Addio a Jiří Menzel, alfiere della Nóva Vlna cecoslovacca

All’età di 82 anni è morto a Praga l’iconico regista della Nouvelle Vague ceca, premio Oscar nel 1967. Ironia e grottesco le sue cifre distintive. Ne ricordiamo le opere indimenticabili

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È scomparso ieri, all’età di 82 anni in regista praghese Jiří Menzel. Assieme a Miloš Forman, Ewald Schorm, Vera Chytilová, Jaromil Jireš ed Ivan Passer è stato uno dei più importanti esponenti della Nóva Vlna, la nuova onda dirompente nel cinema e nel mondo culturale cecoslovacco in piena epoca di crisi dello stalinismo. Principale capofila del gruppo di giovani registe e registi cinefili – quasi tutti diplomati alla celebre scuola FAMU – che guardavano oltre la cortina sovietica, alla Francia o all’America, impazienti di liberarsi dal pesante fardello del realismo di regime e dalla stagnazione culturale cui l’intero paese era sottoposto. Con un’ironia ed una continua ricerca del grottesco e dell’assurdo Menzel ha portato avanti una battaglia personale nel corso della sua intera produzione, che dal 1965, anno del debutto nel film collettivo, Perline sullo sfondo, manifesto del cinema nuovo, giunge fino al vicino 2013 a cui risale il suo ultimo film. Nel 1967 vinse il Premio Oscar come Miglior Film Straniero con il film ambientato nella seconda guerra mondiale, Treni strettamente sorvegliati, ispirato al romanzo comico-surreale di Bohumil Hrabal, scrittore e amico compatriota, dalle cui opere Menzel trasse numerosi film. Si tratta di un’opera che rifiuta e ribalta ogni mitologia di eroismo, impregnata di quel burlesco «gioco apparentemente infantile, folle e stupido», che è, per usare le parole dello scrittore stesso, l’ironia praghese.

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All’iconoclasta biennio 1968-69 risalgono Un’estate capricciosa, commedia ambientata in una cittadina termale, di derivazione letteraria e di gusto che si potrebbe dire quasi felliniano, ed il film Allodole sul filo, iniziato durante la Primavera di Praga e bloccato dalla censura per la sua pungente presa in giro kafkiana dell’apparato burocratico di regime; fu terminato dopo la restaurazione sovietica che lo proibì, riemerse dopo la caduta del Muro e conquistò l’Orso d’Oro a Berlino nel 1990.

Sempre tratto dalla letteratura di Hrabal è Il mio piccolo villaggio, terzo atto di una trilogia rurale carnevalesca che comprende Ritagli e La festa del bucaneve, con il quale Menzel sfiorò il secondo Oscar nel 1985. I suoi ultimi film, sempre tenuti insieme dal delicato filo della commedia sono Il soldato molto semplice Ivan Chonkin, Ho servito il re d’Inghilterra e  Donsajni.

Immerso totalmente tra letteratura, teatro dell’assurdo e Storia, il cinema di Jiří Menzel ha saputo decostruire con il riso, la satira ed un (sur)realismo magico tutto cecoslovacco, le contraddizioni e le costrizioni di un’intera società e del suo modo di pensare. Salutiamo, dunque, uno straordinario regista, drammaturgo e uomo che ha lasciato un indelebile segno nel XX e XXI secolo.

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