapevolezza che dietro ogni singolo numero c’è il nome di un uomo e la sua stessa vita. Resta la solita domanda circa le possibilità di diffusione di quest’opera al di là della circuitazione festivaliera, domanda che si fa più pressante e necessaria se solo si pensa al nostro mondo dalla memoria corta e dai misurati e mutevoli entusiasmi; sempre nell’attesa che l’inverno del nostro scontento si trasformi nella gloriosa estate.

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